DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Smemorie finiane. Divorzio e memoria. Rileggere Dino Grandi per capire certe passioni da divorzio breve. Rileggere Claretta sulla razza

La prima: da tempo alcuni
parlamentari che furono di An si
battono per il divorzio breve. Tra costoro
Maria Ida Germontani, i cui disegni di
legge sono applauditi dall’associazione
radicale per il divorzio breve. I dati sono
questi: i divorzi crescono ogni anno e con
essi le problematiche connesse
all’equilibrato sviluppo psicologico di
figli che possiedono un solo o più di due
genitori. Quanto a quest’ultimi, secondo il
presidente nazionale dell’Ami,
l’associazione matrimonialisti italiani,
“ogni anno in Italia si separano circa 160
mila persone e centomila sono i nuovi
divorziati. “E’ un fenomeno che riguarda
per lo più operai, impiegati ed insegnanti.
Le separazioni e i divorzi, dati gli
obblighi economici e le spese che
determinano, trasformano questi
lavoratori in veri e propri ‘clochard’”
Secondo l’Ami il 25 per cento degli ospiti
delle mense dei poveri sono separati e
divorziate. Nell’80 per cento dei casi si
tratta di padri separati, obbligati a
mantenere moglie e figli e senza più
risorse per sopravvivere. Molti di questi
dormono in auto e i più fortunati (circa
500 mila) sono tornati nelle loro famiglie
d’origine (fonte Apcom).
Di fronte a questo disastro non sarebbe
meglio, piuttosto che facilitare ancora il
divorzio, puntare su una rinascita del
senso della famiglia, che renda
quantomeno meno frequenti certi
drammi umani? In verità le battaglie
della Germontani rammentano quanto
racconta il vaticanista Benny Lai nel suo
“Il mio Vaticano” (Rubbettino).
All’indomani della consultazione
referendaria sul divorzio del 1974, l’ex
ministro degli Esteri e Guardasigilli
fascista Dino Grandi espresse a Benny
Lai la sua soddisfazione per l’esito,
spiegandogli che si era giunti finalmente
a quello che anche lui e Mussolini
avrebbero voluto, tanti anni prima:
“Mussolini pretendeva che la Santa Sede,
la quale aveva rafforzato la sua stretta
neutralità dopo l’intervento dell’Italia in
guerra, si schierasse a favore delle
potenze dell’Asse. A sua volta Hitler
insisteva, con la sua nota stupidità, che
l’Italia rompesse con la Santa Sede. A
quel tempo… toccava a me provvedere
alla redazione del nuovo codice civile.
Ebbene, ricevetti ordini perentori da
Mussolini di stendere gli articoli relativi
al matrimonio in modo che fossero in
contrasto all’articolo 34 del concordato…
Allora mi ribellai, mi ribellai per ragioni
tattiche”, così che alla fine Mussolini
disse: “Questi preti mi hanno fregato.
Forse tu hai ragione (a dire che non è
questo il momento opportuno, ndr) ma la
prima cosa che farò dopo la guerra sarà
la denuncia del concordato”.
Seconda riflessione: non molto tempo
fa Gianfranco Fini ebbe a spiegare che la
chiesa non aveva fatto abbastanza contro
le leggi razziali del 1938. Un’accusa
singolare. Ancora più singolare vista
l’idea di Fini, ripetuta più volte, sulla
necessità che la chiesa non invada spazi
che non le appartengono. Recentemente
è uscito il diario di Claretta Petacci,
“Mussolini segreto”, a cura di Mauro
Suttora (Rizzoli). Ne consiglio la lettura al
presidente della Camera. Potrà trovarci
ad esempio queste frasi: “8 ottobre 1938.
Mussolini è indignato con Pio XI, che ha
dichiarato ‘spiritualmente siamo tutti
semiti’ e chiede di riconoscere la validità
dei matrimoni religiosi misti tra ebrei e
cattolici. ‘Tu non sai il male che fa questo
Papa alla chiesa. Mai Papa fu tanto
nefasto alla religione come questo. Ci
sono cattolici profondi che lo ripudiano.
Ha perduto quasi tutto il mondo. La
Germania completamente… E lui fa cose
indegne. Come quella di dire che noi
siamo simili ai semiti. Come, li abbiamo
combattuti per secoli, li odiamo, e siamo
come loro. Abbiamo lo stesso sangue! Ah!
Credi, è nefasto’. ‘Adesso sta facendo una
campagna contraria per questa cosa dei
matrimoni. Vorrei vedere che un italiano
si sposasse con un negro… Lui dia pure il
permesso, io non darò mai il consenso…
Ha scontentato tutti i cattolici, fa discorsi
cattivi e sciocchi. Quello dice:
‘Compiangere gli ebrei’, e dice: ‘Io mi
sento simile a loro’… E’ il colmo’”. 10
novembre 1938. Il governo approva il
decreto legge sulla razza che entrerà in
vigore una settimana dopo. Benito ne
parla a Claretta: “‘Oggi abbiamo trattato
la questione degli ebrei. Certamente sua
santità solleverà delle proteste, perché
non riconosceremo i matrimoni misti. Se
la Chiesa vorrà farne, faccia pure’”.
“16 novembre 1938. Nuovo sfogo contro
Pio XI. ‘Ah no! Qui il Vaticano vuole la
rottura. Ed io romperò, se continuano
così. Troncherò ogni rapporto, torno
indietro, distruggo il patto. Sono dei
miserabili ipocriti. Ho proibito i
matrimoni misti, e il Papa mi chiede di
far sposare un italiano con una negra’”.
Per la storia: il Mussolini socialista,
prima di divenire il duce, spiegava che la
chiesa era contro la scienza: scrisse
infiniti articoli su Galilei e Giordano
Bruno, e si dilettò nel confermare il
materialismo di Marx alla luce di Darwin
in un articolo intitolato “Centenario
darwiniano”. Si riteneva molto
scientifico. Infatti volle che il Manifesto
della Razza del 1938 avesse il crisma
della scienza: fu firmato non dai
“pipistrelli” che hanno paura della
scienza, dalle “pallide ombre del
medioevo”, come il giovane Benito
chiamava i sacerdoti, ma da dieci
scienziati-scientisti, tra i più “in”
dell’epoca: antropologi, medici e zoologi.

Francesco Agnoli

Il Foglio 28 gennaio 2010