Aborti e pillole, assortite. Del giorno dopo, dei cinque giorni dopo, dei tre mesi dopo. Vietato fare confusione. Elena Lisa ( Stampa , 20 marzo) spiega che gli aborti illegali sarebbero 20 mila, e non tutti di immigrate che temono la denuncia. Ci sono italiane fuori tempo massimo e giovanissime che non vogliano lo vengano a sapere mamma e papà. Si racconta pure che per gli aborti illegali si ricorre anche alla Ru486 acquistata su Internet. Il giorno dopo, stesso giornale, interviene Eugenia Roccella, che spiega: « La migliore azione di contrasto all’acquisto diretto della Ru486 resta la diffusione di informazioni corrette sul metodo farmacologico. Su questo è fondamentale la collaborazione di stampa e tv » . Che cosa dovrebbero dire ma non dicono abbastanza? « L’immagine della pillola è legata a gesti semplici di automedicazione, ma in questo caso è ingannevole » . E noi sappiamo perché: « L’aborto farmacologico (...) è più lungo, avviene attraverso dolorose contrazioni uterine, comporta un numero molto più alto di complicanze... » . Fatale, il giorno dopo sempre sulla Stampa , la replica di Silvio Viale: « Da ostetrico voglio ricordare all’oncologo che l’aborto medico prevede due distinti interventi, che dopo la prima pillola i rischi sono gli stessi di tutte le altre gravidanze ( altre gravidanze?, ndr ), che i sintomi dipendono dalla seconda somministrazione e che persino in chemioterapia non vi è l’obbligo di restare in ospedale, essendo spesso previsto solo il day hospital » .
Di pillola in pillola, Lucia Zambelli ( Repubblica
23 marzo) esalta le magnifiche sorti e progressive della pillola dei cinque giorni, che spazzerà via quella del giorno dopo. Ah, quale sollievo! Prenditi pure i tuoi rischi al sabato sera, potrai rivolgerti al medico dal lunedì pomeriggio in poi. Soprattutto, mentre la pillola del giorno dopo ha un’efficacia del 95 per cento entro le 24 ore, «uno studio su 1.241 donne (...) ha dimostrato che la nuova pillola funziona nel 97,9 per cento dei casi, senza perdita di efficacia nell’arco dei cinque giorni » .
Previsione di Andrea Genazzani, presidente della Società italiana di endocrinologia ginecologica: « La utilizzeranno anche donne adulte. In Italia la contraccezione programmata è utilizzata da una percentuale molto bassa di donne: la normale pillola contraccettiva, ad esempio, è usata solo dal 16 per cento delle donne » . Attenzione, però: « La pillola del giorno ( o di cinque giorni) dopo non può essere una scelta abituale » . Ecco, l’impressione è che tenderà ad essere comoda e assai abituale. Con grave scorno di Umberto Veronesi che sul Corriere della Sera ( 24 marzo) scrive: « Noi laici condividiamo il pensiero dei vescovi sull’aborto e abbiamo in comune con loro l’obiettivo di evitare l’interruzione di gravidanza » . Non sono però d’accordo sui metodi: « La via da intraprendere è quella educativa- preventiva » . Peccato siano gli stessi laici che denigrano i Centri di aiuto alla vita.
© Copyright Avvenire 25 marzo 2010