DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

EVVIVA LA DISCIPLINA ASCETICA. Müller, le patologie sessuali nella crisi educativa e morale della chiesa postconciliare

Roma. “Il celibato non c’entra
niente con la pedofilia. E non va affatto
rimesso in discussione”, dice
Gerhard Ludwig Müller. Il vescovo di
Ratisbona è intervenuto ieri a un
convegno organizzato alla Pontificia
Università Lateranense di Roma
(“Fedeltà di Cristo, fedeltà del Sacerdote”)
con una dotta relazione sul
ruolo del clero nella cultura contemporanea.
Müller è un teologo molto
vicino a Papa Ratzinger, di cui ha curato
l’opera omnia in via di pubblicazione,
e il suo discorso di ieri echeggiava
quello epocale tenuto da Benedetto
XVI proprio a Ratisbona, nella
sua università, il 12 settembre 2006.
Müller, in effetti, ha sviluppato ragionamenti
raffinati sul ruolo pubblico
della religione e sulla teologia come
“motore dinamico della società”, ma
le notizie di cronaca che rimbalzano
dalla Germania non potevano lasciarlo
indifferente.
E così, terminata la sua relazione
davanti a una folta platea di prelati,
sacerdoti e studenti di teologia, ha
accettato di rispondere a qualche
domanda sullo scandalo degli abusi
sessuali. “Si tratta di vicende di quaranta
o cinquant’anni orsono – ci ha
detto – Nella mia diocesi è stato accertato
un caso che risale a cinquantadue
anni fa, ovviamente quella
persona è già stata giudicata. Sono
realtà del passato e il passato non lo
possiamo correggere, non confondiamo
i tempi. Al presente non si registra
un solo caso in tutta la Germania.
I mass media hanno fatto un
gran rumore ma il problema oggi è
un altro: la predicazione del Vangelo.
Comunque per la morale della
chiesa l’abuso di un ragazzo è un
peccato grave, oltre che un crimine”.
Sembra si stia diffondendo l’idea
che la pedofilia del clero è legata alla
scelta celibataria, ma il vescovo di
Ratisbona nega deciso. “E’ una stupidaggine.
In Germania ogni anno ci
sono quindicimila denunce di pedofilia
e il novantanove per cento dei
casi avviene in famiglia o per colpa
di altri educatori, non ha niente a
che vedere col celibato. Gli studi
scientifici dicono che la pedofilia ha
origine in un disturbo nello sviluppo
della persona, ma le cause specifiche
non si conoscono. Le persone che
promettono personalmente e liberamente
di vivere per il regno dei cieli,
cioè i sacerdoti e i religiosi, nella
stragrande maggioranza non soffrono
di questa malattia”. A Müller tremano
le labbra di indignazione quando
dice che questa marea montante di
accuse “è una grande ingiustizia nei
confronti di tutte le persone di chiesa
che lavorano bene per la gioventù,
un’offesa basata su speculazioni che
non hanno alcun fondamento nella
scienza più aggiornata. E’ un pregiudizio
popolare. Viviamo nell’epoca
della scienza e quindi ne sappiamo
più di prima di questa patologia, perciò
non ho alcun dubbio che supere
remo questa offensiva contro la chiesa”.
Certo, secondo il vescovo di Ratisbona
“bisogna discutere del problema
in tutte le scuole, nelle associazioni
sportive, in qualunque luogo dove
vivono insieme adulti e giovani”.
Ieri in un’intervista monsignor
Gianfranco Girotti, il numero due
della Penitenzieria Apostolica (il tribunale
supremo della Santa Sede cui
è riservata l’assoluzione dei cosiddetti
peccati riservati) ha spiegato che
un pedofilo, laico o chierico che sia,
può essere assolto da qualunque confessore
(e non può assolutamente denunciarlo,
pena la rottura del sigillo
sacramentale che è considerato un
peccato gravissimo), mentre “l’aborto
viene considerato un peccato speciale”
in quanto “la chiesa vuole tutelare
al massimo la vita della persona
più debole”, e dunque per dare l’assoluzione
il confessore deve avere
una speciale dispensa dal vescovo.
Müller però non è interessato a fare
graduatorie. “L’aborto è un omicidio,
un peccato gravissimo, ma anche
la pedofilia è grave. Comunque tutti i
peccati sono perdonabili se c’è la
contrizione secondo gli insegnamenti
della chiesa. Ma un sacerdote o un
educatore cattolico che si è macchiato
di questo delitto deve abbandonare
il proprio ministero perché, come
rappresentante di Cristo, con questi
atti distrugge la confidenza in Dio di
una persona. Prima però bisogna verificare
bene la validità delle accuse”.
E’ il caso di monsignor Georg
Ratzinger, il fratello del Papa, tirato
tutelain
ballo nella vicenda. “Si parla di un
caso solo di abusi, sei anni prima che
arrivasse a dirigere i Domspatzen”,
precisa il vescovo di Ratisbona. “Lui
piuttosto ha raccontato di un ceffone
dato una volta a un ragazzo, ma non
dimentichiamo che per lungo tempo
le punizioni corporali sono state
prassi comune in tutti i sistemi educativi
europei”.
Come ogni anno in primavera, stamane
Benedetto XVI riceve in udienza
il presidente della Conferenza
espicopale tedesca, Robert Zollitsch.
Sul tavolo anche il dossier pedofilia.
Da parte sua, Müller esclude la possibilità
che qualche diocesi tedesca
possa venire “commissariata” con
l’invio di un visitatore apostolico da
Roma. “Non è necessario, noi vescovi
tedeschi siamo capaci di fare quello
che serve. Ogni diocesi si prende le
sue responsabilità”. Il vescovo di Ratisbona
fa notare come “la maggioranza
dei casi si è verificata negli anni
Sessanta e Settanta, quando vennero
meno la morale e la disciplina ascetica.
Non c’era più equilibrio tra distanza
e vicinanza nel rapporto educativo,
e questo non solo nella chiesa
ma in tutti gli ambiti educativi. Oggi
la chiesa cattolica è l’unica istituzione
a dire chiaramente che la pedofilia
è un atto contro la dignità umana”.
A Müller non sono piaciuti affatto i
pesanti giudizi di Sabine Leutheusser-
Schnarrenberger sugli abusi sessuali
nella chiesa cattolica tedesca:
“La nostra ministra della Giustizia
appartiene all’Humanistische Union,
un’associazione di tipo massonico che
presenta la pedofilia come una realtà
normale, da decriminalizzare. E questa
signora viene a criticare noi…”.
Sui giornali di ieri un suo illustre
collega, il cardinale Christoph Schönborn
ha chiesto un “cambiamento di
visione” sul celibato (l’arcivescovo di
Vienna ha poi precisato il senso delle
sue affermazioni: nessuna messa
in discussione del celibato ma un serio
esame dello scandalo che chiama
in causa la formazione dei sacerdoti,
“di cui fa parte il celibato”). “Il celibato
non è la causa della pedofilia –
ribadisce il vescovo di Ratisbona – e
non c’è alcun motivo di cambiare la
tradizione della chiesa latina, come
d’altronde ha ribadito il concilio.
Personalmente credo che il celibato
sia un segno positivo per la cultura
odierna, indica il trascendente. E’ un
segno escatologico, richiama il ritorno
di Gesù alla fine dei tempi. Ma è
anche un segno di speranza”. Müller
ricorda che non si tratta di un dogma
“ma di una necessità assoluta. Le
chiese cattoliche orientali hanno legittimamente
dei sacerdoti sposati,
ma la chiesa latina ha sempre sottolineato
la relazione intrinseca tra sacerdozio
e questo stile di vita. Perciò
non posso accettare che le discussioni
di questi giorni mettano in questione
il celibato”.

Marco Burini

© Copyright Il Foglio 12 marzo 2010