Roma. La lettera con cui cinquantanove
suore cattoliche responsabili di ordini religiosi
americani hanno invitato il Congresso
a votare la riforma sanitaria voluta da
Obama “è stata fondamentale per l’approvazione
della legge, perché è proprio quella
lettera che ha dissipato i dubbi di molti
indecisi”. Lo dice al Foglio Giuseppe Gennarini,
responsabile del Cammino neocatecumenale
negli Stati Uniti. E aggiunge che
quella lettera “è il segno tangibile di una
scarsa sintonia tra le posizioni dell’episcopato
americano alcuni ordini femminili
del paese”. Se la possibilità che i fondi federali
stanziati dalla riforma finiscano per
sovvenzionare aborti ha infatti indotto i vescovi
americani a bocciare l’Obamacare,
quelle cinquantanove suore (che ieri hanno
smentito di aver parlato a nome delle
sessantamila consorelle americane), si dicono
certe del contrario: “La riforma non
finanzierà gli aborti con i soldi del contribuente.
Proteggerà i casi di coscienza e
farà nuovi investimenti – 250 miliardi di
dollari – a vantaggio delle donne incinte.
Questa è la vera posizione in favore della
vita e in quanto cattolici la appoggiamo”.
Le suore lamentano la diffusione di “false
notizie” su una riforma, che “garantirà assistenza
a 30 milioni di americani che ne
sono privi. Anche se si tratta di un provvedimento
imperfetto è pur sempre una tappa
verso l’assistenza sanitaria per tutti”.
Tra le firmatarie della lettera, mancano le
responsabili di ordini importanti come le
cabriniane, le salesiane, le suore di Madre
Teresa. Sullo sfondo, però, c’è il fatto che
da un anno gli ordini religiosi femminili
negli Stati Uniti sono oggetto di visita apostolica.
Nel linguaggio della chiesa, può significare
che sono sotto osservazione. Lo
sono gli ordini “fattivi”, quelli cioè che
operano nel mondo, mentre la cosa non
tocca gli ordini di clausura. E tra i sintomi
di una latente aria di rivolta tra le suore
americane, c’è la mancata risposta da parte
di molti ordini a un questionario conoscitivo
inviato proprio nell’ambito della visita
apostolica.
Nella lettera rivolta
al Congresso – firmata tra le altre da
orsoline, domenicane, francescane – si
dice che, in quanto responsabili di attività
di assistenza gratuita e in ospedali
pubblici in tutto il paese, le suore
sono “testimoni in prima persona dell’impatto
della crisi sul sistema della
sanità nazionale, in particolare per
quanto riguarda le donne, i bambini e
i poveri”. Le suore parlano del prezzo
pagato dalle famiglie prive di copertura
assicurativa sanitaria o di mezzi
con cui pagare gli alti premi chiesti
dalle compagnie: “Abbiamo assistito a
morti premature ed evitabili, a causa
del ritardo di cure mediche”.
L’appello finale è appassionato e
chiede ai dubbiosi di rompere gli indugi:
“Il Congresso deve agire… In
questo tempo quaresimale, abbiamo
lanciato a livello nazionale veglie di
preghiera per la riforma del sistema
sanitario. Stiamo pregando per coloro
che attualmente sono privi di assistenza
sanitaria. Stiamo pregando per
quei quasi quarantacinquemila americani
che quest’anno perderanno la
vita, se il Congresso non agisce. Stiamo
anche pregando perché tu e i tuoi
colleghi del Congresso finiate il vostro
lavoro nei prossimi giorni. Per noi,
questa riforma del sistema sanitario è
un mandato di fede per la vita e la dignità
di tutto il nostro popolo”.
© Copyright Il Foglio 23 marzo 2010