DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Gb e Olanda, veri omicidi si vestono di pietà o si travestono da libertà

Roma. Ieri la polizia del Nottinghamshire
ha arrestato “un uomo di 70 anni con
l’accusa di omicidio in seguito ai commenti
rilasciati al programma della Bbc Inside
Out”. A raccontare in un documentario televisivo,
a parecchi anni di distanza, di
aver ucciso il suo amato, malato di Aids, è
stato Ray Gosling, anchorman dell’emittente
pubblica britannica. Gosling si è premurato
di dire subito che non rivelerà né
il nome del fidanzato né il luogo della sua
morte, ma non ha risparmiato altri particolari.
Saputo dai medici che non c’era più
nulla da fare, ha soffocato l’uomo con un
cuscino, rispettando “il patto” che i due
avrebbero stipulato all’aggravarsi della
malattia. Lui lo amava tantissimo, ha spiegato,
l’uomo soffriva e quindi “questo non
è un crimine”. Al momento lo è però per la
legge britannica, nonostante da mesi gruppi
di pressione a favore di eutanasia e suicidio
assistito tentino di modificarla a colpi
di sentenze, e nonostante il Parlamento
si sia già espresso due volte in tre anni per
lasciarla com’è.
La rivelazione di Gosling, la cui faccia è
familiare nelle case di tutti gli inglesi, arriva
a pochi mesi dalla data di approvazione
delle linee guida nazionali in materia
di suicidio assistito. La bozza già prevede
che non finiranno in tribunale i parenti
che aiutano i loro cari a morire in base
a una decisione “meditata e stabile”. In
Italia il filosofo Gianni Vattimo ha espresso
a Gosling la sua solidarietà: lui, ha raccontato
al Corriere, non ha “avuto il coraggio
umano”, più che legale, di fare lo
stesso con un suo compagno malato.
In Olanda invece si potrebbe non dover
nemmeno attendere di essere in stato terminale,
ma potrebbe bastare aver compiuto
70 anni ed essere stanchi di vivere. Il
Parlamento dovrà infatti discutere della
legalizzazione del suicidio assistito per
tutti gli anziani che lo chiedono appena riceverà
la proposta del gruppo Uit Vrije
Wil (“Della libera volontà”), che ha raccolto
in una settimana le 40 mila firme necessarie.
Tra loro, non più giovanissime
star del mondo scientifico e politico. Oggi
la legge olandese permette l’eutanasia soltanto
in caso di dolori insopportabili e malattie
incurabili. Se passasse la nuova proposta,
non sarebbe più necessario altro
che la carta d’identità e una richiesta alle
strutture competenti. Chissà se gli attivisti
pro-suicido si sono letti l’intervista al Sunday
Times dello scrittore inglese Martin
Amis, convinto che il massimo sarebbe
avere chioschi agli angoli delle strade dove
gli anziani possano chiedere un Martini
e una pillola per morire. Lui, ha detto,
quando si guarda allo specchio non si piace
più ed è terrorizzato dall’idea che il suo
talento muoia prima del suo corpo.
Invece che ammettere che curare un anziano
è dispendioso per le casse statali (in
pieno dibattito sulla riforma sanitaria
americana Newsweek spiegò in copertina
perché era proprio “il caso di staccare la
spina alla nonna”) e che quello del suicidio
assistito è un altro business, meglio
buttarla sull’autodeterminazione. Fra i firmatari
olandesi c’è l’ex ministro, ex europarlamentare
di sinistra e femminista
Hedy d’Ancona, una che di anni ne ha 72
e, oltre a battersi per aborto e droghe libere,
spiega che questa lotta legale per il
diritto di decidere dove e come morire è
soltanto l’evoluzione della sua battaglia
per l’emancipazione. Gli emancipati nonnini
saranno “accompagnati” nella loro
decisione da infermiere, psicologi e financo
assistenti religiosi, pronti a capire con
loro se è il caso di dar seguito alla richiesta.
Poi il colloquio finale con due medici
e, se del caso, si procede. Una soluzione
funzionale visto che, dicono dal gruppo,
oggi più di 400 over 70 l’anno tentano di uccidersi
per conto loro, e spesso nemmeno
ci riescono. “Attualmente un anziano potrebbe
togliersi la vita con una decisione
affrettata”, ha spiegato il neurologo Dick
Swaab, uno dei fondatori del gruppo e presidente
dell’Istituto olandese di Neuroscienze.
Secondo questa proposta, invece,
l’anziano depresso dovrebbe sentirsi rivolgere
domande come “Vuoi morire?”. E
“Ti hanno lasciato da solo, vero?”, da
un’infermiera addestrata a distribuire dosi
letali di morfina che affettuosamente si
accerti che sul vecchio non siano state fatte
troppe pressioni. D’altro canto non si
può porre freno alla natura: “Nel regno
animale – dice Swaab – gli individui vengono
semplicemente rimpiazzati, invece
che rattoppati all’infinito”. Lui ha 65 anni.

Valentina Fizzotti

Il Foglio 18 febbraio 2010