TORINO, martedì, 16 marzo 2010 (ZENIT.org).- L’arresto a Roma del fondatore di “Re Maya” Omar Danilo Speranza per abuso sessuale di bimbe di 10-12 anni e truffa aggravata dimostra come l'orrore degli abusi sia esteso, riconosce il sociologo torinese Massimo Introvigne, Direttore del CESNUR (Centro studi sulle nuove religioni).
Intervenendo a margine di un convegno a Torino, dove ha presentato il suo nuovo libro I satanisti. Storia, riti e miti del satanismo (Sugarco), Introvigne ha spiegato che “gruppi come Re Maya rappresentano una seconda generazione di nuovi movimenti religiosi, quelli che con espressione meno tecnica sono spesso chiamati ‘sette’”.
“Le ‘sette’ di prima generazione mantenevano molte caratteristiche sociali delle religioni tradizionali: avevano una struttura e dottrine precise e conservavano riferimenti a universi simbolici e religiosi tratti o dal cristianesimo o dalle religioni orientali”.
“Nella seconda generazione di ‘sette’, di cui Re Maya è un esempio, tutto questo è sparito, sostituito dai soli rapporti personali con il capo e da vaghi sincretismi dove l’emozione sostituisce la dottrina. Non tutti i gruppi di seconda generazione sono criminali ma i rischi di derive pericolose si moltiplicano”.
“La tolleranza di cui personaggi come Speranza, da anni chiacchierato – ha continuato Introvigne –, sono riusciti a beneficiare nasce dal relativismo, tanto spesso denunciato da Benedetto XVI, per cui tutte le religioni sono uguali e non ci sono criteri che permettano di dire che un’esperienza che si presenta come religiosa è autentica e positiva mentre un’altra è falsa e dannosa”.
Infine il sociologo torinese ha osservato che “il caso Re Maya mette l’opinione pubblica italiana di fronte a un dato noto agli specialisti ma forse non al grande pubblico: il rischio di abusi sessuali non è più forte nella Chiesa Cattolica che altrove”.
“Al contrario, come dimostrano gli studi di Philip Jenkins, questi abusi nelle organizzazioni religiose diverse dalla Chiesa Cattolica sono da due a dieci volte più frequenti a seconda del tipo di organizzazioni – ha continuato – . E c’è una ragione sociologica per questo: per quanto i controlli nella Chiesa Cattolica non abbiano sempre funzionato, almeno dei sistemi di controllo esistono, mentre non è così per una miriade di gruppi e gruppuscoli”.