DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Nel recinto della Lateranense, la chiesa resiste sulla pedofilia e s’interroga sul celibato

Roma. L’aula magna della Lateranense
è un palco prestigioso. Qui Giovanni
Paolo II e Benedetto XVI hanno
tenuto ciascuno una lectio magistralis
a docenti e studenti. Qui, ieri
sera, si è chiuso un convegno sul sacerdozio
organizzato dalla congregazione
per il clero che ieri ha messo in
campo le relazioni di Zenon Grocholewski
(prefetto dell’educazione cattolica),
Cláudio Hummes (prefetto del
clero), Gerhard Müller (vescovo di
Regensburg) e Carlo Caffarra (arcivescovo
di Bologna). Un convegno che
ha riempito l’aula magna di cardinali,
vescovi e sacerdoti, adunando il
meglio dell’intellighenzia ecclesiastica
in materia. Tutti riuniti per fare il
punto sulla vocazione sacerdotale e,
nelle ore in cui la chiesa cattolica è
investita dalle notizie riguardanti gli
abusi su minori perpetrati da preti in
alcune diocesi europee, per guardarsi
in faccia e provare a capire, comprendere,
riflettere. In attesa di oggi,
delle parole di Benedetto XVI ai convegnisti
e, poche ore prima, al presidente
della Conferenza episcopale tedesca,
l’arcivescovo di Friburgo Robert
Zollitsch: un’udienza di routine
seppure carica di significato per le
note vicende di Regensurg e quelle
del monastero benedettino di Ettal.
Fuori dalle relazioni ufficiali tutti
parlano dei casi di pedofilia nel clero.
Unanime è la volontà di parlarne
partendo dai numeri, dai dati. Perché,
dicono vescovi e cardinali, “il
sensazionalismo mediatico di queste
ore non rende giustizia a quanto effettivamente
è avvenuto negli ultimi
cinquant’anni nelle diocesi del mondo
e di quanto sta avvenendo ora”.
Quante sono le denunce avanzate
contro sacerdoti che hanno avuto
una conferma in sede processuale?
C’è chi parla di venticinque casi in
Roma. L’aula magna della Lateranense
è un palco prestigioso. Qui Giovanni
Paolo II e Benedetto XVI hanno
tenuto ciascuno una lectio magistralis
a docenti e studenti. Qui, ieri
sera, si è chiuso un convegno sul sacerdozio
organizzato dalla congregazione
per il clero che ieri ha messo in
campo le relazioni di Zenon Grocholewski
(prefetto dell’educazione cattolica),
Cláudio Hummes (prefetto del
clero), Gerhard Müller (vescovo di
Regensburg) e Carlo Caffarra (arcivescovo
di Bologna). Un convegno che
ha riempito l’aula magna di cardinali,
vescovi e sacerdoti, adunando il
meglio dell’intellighenzia ecclesiastica
in materia. Tutti riuniti per fare il
punto sulla vocazione sacerdotale e,
nelle ore in cui la chiesa cattolica è
investita dalle notizie riguardanti gli
abusi su minori perpetrati da preti in
alcune diocesi europee, per guardarsi
in faccia e provare a capire, comprendere,
riflettere. In attesa di oggi,
delle parole di Benedetto XVI ai convegnisti
e, poche ore prima, al presidente
della Conferenza episcopale tedesca,
l’arcivescovo di Friburgo Robert
Zollitsch: un’udienza di routine
seppure carica di significato per le
note vicende di Regensurg e quelle
del monastero benedettino di Ettal.
Fuori dalle relazioni ufficiali tutti
parlano dei casi di pedofilia nel clero.
Unanime è la volontà di parlarne
partendo dai numeri, dai dati. Perché,
dicono vescovi e cardinali, “il
sensazionalismo mediatico di queste
ore non rende giustizia a quanto effettivamente
è avvenuto negli ultimi
cinquant’anni nelle diocesi del mondo
e di quanto sta avvenendo ora”.
Quante sono le denunce avanzate
contro sacerdoti che hanno avuto
una conferma in sede processuale?
C’è chi parla di venticinque casi in
stra
come nonostante i titoli dei giornali
si concentrino sul problema dei
sacerdoti pedofili nella chiesa cattolica,
la maggior parte delle chiese americane
colpite da accuse riguardanti
abusi sessuali sui bambini sono protestanti,
e la maggior parte degli accusati
non sono membri del clero o collaboratori,
ma persone che prestano
servizio volontario per le chiese.
Sulle misure da prendere nei confronti
dei preti che abusano di minori,
comunque, il giudizio è unanime.
E’ un giudizio ben riassunto dalle parole
che da Ginevra giungono a Roma.
E’ stato ieri pomeriggio che monsignor
Silvano Maria Tomasi, osservatore
permanente della Santa Sede
presso l’Onu, ha detto: “L’abuso sessuale
sui minori è sempre un crimine
odioso”. E “non ci sono scuse per
questo comportamento”. Tanto che
la protezione dalle aggressioni sessuali
rimane in cima alla lista delle
priorità di tutte le istituzioni ecclesiastiche
che lottano per porre fine a
questo serio problema”, ha detto Tomasi
assicurando anche che “i colpevoli
di tali crimini vengono immediatamente
sospesi dall’esercizio delle
loro funzioni e trattati secondo la normativa
civile e il diritto canonico”.
Un concetto perfezionato ieri da Raymond
Leo Burke, prefetto del Supremo
tribunale della segnatura apostolica,
il quale ha detto che la ferita
dello scandalo pedofilia sarà affrontata
seguendo la prassi canonica e
non prescindendo dall’applicazione
delle pene ecclesiastiche.
Alla Lateranense è il presidente di
Caritas Internationalis e arcivescovo
di Tegucigalpa, il cardinale Oscar Andrés
Rodríguez Maradiaga, a ricorda
re che la chiesa è fatta di uomini e,
dunque, di peccatori. A pochi metri
dal Pontificio istituto Giovanni Paolo
II per gli studi su matrimonio e famiglia
voluto da Wojtyla, Maradiaga dice
che chi sbaglia deve pagare: “Tutti i
peccati sono gravi – dice – e tutti i peccatori
che si convertono possono essere
perdonati, ma le conseguenze dei
peccati devono essere riparate. La
malvagità esiste, e a volte capita che
l’essere umano sia debole o non abbia
la formazione adeguata, oppure sia
cieco di fronte al male. Soltanto Dio
può giudicare le persone, però la cattiveria
oggettivamente non si può accettare.
Nel caso di un sacerdote che
si macchia di pedofilia la riparazione
non può consistere solo nel risarcimento
monetario, perché c’è bisogno
anche di un accompagnamento psicologico
e spirituale”.
Sulla bocca di tutti c’è anche il cardinale
Christoph Schönborn. “Possibile
– si chiede un monsignore – che
abbia messo in dubbio il celibato?”.
La cosa pare strana a tutti. E, infatti,
quel “non ha messo in dubbio in alcun
modo il celibato nella chiesa cattolica
di rito latino” pronunciato in
tarda mattinata da Erich Leitenberger,
portavoce dell’arcidiocesi di
Vienna, per smentire alcune interpretazioni
dei media sulle dichiarazioni
rilasciate ore prima dallo stesso
cardinale austriaco a “thema kirche”
(periodico dei collaboratori dell’arcidiocesi),
suona nell’aula magna come
una liberazione. Certo, il tema dell’obbligo
del celibato dei preti resta
sullo sfondo. Perché nella chiesa c’è
chi vorrebbe abolirlo. Perché nella
chiesa fanno comunque rumore le voci
di coloro che, pur senza portare
prove scientifiche, legano la pedofilia
al celibato. Dicono: “Se non ci fosse il
celibato ci sarebbero meno casi di
pedofilia”. “Falso”, risponde Massimo
Introvigne, direttore del Center
for Studies on New Religions, che al
convegno parla della crisi di vocazioni
nel periodo post conciliare: “Gli
esperti sanno che non è vero. Prendiamo
l’esempio dell’Inghilterra. Qui
nessuno lega la pedofilia al celibato.
Perché? Semplice: perché qui ci sono
più pedofili tra i pastori sposati della
chiesa anglicana e tra i responsabili
di gruppi scoutistici laici che tra i
preti cattolici”.
Cláudio Hummes durante la sua relazione
ribadisce un concetto per nulla
scontato: “Il celibato sacerdotale è
un dono dello Spirito Santo che chiede
di essere compreso e vissuto con
pienezza di senso e di gioia, nel rapporto
totalizzante con il Signore”. Parole
riprese nei corridoi fuori dall’aula
magna anche da monsignor Filippo
Santoro, vescovo di Petrópolis: “Il celibato
è legato al tema della realizzazione
della persona. Chi abbraccia il
celibato è perché ne comprende la
ricchezza. Il celibato permette di possedere
le cose e di amare in modo
nuovo e diverso. Non è una condizione
negativa altrimenti la chiesa non
l’accetterebbe”.
Anche il vescovo di Regensburg,
Müller, vuole riflettere sul celibato:
“La pedofilia – dice – è un peccato
grave che esclude dal sacerdozio. Ma
non c’è nessun motivo per cambiare
la tradizione della chiesa latina del
celibato in quanto le origini della pedofilia
risiedono in un ‘disturbo evolutivo’
della personalità di cui non si
conoscono esattamente le cause”. Ed
è ancora Maradiaga a dire di non capire
“come possa darsi un rapporto
tra celibato e pedofilia: gli abusi sessuali
ci sono in tutte le categorie, anche
in quelle non formate da celibi”.

Paolo Rodari

© Copyright Il Foglio 12 marzo 2010