di Benedetta Frigerio
Dopo dieci anni di martellante scandalismo antipedofilo (e di campagna contro la Chiesa cattolica) l’America marcia verso una società senza padri. Ecco cosa significa educare quando gli insegnanti, i preti e ormai persino i genitori sono tutti orchi fino a prova contraria
Anche senza aver visto L’uomo senza volto, il film in cui Mel Gibson prefigura l’ondata sessuofoba che si è abbattuta sull’America sotto la pressione dello scandalo pedofilia, Monica sentiva che c’era qualcosa che non andava in quella serata di dopocinema trascorsa in compagnia dei suoi insegnanti e amici di scuola. «Vista l’ora tarda, i prof che ci avevano invitato al cineforum si chiedevano se fosse opportuno accompagnare a casa un ragazzo o se lasciarlo tornare da solo, pur essendo rischioso. Il problema era che per accompagnare il mio compagno a casa, all’altro capo della città, occorreva che non uno, ma almeno due insegnanti prendessero posto con lui in macchina». Le Torri Gemelle non erano ancora scomparse dal colpo d’occhio su Manhattan, le avrebbero abbattute da lì a pochi mesi. Allora Monica Ciantia era un’italiana a New York. Frequentava l’ultimo anno di liceo e lo scandalo pedofilia che in seguito avrebbe annichilito la Chiesa cattolica americana era ancora agli albori. «Quella sera non feci molto caso alla discussione, ma quel particolare dell’“obbligo” dei due adulti in macchina si fissò nella mia memoria. Una cosa stramba. Anche se adesso, col senno di poi… Io ero cresciuta con adulti che mi avevano sempre voluto bene, senza secondi fini. Oggi mi rendo conto che ciò che per me era naturale, ovvio, normale, è la cosa più lontana che possa passare per la testa di un ragazzino». Sono passati meno di dieci anni da quella sera. Eppure, dice Monica, attualmente insegnante di discipline scientifiche presso la York Preparatory School di Manhattan, «oggi le cose sono molto peggiorate». Per esempio? «Per esempio, mai avrei immaginato che l’allarme pedofilia diventasse il leit-motiv martellante la vita quotidiana. L’educazione è diventata quasi un’impresa impossibile. Quando con i ragazzi mi incontro fuori dagli orari di lezione, devo assicurarmi che il locale sia come una campana di vetro. Di conseguenza, niente riunione e niente doposcuola se l’aula non ha finestre per cui cose e persone sono illuminate e visibili anche dall’esterno. E se dopo una gita uno studente ti chiede di riaccompagnarlo a casa è il caso che ci sia un altro adulto con te. Meglio se di sesso maschile».
Anno 2001. La diocesi cattolica di Boston è travolta da una serie di storie di abusi sessuali che chiamano in causa alcuni preti. In quello stesso anno, Jose Medina, oggi preside della scuola cattolica di North Cambridge a Boston, viene ordinato sacerdote. Medina diventa prete cattolico proprio mentre la Chiesa bostoniana cerca di correre ai ripari approntando una serie di regole molto severe. Regole al fine di proteggere sia i minori (dal rischio di essere abusati), sia i preti (da quello di trovarsi in circostanze tali da non potersi difendere nemmeno nell’eventualità che l’accusa si dimostrasse infondata). «Si stilarono allora una serie di linee guida e di divieti – spiega Medina – rivolti a noi preti». Che genere di linee guida e di divieti? «Per esempio il divieto di stare da solo con un ragazzo, di abbracciarlo o di fargli un regalo. Se poi si è in gruppo con dei ragazzi, vietato essere soli. Bisogna essere almeno in due».
L’ossessione della forma
L’effetto di queste norme benintenzionate? «L’esatto opposto di ciò che volevano salvaguardare. I ragazzi oggi prendono congedo dagli adulti, e viceversa, perché tutti temono che ogni relazione sia sospettabile di perversione. Regolamenti, procedure, screening. È tutto un sistema di prevenzioni. Così, dal punto di vista dell’adulto, l’unica cosa di cui ci si deve davvero preoccupare non è il contenuto di qualcosa che si ha da comunicare, non so, come genitore, prete o insegnante. Ma la forma di comportamento che si deve evitare per non rischiare». Ma in questo “totalitarismo etico” tutta la vita di tutta la gente diventa passibile di una lettura ambigua e sospettabile di secondi fini. Con quali conseguenze sul bambino? «Con la conseguenza che oggi il bambino medio americano cresce nella sfiducia dell’adulto e si va profilando una società di orfani». Per spiegare quanto sia diventato complicato accompagnare nella crescita un teenager americano, Monica descrive l’infinità di precauzioni da prendere ogniqualvolta si organizza una gita o una vacanza con i ragazzi. «Devi trovare strutture alberghiere con servizi igienici separati. Altrimenti gli insegnanti devono andare in bagno in coppia. Non solo. Devi chiamare un medico perché uno studente ha il mal di pancia? Il medico lo visiterà solo se avrà al suo fianco un testimone adulto. Naturalmente di sesso opposto al suo».
Monica esemplifica ulteriormente. «Una delle mie studentesse più entusiaste e fedeli alle proposte ricreative, una ragazza che si impegnò più di tutti nella raccolta dei fondi per i terremotati d’Abruzzo, venne a farmi gli auguri di Natale. La ringraziai con un abbraccio. Subito, però, mi ritrassi sperando che nessuno mi avesse vista, scorgendo dell’imbarazzo anche sul suo viso». Quello che permette a Monica di vincere la paura «è solo l’amicizia con chi vive un’esperienza educativa cristiana dentro le medesime difficoltà. Sono riconoscente di essere aiutata a non soccombere alla cultura del sospetto e del dubbio che qui in America ci sovrasta. Perciò continuo ad invitare i miei alunni a partecipare alla mia esperienza di certezza e di positività della vita. E i ragazzi capiscono». Monica racconta un episodio accaduto qualche mese dopo il famoso abbraccio. Succede in ascensore. Uno di quei luoghi scolastici dove è severamente vietato viaggiare in due. Come al solito, bisogna essere soli o in dispari. «Scordandomi le famose “linee guida” mi arrabbiai perché un’alunna mi aveva chiuso la porta dell’ascensore in faccia. Inaspettatamente lo capì anche la mia alunna e mi scrisse una lettera di scuse. Sorpresa la abbracciai amichevolmente, questa volta sentendomi libera».
Soli con gli psichiatri e i farmaci
Ciò detto, il deserto avanza. «Ho davanti a me ragazzi soli con i loro psichiatri, le loro pasticche e un bisogno d’affetto disorientato che si esprime anche in forme patologiche». Padre Medina racconta storie analoghe. «Questa settimana stavo raccontando agli studenti di quando salii in montagna con dei ragazzi della loro età. Un alunno ha esclamato: “Eh no, padre, non mi piace dove va a finire questa gita!”. Questa è la prima cosa che viene loro in mente quando associ la parola adulto a quella di ragazzo. E se prima diffidavano dei preti ora dubitano pure di mamma e papà: qualsiasi gesto può essere frainteso». Per questo, dice don Medina, «cercando di preservare l’innocenza dei ragazzi, gliela stanno rubando. Chi, infatti, può crescere sicuro di sé se vive nella paura?». Già, quale bambino può crescere sano di mente col fantasma che un prete, un insegnante, una mamma, un papà, sono orchi potenziali fino a prova contraria? Sentite il caso che ha coinvolto un collega di don Medina. «Un amico prete fu denunciato per abusi da uno squilibrato. Il giudice lo prosciolse immediatamente. Quello presentò una seconda denuncia e poi una terza. A quel punto il giudice incriminò per calunnia e diffamazione l’accusatore. Il risultato della piena assoluzione del mio amico prete è che lui è stato comunque licenziato in via cautelativa e in via cautelativa il posto di lavoro non gli verrà comunque restituito».