DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

La festa di Berlino

da Berlino Lucetta Scaraffia

Berlino festeggia, per le strade e per le piazze, l'anniversario della caduta del muro: ovunque mostre che rievocano quei giorni, preparativi per concerti e feste e la lunga opera d'arte - il muro virtuale - composto da pezzi colorati che la sera dell'anniversario devono cadere l'uno sull'altro con un effetto domino. E anche, nonostante il freddo, giostre e banchetti da luna park. L'impressione è che i tedeschi siano veramente felici di poter finalmente celebrare qualcosa di positivo. Decenni di sconfitte ed errori sono stati pagati, e c'è veramente molto da festeggiare: una città rinata, bellissima e vitale come Berlino, ormai centro di attrazione per giovani, artisti e intellettuali di tutta Europa, che qui sentono - caso forse unico fra le capitali europee - pulsare l'energia del futuro.
Dalle rovine dei flagelli del Novecento - nazismo e comunismo, che qui sono stati vissuti nelle forme più terribili - è rinata una splendida capitale, che ha saputo far tesoro di un passato pesante: sia in positivo, basta vedere i ricchi musei guglielmini ormai tutti ristrutturati, sia al negativo, come ricordano i continui riferimenti alla barbarie nazista e alle sue vittime (in primis il museo ebraico), al controllo poliziesco della Stasi e, naturalmente, al muro. Ma oggi, nella letizia dell'anniversario, anche i ricordi tristi diventano occasione di allegria: le vecchie Trabant sono state rispolverate e consentono, in un forte rumore di ferraglia, di fare un giro turistico per la città in stile "socialismo reale".
Berlino, capitale di una Germania riunificata che vent'anni dopo - come rivela un recente sondaggio - è in compatta maggioranza contraria alla diminuzione delle tasse proposta dal cancelliere federale per paura di aggravare il debito pubblico del proprio Paese. In città è fortissima la tensione a ricordare, nella speranza che la memoria dei mali compiuti serva a evitarne di futuri. Anche il muro è qua e là ancora in piedi, in funzione di supporto alla memoria, sia nella versione "bucata" del dopo 1989, sia in quella reale del ventennio precedente.
Al muro è dedicato un bel museo, ricco di materiale filmato e fotografico, che ne documenta la storia fin dal momento della costruzione nel 1961. Accanto al museo e proprio di fianco a un tratto di muro - in realtà composto da due muri separati da un territorio incolto - è stata costruita una cappella luterana dedicata alla Riconciliazione, dove ogni giorno viene letto l'ufficio funebre per una delle 230 vittime morte mentre cercavano di fuggire verso ovest.
È stato scelto questo luogo perché proprio lì, nel 1961, esisteva una chiesa luterana noegotica di mattoni rossi che si era ritrovata nel settore sovietico, mentre la maggior parte dei suoi parrocchiani risiedeva in quello francese. L'edificio sacro, con la costruzione della barriera, era finito nella zona fra i due bastioni, e fu quindi abbandonato e cadde in rovina. Così, nel 1985, le autorità dell'est lo demolirono per "aumentare la sicurezza, l'ordine e la pulizia alla frontiera". Dopo la caduta del muro, mentre dappertutto si costruiva e si cercava di dimenticare, qui si è deciso di costruire un luogo di preghiera per ricordare.
Al museo si può scoprire anche cosa è stato del muro - una quantità di cemento non indifferente, dal momento che fra la città e i dintorni raggiungeva i 106 chilometri - dopo la distruzione. Per mesi i suoi pezzi sono divenuti ricercati souvenir per turisti di tutto il mondo, e ancora oggi se ne vendono frammenti nei negozi. Ma la vendita più straordinaria è stata quella di 81 blocchi dipinti, abbastanza grandi, messi all'asta a Montecarlo nel 1990. Nell'insieme, hanno fruttato 1,8 milioni di marchi, destinati al miglioramento della sanità pubblica della Repubblica Democratica Tedesca, che ancora esisteva. Ma la maggior parte dei segmenti di cemento è stata poi venduta per la costruzione di strade, soprattutto all'est.
Strano destino per una testimonianza così significativa della storia contemporanea. Una testimonianza che si può considerare un simbolo straordinariamente azzeccato - che talvolta la storia umana pare offrire come insegnamento - dell'ostacolo che l'utopia politica costituisce alla libertà e alla speranza dell'essere umano.


(©L'Osservatore Romano - 9-10 novembre 2009)