DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Preservativi rotti Così è fallito il costosissimo piano del governo inglese per evitare le gravidanze nelle giovanissime

Roma. Missione fallita. Dopo 12 anni e
una pubblicizzatissima strategia costata
alla Gran Bretagna quasi 300 milioni di
sterline, i laburisti non hanno raggiunto
l’obiettivo, fissato dall’allora premier
Tony Blair, di dimezzare entro il 2010 il
“vergognoso” numero di gravidanze fra
minorenni. Certo il traguardo indicato era
un po’ ambizioso, ha detto ieri il ministro
dell’Istruzione Ed Balls facendo spallucce
in diretta alla Bbc che gli chiedeva di
commentare i dati appena diffusi dall’Ufficio
statistico nazionale, ma in fondo da
46 babymamme ogni mille adolescenti siamo
riusciti ad arrivare a 40 su mille. Il ministro
per l’Infanzia, Dawn Primarolo,
continua a dirsi soddisfatta: come si prevedeva
le cifre sono in calo e hanno raggiunto
i minimi storici degli ultimi 20 anni,
quindi “le gravidanze fra minorenni
non sono più un problema crescente” in
Gran Bretagna. Peccato che il calo del 3,9
per cento registrato nell’ultimo anno sia
soltanto una sorta di ritorno alla normalità
dopo l’aumento del 2007. E Primarolo
potrà anche considerare passata l’emergenza
sociale che preoccupava Blair, ma
nel 2008 più di 41 mila adolescenti sono rimaste
incinte e quasi la metà di loro ha finito
per abortire.
E’ colpa quindi delle speranze eccessive
di Blair se il governo ha fallito. Ma anche
delle autorità locali che non fanno il
loro dovere: “E’ chiaro che alcune non
prendono sul serio la strategia governativa”,
spiegano dall’esecutivo. Probabilmente,
dicono, quando le ragazzine arrivano in
farmacia o si presentano negli ambulatori
il personale non applica i diktat governativi
in materia di anticoncezionali e palloncini
per adulti, non offre spiegazioni
esaustive e non le accoglie come si deve
quando corrono a chiedere consigli. Eppure
la costosissima strategia, che consiste
nel bombardare gli adolescenti con lezioni
di sesso, pillole, preservativi e pubblicità
di cliniche abortive, era chiarissima.
Incassato il colpo, però, il governo non si
arrende e guarda oltre: il prossimo passo
è un nuovo piano d’azione, battezzato ieri
“Teenage Pregnancy Strategy: Beyond
2010”, che preso atto dei fallimenti passerà
a misure più serie di impronta orwelliana.
Come i contraccettivi “ad azione
prolungata”, ovvero piccoli pezzetti di plastica
impiantati sottopelle (che durano fino
a 3 anni), o iniezioni che tolgono il pensiero
fino a 12 settimane. Oppure ancora
un servizio via sms che ricordi alle ragazzine
di prendere precauzioni.
Suore e banane
Il ministro che ieri ha dovuto affrontare
l’imbarazzo laburista arrivava già da una
settimana parecchio difficile. Non soltanto
Balls è accusato di voler soffiare il posto
al cancelliere dello Scacchiere, Alistair
Darling, approfittando della stima
del premier Brown nei suoi confronti, ma
è stato fatto letteralmente a pezzi dalla
stampa che solitamente lo osannava per
un emendamento, approvato martedì sera,
alla sua legge sull’educazione sessuale. Al
testo che rende obbligatorie le lezioni di
sesso a scuola a partire dai cinque anni è
stata aggiunta una “deroga” per le scuole
di orientamento religioso, che saranno libere
di affrontare argomenti come l’aborto,
la contraccezione o l’omosessualità secondo
il loro credo.
Balls è stato accusato di aver annacquato
una legge stupenda, di essersi fatto mettere
i piedi in testa dalla lobby cattolica in
attesa dell’arrivo del Papa in Inghilterra o
ancora di aver cercato il consenso di molte
famiglie in vista delle prossime elezioni
politiche. Lui si è difeso spiegando che il
diritto delle scuole di orientamento religioso
a seguire le proprie convinzioni esiste
da decenni, mentre la novità resta l’educazione
sessuale obbligatoria per tutti,
credenti o atei. Ed effettivamente, in fede
alla ferrea logica britannica dell’omologazione
politicamente corretta, “le scuole
non potranno esimersi dall’insegnare cose
come la contraccezione o l’aborto o l’esistenza
delle coppie di fatto”, ma potranno
poi esprimere la loro posizione in materia.
Mentre al momento non esiste alcun obbligo
per gli istituti, da settembre “ogni scuola
– ha detto Balls – dovrà insegnare l’intero
programma in una maniera equilibrata
che rispetti l’uguaglianza e non sia discriminatoria”.
In pratica le suore dovranno
spiegare ai loro piccoli alunni che cos’è un
rapporto omosessuale, prima di indottrinarli
con Adamo ed Eva e quelle storiacce
sul matrimonio. E soprattutto sarà loro
compito insegnare ai bambini come infilare
correttamente i preservativi sulle banane,
ma poi avranno pur sempre la libertà
di spiegare che non sono d’accordo con il
loro utilizzo.

Valentina Fizzotti

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