DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Bugie sui preti. Le accuse alla chiesa di questi giorni sono già viste: i casi della Germania nazista e della Cina. Di F. Agnoli

L’attuale dibattito sulla pedofilia nella
chiesa è impostato sulla menzogna
sistematica. Infatti la campagna
mediatica in corso sovradimensiona e
amplifica il fenomeno oltre ogni misura; è
a senso unico, e occulta volutamente il
contesto generale, che vede un aumento
della pedofilia in tutti i settori della
società; dimentica che molti episodi
criminali vanno inseriti in una cultura
del sesso precoce e “libero” che ha
investito tutto l’occidente, a partire dagli
anni in cui il leader sessantottino Daniel
Cohn Bendit vantava di aprire la toppa
dei pantaloni dei suoi piccoli allievi, in
nome della loro libertà sessuale. Sino,
per stare al presente, all’esaltazione dei
rapporti precoci fatta da Aldo Busi, o alla
difesa della pedofilia come gusto
sessuale alternativo, qualora non sfoci in
atti criminosi, dei radicali. A tal riguardo
si può citare una dichiarazione ambigua
ed emblematica di Nichi Vendola: “Non è
facile affrontare un tema come quello
della pedofilia, cioè del diritto dei
bambini ad avere rapporti tra loro o con
gli adulti, tema ancora più scabroso, e
trattarne con chi la sessualità l’ha vista
sempre in funzione della famiglia e della
procreazione” (Il Giornale, 10/6/2000).
Altri depistaggi: l’ex presidente
dell’Arcigay, Franco Grillini,
analogamente a quanto fanno i Radicali,
da anni va ripetendo da un lato che la
gran parte dei casi di pedofilia avviene
nella “famiglia tradizionale”, e che
esisterebbe un nesso inestricabile tra di
essi e la perversa “ideologia romano
cattolica” della famiglia; dall’altro lato
sostiene l’esistenza di una connessione
tra pedofilia e sacerdozio cattolico, a
causa del celibato ecclesiastico. “La
pedofilia in questo paese… è quella
familiare e del clero cattolico”, ha
dichiarato Grillini, dimenticando che se
gli atti di pedofilia accadono soprattutto
in famiglia – non per questo da eliminare
– significa che non sono per nulla
conseguenti al celibato. Anche perché la
pedofilia interessa i pastori protestanti,
sposati, assai più dei preti cattolici,
celibi, mentre l’80 per cento dei casi di
pedofilia ecclesiastica riguarda rapporti
omosessuali. A Grillini, e a quelli come
lui che strumentalizzano fatti di cronaca
per trarne accuse generiche e ridicole,
rammento il pensiero dell’ideologo gay
Mario Mieli: “Altra grande rottura di
senso è il riconoscimento della sessualità
indistinta, gioiosa e vitale del bambino. Il
bambino è l’espressione più pura della
transessualità profonda cui ciascun
individuo è votato. E’ l’essere sessuale
più libero, fino a quando il suo desiderio
non viene irregimentato dalla Norma
eterosessuale, che inibisce le potenzialità
infinite dell’Eros. Discorso eversivo e
scomodo oggi più che mai, in una società
attanagliata dal tabù che investe senza
appello il binomio sessualità-infanzia,
ossessione quasi patologica che
trasforma il timore della pedofilia in una
vera e propria caccia alle streghe…”
(Liberazione, 11/3/2008).
I figli di Goebbels
Detto tutto questo, vista la falsità del
dibattito in corso, non può che essere
spontaneo il collegamento tra la
campagna anti chiesa di oggi e quella
nazista. “Tra il 1934 e il 1937 – scrive
George Mosse, in “Sessualità e
nazionalismo” – la Germania celebrò
processi pubblici contro sacerdoti e
monaci accusati di reati contro il pudore,
benché alla fine solo 64 dei 25.000
ecclesiastici tedeschi inquisiti poterono
essere dichiarati colpevoli, sia pure da
tribunali prevenuti”. I gerarchi nazisti,
noti per la loro dissolutezza, cercarono
dunque di infangare la chiesa per
chiuderne le scuole, gli orfanotrofi e i
giornali, e per stroncarne l’opposizione al
regime. “L’enfasi data a un piccolo
numero di crimini sessuali – scrive lo
storico di Oxford M. Burleigh in “In Nome
di Dio” – commessi nei pensionati
cattolici o nelle case religiose, consentì ai
nazisti di sostenere che la chiesa
cattolica era in balia dei demoni del
sesso. La deliberata inflazione delle
statistiche era uno dei sistemi preferiti
dai nazisti per soffiare sul fuoco
dell’isteria”. Si arrivò al punto che il
ministro Goebbels, il 28 maggio 1937,
riferendosi proprio ai processi a religiosi,
ebbe a dire: “Oggi parlo come il padre di
una famiglia con quattro figli: la
ricchezza più preziosa che possiedo.
Parlo come un padre che può
comprendere perfettamente come dei
genitori possano sentirsi colpiti nel loro
amore per il corpo e l’anima dei propri
figli, e che cosa possano provare quei
genitori che vedono il più prezioso dei
loro tesori dato in pasto alla bestialità dei
profanatori della gioventù. Parlo a nome
di milioni (sic) di padri tedeschi”. Otto
anni più tardi Goebbels avrebbe
avvelenato tutti i suoi figli. Ma non c’è
solo la Germania nazista: anche nella
Cecoslovacchia comunista le scuole
cattoliche furono chiuse con l’accusa di
pedofilia nei confronti dei preti. Nella
Cina di Mao, come raccontano Harry Wu,
Jung Chang e Tiziano Terzani, preti e
suore furono accusati di abusare dei
bambini, e persino di ucciderli. Scrive la
Chang nel suo “Cigni Selvatici”: “La
prima volta che sentii parlare di uno
stupro fu quando lessi un romanzo in cui
a compierlo era un sacerdote straniero, e
i preti passavano sempre per spie
imperialiste e malvagi che rapivano i
bambini dagli orfanotrofi per sottoporli a
esperimenti medici”.

Francesco Agnoli

© Copyright Il Foglio 25 marzo 2010