DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Ipazia: la verità storica, l'odio anticristiano

Lacune creativamente riempite
mercoledì, 28 aprile 2010

Devo provvedere ad un post pubblicato l'altro ieri e tratto da un articolo di Rino Camilleri. Poiché questo autore è soggetto a diverse critiche e vi sono sospetti di alcuni errori storici mi sono messo a cercare in prima persona di risalire agli eventi.
Sappiate che l'intera vicenda ruota attorno alla "storia ecclesiastica" di Socrate Scolastico perché quelli che sono venuti dopo, di lui si sono fidati. Si dice fosse cristiano e avvocato; che avesse avuto due maestri pagani scacciati dalla città per questo; che però fosse libello dei nemici nestoriani del vescovo Cirillo e quindi non imparziale. Ho cercato in giro altre informazioni e non ho trovato nulla. Non si sa quando sia morto, non si sa nulla della sua biografia se non quello che trapela dal suo stesso scritto, non si sa quale fosse lo schema del suo pensiero, né moventi, né vicissitudini. Si può basare un attacco al Cristianesimo su lacune così enormi?

Poteva essere chiunque e nessuno, in buona sostanza. A questo punto meglio fidarsi della propria esperienza e la mia esperienza è quella di una Chiesa fondamentalmente buona, coerente al messaggio evangelico, rispettosa della vita, orientata alla pace, misericordiosa come il Cristo che adora. Va contro l'esperienza personale che la Chiesa abbia canonizzato il mandante di un omicidio: secoli dopo la vicenda di Ipazia qualcuno sospettò San Cirillo alessandrino come mandante; Socrate Scolastico dice che l'avvenimento non gli fece né caldo né freddo. Che i fanatici Parabolani fossero la guardia del corpo di Cirillo non lo trovo scritto da nessuna parte che non sia edita da qualche laicista odierno. Non dico che non ci sia un fondo di verità in questa storia, ma ormai è palese che le varie lacune sono state arbitrariamente riempite nei secoli e, dato che il cristianesimo è stato sempre perseguitato (anche quando pienamente diffuso, e lo vediamo anche oggi), mi sembra ragionevole che chi ha colmato le lacune lo abbia fatto con lo stesso intento della gente che difende il film dell'ameno Amenabar considerando Ipazia come una loro martire.

Come abbiamo visto, siamo in balia di ricostruzioni basate su pochi elementi. Ricostruzione per ricostruzione, allora, tanto vale prenderne una a caso e vedere se ha un buon accordo con l'esperienza perché il valore di una ricostruzione o un'altra sono equivalenti se basate sugli stessi frammenti di informazione.
Luigi Copertino, in una intervista, ha fornito una ricostruzione che mi sembra coerente:

Ipazia, figlia del filosofo e matematico plotiniano Teone, non era solo una grande esponente del neoplatonismo ma era diventata in Alessandria una sorta di eminenza grigia dei locali capi politici, che, ammirandola per la sua saggezza filosofica, praticamente pendevano dalle sue labbra. La sua filosofia poneva senza dubbio problemi nei suoi rapporti con la comunità cristiana locale che era già a sua volta in cattivi rapporti con gli ebrei di Alessandria. Le violenze tra le due comunità, cristiana ed ebraica, erano frequenti e reciproche. Nel 414 gli ebrei di Alessandria fecero strage dei cristiani provocando la reazione del Vescovo Cirillo che li cacciò dalla città. I cristiani, che stavano diventando la forza religiosa egemone nell’orbe romano, si trovavano in Alessandria stretti da una sorta di, non dichiarata, alleanza politica tra ebrei ed ellenisti pagani. Una situazione difficile da gestire, in un momento nel quale l’autorità imperiale, spesso ingerendosi nelle cose ecclesiali, spingeva, allo scopo di rafforzare il proprio potere, affinché i vescovi si occupassero assiduamente, e con metodi non sempre consoni alla “missio” cristiana, della conversione di ebrei e pagani. Oltretutto in quel momento la comunità cristiana era alle prese con la disputava teologica innescata da Nestorio, il Patriarca di Costantinopoli, al quale si era opposto proprio Cirillo, vescovo di Alessandria e uno tra i più grandi Padri della Chiesa, che riuscì, prima nel Concilio di Efeso del 431 e poi nel Concilio di Calcedonia del 451, a far riaffermare la Fede nella Divino-umanità di Cristo che la teologia di Nestorio aveva sminuito fino ad implicitamente negarla (a dimostrazione della sua tolleranza ed a confutazione di certe leggende nere sul suo conto, voglio ricordare che Cirillo prima di chiedere la condanna ecclesiale di Nestorio tentò ripetutamente di recuperarlo e, dopo la condanna, si prodigò con successo per ricostruire la comunione ecclesiale con Costantinopoli ed Antioca, sedi principali del nestorianesimo). All’origine dell’accusa, mai provata e tuttora affermata, come nel caso del film in questione, senza prove, rivolta a Cirillo di essere stato il mandante dell’assassinio di Ipazia, vi è il conflitto teologico tra il calunniato vescovo di Alessandria e Nestorio. Furono gli avversari ariani (i seguaci dell’eretico Ario) e nestoriani di Cirillo ad accusare il Vescovo di aver ordito l’assassinio della filosofa. Una diceria senza alcun sicuro fondamento storico, a parte la non proprio imparziale fonte costituita dai libelli dei nemici nestoriani ed ariani del Vescovo, come Socrate Scolastico e Filostorgio. Diceria altamente sospetta ripresa, a distanza di quasi un secolo dai fatti, dal filosofo pagano Damascio per infine giungere fino al XVIII secolo quando il protestante, accesamente anticattolico, Edward Gibbon iniziò a costruire il mito della “martire pagana” che ora il film “Agora” ripropone per lo scandalo degli schiocchi e l’astuzia degli infingardi. Gli accusatori odierni di Cirillo si appigliano al fatto che ad uccidere Ipazia sarebbe stato un gruppo di “parabalanoi”, che erano una sorta di “barellieri” ossia una milizia ecclesiastica, guidati da un certo Pietro.

[...]

Per quanto riguarda la pretesa invidia di Cirillo verso Ipazia, chi sostiene questa tesi non tiene conto del fatto che il Vescovo di Alessandria era egli stesso uno dei più noti ed ammirati teologi e filosofi del tempo, sicché non si capisce proprio da dove sarebbe nata la sua invidia per la collega. Sarebbe come dire che un grande teologo quale Joseph Ratzinger sia oggi invidioso di una qualche colta docente di filosofia di qualche notorietà. Del tutto risibile! In realtà, nel “santino” biografico di Ipazia elaborato da Damascio traspare un elemento tipico di un certo ambiente culturale del tempo, ossia il cosiddetto “femminino sacro” ovvero una spiritualità che faceva del sacro qualcosa di eminentemente femminile.

Ribadisco che la verità la sanno solo quelli che sono vissuti in quell'epoca e hanno visto con i loro occhi, noi possiamo fantasticare quanto vogliamo su questi fatti, ma farne bieche strumentalizzazioni in funzione di pochi appigli mi sembra sciocco. Altrettanto sciocco è il metodo con il quale oggi si presume di combattere il male: lo si spiaccica sullo schermo nel modo più brutto che si conosce e pensando che questo possa risolvere tutto. Questo modo di agire produce solo indignazione e, in buona sostanza, altro male, forse anche peggiore del primo perché non risolve nulla. Fare emergere storiacce ed estendere l'ignominia a tutta una categoria non ferma coloro che delle storiacce si rendono artefici, non risana il danno alle vittime e non soddisfa il senso di giustizia di nessuno (a parte la sete di sangue dei laicisti). Genera soltanto rancore, rancore dell'offeso ingiustamente, rancore di chi ha soddisfatto la propria sete di sangue, rancore di chi ha subito un danno e, invece di essere aiutato, si ritrova con un "film denuncia/inchiesta" che fomenta la polemica.
Non c'è nulla di sensato in tutto ciò, a parte la meschina soddisfazione di un odio anticattolico.


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