DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Per Bagnasco l’aborto torna clandestino. Invece la voce della chiesa no

Roma. A pochi giorni dalle regionali la
chiesa italiana dice una parola che resta.
Ieri è stato il cardinale Angelo Bagnasco,
presidente della Conferenza episcopale
del paese, a parlare legando il voto al tema
dell’aborto. E a far capire, pur senza
citare le candidature di Mercedes
Bresso in Piemonte e di Emma Bonino
nel Lazio, da che parte sta la chiesa.
Bagnasco ha definito l’aborto un
“delitto incommensurabile”. Ha
ricordato i “dati agghiaccianti”
riportati dal
rapporto predisposto
dall’Istituto
per le politiche
familiari
secondo cui
quasi tre milioni
di bimbi
non sono nati
nel 2008. Ha
parlato di
un’“ecatombe
complessiva” favorita da
un “continuum farmacologico”: dalla “pillola
del giorno dopo” fino all’ultimo ritrovato,
“la pillola dei cinque giorni”. Ha detto
che paradossalmente quella “rivoluzione
iniziata negli anni Sessanta per sottrarre
l’aborto alla clandestinità si chiude tornando
esattamente là dove era cominciata,
con il risultato finora acquisito dell’invisibilità
sociale della pratica, preludio di
quella invisibilità etica che è disconoscimento
che ogni essere è per se stesso, fin
dall’inizio della sua avventura umana”. E
quindi, ricordando che la difesa della vita
e il no all’aborto fanno parte di quella
piattaforma di valori “non negoziabili”
che la chiesa non può disattendere, ha auspicato
che la gente voti di conseguenza. E’
necessario “la cittadinanza
inquadri ogni singola
verifica elettorale” giacché
“il voto avviene sulla
base dei programmi sempre
più chiaramente dichiarati
e assunti dinanzi
all’opinione pubblica”.
E’ la prima volta che
Bagnasco fa riferimento
alle regionali. Prima di lui
i vescovi dell’Emilia Romagna
e del Lazio con
due Note, e il cardinale Camillo Ruini in
un’intervista al Foglio, si erano espressi.
Bagnasco l’ha fatto ieri introducendo una
distinzione tra i valori cosiddetti “non negoziabili”
e “quelli indispensabili”. I primi
(la dignità della persona umana, l’indisponibilità
della vita, la libertà religiosa
ed educativa, la famiglia fondata sul matrimonio)
sono “il fondamento”. Di questi
non solo aveva parlato il Papa pochi mesi
dopo la sua elezione ma anche la Congregazione
per la dottrina della fede nella
Nota dottrinale circa alcune questioni riguardanti
l’impegno e il comportamento
dei cattolici nella vita politica del 2002. E’
da questi valori che “si impiantano” gli altri,
quelli più sociali: il diritto al lavoro,
l’accoglienza verso gli immigrati, il rispetto
del creato.
Bagnasco guida i vescovi italiani da tre
anni. Il tratto dei suoi interventi ha caratteristiche
precise: il piano politico è preceduto
sempre da premesse teologiche.
Così anche ieri parlando dei preti pedofili.
Bagnasco ha ricordato il valore del celibato
sacerdotale, ha chiesto ai preti di impegnarsi
con vigore nell’ambito educativo
e ha detto che non si può dimenticare che
il male ha radici lontane, nella “esasperazione
della sessualità sganciata dal suo significato
antropologico”, nell’“edonismo a
tutto campo” e nel “relativismo che non
ammette né argini né sussulti”.

© Copyright Il Foglio 23 marzo 2010