Roma. La tradizionale udienza d’inizio
anno nella quale Benedetto XVI incontra
il corpo accreditato presso la Santa Sede
è un momento importante perché evidenzia
la posizione della chiesa nello scenario
geopolitico mondiale. Anche nell’udienza
del 2010, svoltasi ieri in Vaticano, il
Papa non ha tradito le attese evidenziando
le sue priorità davanti ai 178 paesi con
i quali la Santa Sede intrattiene rapporti
diplomatici ufficiali.
Non è un momento facile per la chiesa
cattolica nel mondo. In più paesi, soprattutto
in quelli a maggioranza islamica, i
cattolici e più in generale i cristiani subiscono
violenze e restrizioni quanto al libero
esercizio della propria fede. Benedetto
XVI non ha parlato di casi specifici,
non si è soffermato – ad esempio – sulle
violenze di questi giorni in Malesia. Semplicemente
ha citato alcuni paesi nei quali
i cristiani subiscono attacchi – Iraq,
Pakistan, Egitto, medio oriente – e ha chiesto
che la pace torni a regnare. E poi, le
parole dedicate all’occidente: in alcuni
paesi, soprattutto occidentali, si diffonde
negli ambienti politici e culturali, come
pure nei mezzi di comunicazione, “un sentimento
di scarsa considerazione, e talvolta
di ostilità”. A questi sentimenti, invece,
occorre rispondere con modelli di “laicità
positiva” nei quali la fede abbia piena libertà
d’espressione e sia pienamente considerata.
Il centro del discorso di ieri è stato la ripresa
di un concetto già ben enucleato
nella giornata mondiale della pace, celebrata
a Capodanno: “Se vuoi coltivare la
pace, coltiva il creato”. Il Papa ha ricordato
come sia l’egoismo a essere alla base
della recente crisi economica. L’egoismo
che è la causa anche del degrado ambientale.
Facendo l’esempio dei regimi comunisti
il Papa ha affermato: “La negazione
di Dio sfigura la libertà della persona
umana, ma devasta anche la creazione”.
Infatti, prima di fare esempi concreti,
prima di ricordare situazioni particolari,
il pensiero del Papa è andato a quella
“mentalità corrente egoistica e materialistica,
dimentica dei limiti propri a ciascuna
creatura”, che “minaccia anche il creato”.
Ne è esempio, ciò di cui ci si è resi
conto in Europa dopo la caduta del Muro,
quando si è potuto constatare “la misura
delle profonde ferite che un sistema economico
privo di riferimenti fondati sulla
verità dell’uomo aveva inferto, non solo alla
dignità e alla libertà delle persone e dei
popoli, ma anche alla natura, con l’inquinamento
del suolo, delle acque e dell’aria”.
I questo senso “la negazione di Dio
sfigura la libertà della persona umana
Paolo Rodari
Il Foglio 12 gennaio 2010