DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Ruini contro l’assedio etico al clero, critico sull’operazione Bonino. Intervista al Cardinale

Accetta di parlare della pedofilia dei sacerdoti. Difende il Papa, accusa i media e tutti coloro che alimentano il vento della diffamazione contro la chiesa cattolica. Perché quando l’argine delle diffamazioni supera il limite occorre reagire e dire una parola che resti. Nella sua abitazione appena fuori le mura leonine che delimitano la Città del Vaticano, di ritorno dall’abbazia benedettina di Santa Scolastica a Subiaco dove ha ricevuto il Premio “San Benedetto 2010”, il cardinale Camillo Ruini, 79 anni compiuti da poco, guarda sospettoso il risalto che i mezzi d’informazione – giornali, tv e Internet – danno ai reati di pedofilia nei quali sono coinvolti sacerdoti. Un’analisi oggi necessaria perché “seppure il reato di pedofilia è abominevole”, dice al Foglio il vicario generale emerito del Papa per la città di Roma, “alcune considerazioni è arrivato il momento di farle”.

Ruini non è per nulla sorpreso della campagna di stampa di questi giorni che arriva a chiamare in causa anche il Papa. “Davvero non lo sono” dice. E spiega: “I reati di pedofilia sono sempre infami, specialmente quando commessi da un sacerdote. Per questo è più che giusto denunciarli e reprimerli e, nella misura del possibile, aiutare le vittime a superarne le conseguenze. E’, inoltre, assolutamente doveroso prendere tutti i provvedimenti che possono prevenire nuovi reati”. Tuttavia? “Detto ciò non si può far finta di non vedere che l’attenzione di molti giornali e degli ambienti che si esprimono attraverso di essi si concentra sui casi di pedofilia dei sacerdoti cattolici, sicuramente non più frequenti di quelli di tante altre categorie di persone. E non si può nemmeno ignorare il tentativo tenace e accanito di tirare in ballo la persona del Papa, nonostante tutti i puntuali chiarimenti della sala stampa vaticana e di altre fonti attendibili”.

Sono anni che Ruini segue l’eco
che la stampa italiana e internazionale dà ai vari casi di abusi su minori attribuiti a sacerdoti, dal primo scandalo che occupò i titoli dei quotidiani di tutto il mondo – quello scoppiato nel 2002 in seguito alla scoperta di abusi sessuali perpetrati da più sacerdoti nei confronti di minorenni nell’arcidiocesi di Boston – fino a quelli di questi giorni che a macchia di leopardo sembrano poter interessare diversi paesi europei: Germania, Austria, Olanda, Irlanda, Svizzera. Due termini ricorrono con frequenza nella sua conversazione: “Campagna diffamatoria” e “strategia”. Cioè? “A mio avviso la campagna diffamatoria contro la chiesa cattolica e il Papa messa in campo dai media rientra in quella strategia che è in atto oramai da secoli e che già Friedrich Nietzsche teorizzava con il gusto dei dettagli. Secondo Nietzsche l’attacco decisivo al cristianesimo non può essere portato sul piano della verità ma su quello dell’etica cristiana, che sarebbe nemica della gioia di vivere. E allora vorrei domandare a chi scaglia gli scandali della pedofilia principalmente contro la chiesa cattolica, tirando in ballo magari il celibato dei preti: non sarebbe forse più onesto e realistico riconoscere che certamente queste e altre deviazioni legate alla sessualità accompagnano tutta la storia del genere umano ma anche che nel nostro tempo queste deviazioni sono ulteriormente stimolate dalla tanto conclamata ‘liberazione sessuale’?”.

Una domanda non retorica, quella di Ruini. Una domanda che, probabilmente, molti vescovi e cardinali vorrebbero porre seppure spesso non riescano ad averne il coraggio o a trovare il contesto giusto in cui avanzarla.
“Quando l’esaltazione della sessualità pervade ogni spazio della vita e quando si rivendica l’autonomia dell’istinto sessuale da ogni criterio morale diventa difficile far comprendere che determinati abusi sono assolutamente da condannare. In realtà la sessualità umana fin dal suo inizio non è semplicemente istintiva, non è identica a quella degli altri animali. E’, come tutto l’uomo, una sessualità ‘impastata’ con la ragione e con la morale, che può essere vissuta umanamente, e rendere davvero felici, soltanto se viene vissuta in questo modo”.
La rivendicazione dell’autonomia dell’istinto sessuale da ogni criterio morale, un’impostazione narcisistica e dunque autoreferenziale della sessualità, è l’opposto di quanto propone la chiesa.

E’ un modello che vola sulle ali retoriche di altri pulpiti. Alcuni di questi radicalismi di tipo libertino hanno rappresentanza nelle prossime elezioni regionali. Argomento ghiotto. Che cosa ne pensa il predecessore del cardinale Angelo Bagnasco alla guida dei vescovi italiani e del cardinale Agostino Vallini alla guida operativa della diocesi di Roma? “Voglio dire – dice Ruini – che condivido pienamente nei contenuti e nello stile la nota uscita domenica su ‘Roma sette’. Visti i candidati che sono in gara, particolarmente nel Lazio ma anche in alcune altre regioni, è indispensabile richiamare l’attenzione sui temi veramente fondamentali che la nota richiama con chiarezza e precisione. Tra questi la difesa della vita umana in ogni fase della sua esistenza, il sostegno della famiglia fondato sul matrimonio tra uomo e donna e più in generale il rifiuto di un permissivismo che mina le basi della società”.

Ruini, come tutti i sacerdoti e i suoi confratelli vescovi, si attiene alle disposizioni che vietano loro di dare indicazioni di voto. Ma nello stesso ha letto bene il passaggio della nota che dice che “non è possibile equiparare qualunquisticamente tutti i progetti politici, perché non tutti incarnano i valori in cui crediamo”. E ancora: “Non si possono concedere deleghe di rappresentanza politica a chi persegue altro progetto politico, che ci è estraneo e che non condividiamo”. Dice, infatti, Ruini: “I cittadini che fanno riferimento all’etica cristiana, ma anche tutti coloro che vogliono salvaguardare le strutture portanti della nostra civiltà hanno qui un preciso criterio per l’esercizio del diritto/dovere del voto. Dopo le tormentate vicende relative alla presentazione delle liste è tempo infatti di concentrare l’attenzione sulle questioni di sostanza, anzitutto quella della scelta delle persone che dovranno guidare le regioni italiane”.

di Paolo Rodari