Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Il governo centrale cinese ha intensificato negli ultimi giorni la repressione contro i cristiani protestanti non ufficiali. Sono almeno 44, infatti, gli arresti effettuati contro gli esponenti di tali gruppi nella provincia centrale dell’Hebei e in quella settentrionale del Xinjiang.
Nel primo caso, la polizia di Handan ha circondato lo scorso 8 gennaio un edificio dove si era riunito un gruppo di studio della Bibbia. Insieme a membri del governo locale, gli agenti hanno arrestato 30 cristiani, fra cui un pastore e un uomo molto anziano. Lo conferma il presidente dell’Alleanza delle chiese domestiche cinesi, il pastore Zhang Mingxuan, che è stato raggiunto via telefono da uno degli arrestati.
Il giorno prima, 7 gennaio, la polizia dello Xinjiang ha arrestato 14 cristiani del distretto di Aksu. Chen Xiaolong, capo della stazione di polizia di Nongwushi, conferma: “Sono stati fermati perché il loro incontro era illegale. Abbiamo detto loro di unirsi a una chiesa registrata”. Di questi, 11 sono stati trattenuti per più di 12 ore. Ora, secondo il poliziotto, “sono tutti liberi”.
Sempre nello Xinjiang, fra Natale e Capodanno, si è scatenata un’ondata di repressione che ha colpito i cristiani di etnia han e uiguri. Il giorno di Natale la polizia ha spaccato le finestre della casa di Wang Qiyue, una vedova di 71 anni, ed ha sciolto la funzione che si stava celebrando all’interno. Lo stesso giorno si è verificata un’irruzione nella casa dell’emiplegico He Cuiying, 69 anni, dove alcuni cristiani stavano pregando. Gli agenti hanno arrestato cinque anziani presenti, rilasciato soltanto dopo il pagamento di 5mila yuan a persona. Inoltre, hanno confiscato le Bibbie presenti.