DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

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Il Papa agli Universitari: Ciò che la ragione scorge, la fede illumina e manifesta.

IL PAPA ALLA COMUNITÀ DELL'UNIVERSITÀ CATTOLICA DEL SACRO CUORE

Nel 90° anniversario della fondazione

CITTA' DEL VATICANO, domenica, 22 maggio 2011 (ZENIT.org).- Riportiamo il testo del discorso che il Papa ha rivolto questo sabato mattina nell'Aula Paolo VI ai dirigenti, ai docenti e agli studenti dell'Università Cattolica del Sacro Cuore in occasione del 90° anniversario di fondazione.


Signori Cardinali,
Magnifico Rettore, illustri Docenti,
distinti rappresentanti del personale,
cari studenti!

Sono molto lieto di avere questo incontro con voi che formate la grande famiglia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, sorta novant’anni fa su iniziativa dell’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori, ente fondatore e garante dell’Ateneo, per la felice intuizione di Padre Agostino Gemelli. Ringrazio il Cardinale Tettamanzi e il Prof. Ornaghi, per le calorose parole che mi hanno rivolto a nome di tutti.

Il nostro tempo è tempo di grandi e rapide trasformazioni, che si riflettono anche sulla vita universitaria: la cultura umanistica sembra colpita da un progressivo logoramento, mentre l’accento viene posto sulle discipline dette ‘produttive’, di ambito tecnologico ed economico; si riscontra la tendenza a ridurre l’orizzonte umano al livello di ciò che è misurabile, a eliminare dal sapere sistematico e critico la fondamentale questione del senso. La cultura contemporanea, poi, tende a confinare la religione fuori dagli spazi della razionalità: nella misura in cui le scienze empiriche monopolizzano i territori della ragione, non sembra esserci più spazio per le ragioni del credere, per cui la dimensione religiosa viene relegata nella sfera dell’opinabile e del privato. In questo contesto, le motivazioni e le caratteristiche stesse della istituzione universitaria vengono poste radicalmente in questione.

A novant’anni dalla sua fondazione, l’Università Cattolica del Sacro Cuore si trova a vivere in questo tornante storico, in cui è importante consolidare e incrementare le ragioni per le quali è nata, recando quella connotazione ecclesiale che è evidenziata dall’aggettivo "cattolica"; la Chiesa, infatti, "esperta in umanità", è promotrice di umanesimo autentico. Emerge, in questa prospettiva, la vocazione originaria dell’Università, nata dalla ricerca della verità, di tutta la verità, di tutta la verità del nostro essere. E con la sua obbedienza alla verità e alle esigenze della sua conoscenza essa diventa scuola di humanitas nella quale si coltiva un sapere vitale, si forgiano alte personalità e si trasmettono conoscenze e competenze di valore. La prospettiva cristiana, come quadro del lavoro intellettuale dell'Università, non si contrappone al sapere scientifico e alle conquiste dell’ingegno umano, ma, al contrario, la fede allarga l'orizzonte del nostro pensiero, è via alla verità piena, guida di autentico sviluppo. Senza orientamento alla verità, senza un atteggiamento di ricerca umile e ardita, ogni cultura si sfalda, decade nel relativismo e si perde nell’effimero. Sottratta invece alla morsa di un riduzionismo che la mortifica e la circoscrive può aprirsi ad un’interpretazione veramente illuminata del reale, svolgendo così un autentico servizio alla vita.

Cari amici, fede e cultura sono grandezze indissolubilmente connesse, manifestazione di quel desiderium naturale videndi Deum che è presente in ogni uomo. Quando questo connubio si infrange, l’umanità tende a ripiegarsi e a rinchiudersi nelle sue stesse capacità creative. È necessario, allora, che in Università abiti un’autentica passione per la questione dell'assoluto, la verità stessa, e quindi anche per il sapere teologico, che nel vostro Ateneo è parte integrante del dispositivo curricolare. Unendo in sé l’audacia della ricerca e la pazienza della maturazione, l’orizzonte teologico può e deve valorizzare tutte le risorse della ragione. La questione della Verità e dell'Assoluto - la questione di Dio - non è un’investigazione astratta, avulsa dalla realtà del quotidiano, ma è la domanda cruciale, da cui dipende radicalmente la scoperta del senso del mondo e della vita. Nel Vangelo si fonda una concezione del mondo e dell’uomo che non cessa di sprigionare valenze culturali, umanistiche ed etiche. Il sapere della fede quindi illumina la ricerca dell’uomo, la interpreta umanizzandola, la integra in progetti di bene, strappandola alla tentazione del pensiero calcolatore, che strumentalizza il sapere e fa delle scoperte scientifiche mezzi di potere e di asservimento dell’uomo.

L’orizzonte che anima il lavoro universitario può e deve essere la passione autentica per l’uomo. Solo nel servizio all’uomo la scienza si svolge come vera coltivazione e custodia dell’universo (cfr Gn 2,15). E servire l’uomo è fare la verità nella carità, è amare la vita, rispettarla sempre, a cominciare dalle situazioni in cui essa è più fragile e indifesa. È questo un nostro compito, specialmente nei tempi di crisi: la storia della cultura mostra come la dignità dell’uomo sia stata riconosciuta veramente nella sua integralità alla luce della fede cristiana. L’Università Cattolica è chiamata ad essere luogo in cui prende forma di eccellenza quell’apertura al sapere, quella passione per la verità, quell’interesse per la storia dell’uomo che caratterizzano l’autentica spiritualità cristiana. Porsi infatti, in atteggiamento di chiusura o di distacco di fronte alla prospettiva della fede significa dimenticare che essa è stata lungo la storia, e lo è tuttora, fermento di cultura e luce per l’intelligenza, stimolo a svilupparne tutte le potenzialità positive per il bene autentico dell’uomo. Come afferma il Concilio Vaticano II, la fede è capace di donare luce all’esistenza. Dice il Concilio che la fede: "Tutto rischiara di una luce nuova, e svela le intenzioni di Dio sulla vocazione integrale dell’uomo, e perciò guida l’intelligenza verso soluzioni pienamente umane" (Gaudium et spes, 11).

L’Università Cattolica è luogo in cui ciò deve avvenire con singolare efficacia, sotto il profilo sia scientifico, sia didattico. Questo peculiare servizio alla Verità è dono di grazia ed espressione qualificante di carità evangelica. L’attestazione della fede e la testimonianza della carità sono inscindibili (cfr 1Gv 3,23). Il nucleo profondo della verità di Dio, infatti, è l’amore con cui Egli si è chinato sull’uomo e, in Cristo, gli ha offerto doni infiniti di grazia. In Gesù noi scopriamo che Dio è amore e che solo nell'amore possiamo conoscerLo: "Chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio perché Dio è amore" (1Gv 4,7.8) dice san Giovanni. E sant’Agostino afferma: "Non intratur in veritatem nisi per caritatem" (Contra Faustum, 32). Il vertice della conoscenza di Dio si raggiunge nell'amore; quell’amore che sa andare alla radice, che non si accontenta di occasionali espressioni filantropiche, ma illumina il senso della vita con la Verità di Cristo, che trasforma il cuore dell’uomo e lo strappa agli egoismi che generano miseria e morte. L’uomo ha bisogno di amore, l’uomo ha bisogno di verità, per non disperdere il fragile tesoro della libertà ed essere esposto alla violenza delle passioni e a condizionamenti aperti ed occulti (cfr Giovanni Paolo II, Enc. Centesimus annus, 46). La fede cristiana non fa della carità un sentimento vago e pietoso, ma una forza capace di illuminare i sentieri della vita in ogni sua espressione. Senza questa visione, senza questa dimensione teologale originaria e profonda, la carità si accontenta dell’aiuto occasionale e rinuncia al compito profetico, che le è proprio, di trasformare la vita della persona e le strutture stesse della società. È questo un impegno specifico che la missione in Università vi chiama a realizzare come protagonisti appassionati, convinti che la forza del Vangelo è capace di rinnovare le relazioni umane e penetrare nel cuore della realtà.

Cari giovani universitari della "Cattolica", voi siete la dimostrazione vivente di quel carattere della fede che cambia la vita e salva il mondo, con i problemi e le speranze, con gli interrogativi e le certezze, con le aspirazioni e gli impegni che il desiderio di una vita migliore genera e la preghiera alimenta. Cari rappresentanti del personale tecnico-amministrativo siate fieri dei compiti che vi sono assegnati nel contesto della grande famiglia universitaria a supporto della multiforme attività formativa e professionale. E a voi, cari Docenti, è affidato un ruolo decisivo: mostrare come la fede cristiana sia fermento di cultura e luce per l’intelligenza, stimolo a svilupparne tutte le potenzialità positive, per il bene autentico dell’uomo. Ciò che la ragione scorge, la fede illumina e manifesta. La contemplazione dell’opera di Dio dischiude al sapere l’esigenza dell’investigazione razionale, sistematica e critica; la ricerca di Dio rafforza l’amore per le lettere e per le scienze profane: «Fides ratione adiuvatur et ratio fide perficitur», afferma Ugo di San Vittore (De sacramentis, I, III, 30: PL 176, 232). In questa prospettiva, cuore pulsante e alimento costante della vita universitaria è la Cappella, a cui è unito il Centro Pastorale ove gli Assistenti Spirituali delle diverse sedi sono chiamati a svolgere la loro preziosa missione sacerdotale che è imprescindibile per l’identità dell’Università Cattolica. Come insegna il Beato Giovanni Paolo II, la Cappella "è luogo dello spirito, dove sostano in preghiera e trovano alimento, orientamento e sostegno i credenti in Cristo, che vivono con modalità diverse la vita intensa dell’Università; è palestra di virtù cristiane, dove cresce e si sviluppa la vita battesimale, e si esprime con ardore apostolico; è casa accogliente ed aperta, per tutti coloro che, ascoltando il Maestro interiore, si fanno cercatori di verità e servono l’uomo nella dedizione diuturna a un sapere non pago di orizzonti angusti e pragmatici. Nel contesto della modernità declinante, essa diventa con spiccato accento centro vivo e propulsivo di animazione cristiana della cultura: nel dialogo rispettoso e franco, nella proposta chiara e motivata (cfr 1Pt 3,15), nella testimonianza che interroga e convince" (Discorso ai Cappellani europei, 1 maggio 1998). Così Papa Giovanni Paolo II nel 1998.

Cari amici, auspico che l’Università Cattolica del Sacro Cuore, in sintonia di intenti con l’Istituto Toniolo, prosegua con rinnovata fiducia il suo cammino, mostrando efficacemente che la luce del Vangelo è sorgente di vera cultura capace di sprigionare energie di un umanesimo nuovo, integrale, trascendente. Vi affido a Maria Sedes Sapientiae e con affetto vi imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica.

© Copyright 2011 - Libreria Editrice Vaticana



C’è sempre un orizzonte più grande, sopra e al di là delle singole materie del vostro studio e delle varie capacità che acquisite

Discorso di Benedetto XVI al mondo dell'educazione cattolica britannica
Al St Mary’s University College di Twickenham

LONDRA, venerdì, 17 settembre 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il discorso pronunciato questo venerdì da Benedetto XVI nel campo sportivo del St Mary’s University College di Twickenham, dove erano riuniti circa 4000 studenti delle scuole cattoliche britanniche, mentre tutte le scuole cattoliche dell’Inghilterra, del Galles e della Scozia era collegate via internet per seguire in diretta l’evento.

* * *
Cari Fratelli e Sorelle in Cristo,Cari giovani amici,
desidero anzitutto dirvi quanto sia lieto di essere oggi qui in mezzo a voi. Estendo il più cordiale saluto a tutti voi, convenuti alla "Saint Mary’s University" dalle scuole e dai collegi cattolici del Regno Unito, e a tutti coloro che ci stanno seguendo alla televisione o via internet. Ringrazio il vescovo McMahon per il suo cortese benvenuto e il coro e la banda per la bella musica eseguita poco fa, che ha dato inizio alla nostra celebrazione. Ringrazio Miss Bellot per le gentili parole che mi ha rivolto a nome di tutti i giovani presenti. Guardando ai prossimi giochi olimpici, è stato un piacere inaugurare questa Fondazione sportiva intitolata a Giovanni Paolo II, e prego affinché tutti coloro che la frequenteranno rendano gloria a Dio attraverso le loro attività sportive, così come possano trarre giovamento per se stessi e per gli altri.
Non capita spesso ad un Papa — in verità nemmeno a qualsiasi altra persona — l’opportunità di parlare contemporaneamente agli studenti di tutte le scuole cattoliche dell’Inghilterra, del Galles e della Scozia. E dal momento che ora io ho questa possibilità, c’è qualcosa che mi sta davvero molto a cuore di dirvi. Ho la speranza che fra voi che oggi siete qui ad ascoltarmi vi siano alcuni dei futuri santi del ventunesimo secolo. La cosa che Dio desidera maggiormente per ciascuno di voi è che diventiate santi. Egli vi ama molto più di quanto voi possiate immaginare e desidera per voi il massimo. E la cosa migliore di tutte per voi è di gran lunga il crescere in santità.
Forse alcuni di voi non ci hanno mai pensato prima d’ora. Forse alcuni pensano che essere santi non sia per loro. Lasciatemi spiegare cosa intendo dire. Quando si è giovani, si è soliti pensare a persone che stimiamo e ammiriamo, persone alle quali vorremmo assomigliare. Potrebbe trattarsi di qualcuno che incontriamo nella nostra vita quotidiana e che teniamo in grande stima. Oppure potrebbe essere qualcuno di famoso. Viviamo in una cultura della celebrità ed i giovani sono spesso incoraggiati ad avere come modello figure del mondo dello sport o dello spettacolo. Io vorrei farvi questa domanda: quali sono le qualità che vedete negli altri e che voi stessi vorreste maggiormente possedere? Quale tipo di persona vorreste davvero essere?
Quando vi invito a diventare santi, vi sto chiedendo di non accontentarvi di seconde scelte. Vi sto chiedendo di non perseguire un obiettivo limitato, ignorando tutti gli altri. Avere soldi rende possibile essere generosi e fare del bene nel mondo, ma, da solo, non è sufficiente a renderci felici. Essere grandemente dotati in alcune attività o professioni è una cosa buona, ma non potrà mai soddisfarci, finché non puntiamo a qualcosa di ancora più grande. Potrà renderci famosi, ma non ci renderà felici. La felicità è qualcosa che tutti desideriamo, ma una delle grandi tragedie di questo mondo è che così tanti non riescono mai a trovarla, perché la cercano nei posti sbagliati. La soluzione è molto semplice: la vera felicità va cercata in Dio. Abbiamo bisogno del coraggio di porre le nostre speranze più profonde solo in Dio: non nel denaro, in una carriera, nel successo mondano, o nelle nostre relazioni con gli altri, ma in Dio. Lui solo può soddisfare il bisogno più profondo del nostro cuore.
Dio non solo ci ama con una profondità e intensità che difficilmente possiamo immaginare: egli ci invita a rispondere a questo amore. Tutti voi sapete cosa accade quando incontrate qualcuno di interessante e attraente, come desideriate essere amici di quella persona. Sperate sempre che quella persona vi trovi a sua volta interessanti ed attraenti e voglia fare amicizia con voi. Dio desidera la vostra amicizia. E, una volta che voi siete entrati in amicizia con Dio, ogni cosa nella vostra vita inizia a cambiare. Mentre giungete a conoscerlo meglio, vi rendete conto di voler riflettere nella vostra stessa vita qualcosa della sua infinita bontà. Siete attratti dalla pratica della virtù. Incominciate a vedere l’avidità e l’egoismo, e tutti gli altri peccati, per quello che realmente sono, tendenze distruttive e pericolose che causano profonda sofferenza e grande danno, e volete evitare di cadere voi stessi in quella trappola. Incominciate a provare compassione per quanti sono in difficoltà e desiderate fare qualcosa per aiutarli. Desiderate venire in aiuto al povero e all’affamato, confortare il sofferente, essere buoni e generosi. Quando queste cose iniziano a starvi a cuore, siete già pienamente incamminati sulla via della santità.
C’è sempre un orizzonte più grande, nelle vostre scuole cattoliche, sopra e al di là delle singole materie del vostro studio e delle varie capacità che acquisite. Tutto il lavoro che fate è posto nel contesto della crescita nell’amicizia con Dio, e da quell’amicizia tutto quel lavoro fluisce. In tal modo apprendete non solo ad essere buoni studenti, ma buoni cittadini e buone persone. Mentre proseguite con il percorso scolastico dovete compiere delle scelte circa la materia del vostro studio e iniziare a specializzarvi in vista di ciò che farete nella vita. Ciò è giusto e conveniente. Ricordate sempre però che ogni materia che studiate si inserisce in un orizzonte più ampio. Non riducetevi mai ad un orizzonte ristretto. Il mondo ha bisogno di buoni scienziati, ma una prospettiva scientifica diventa pericolosamente angusta, se ignora la dimensione etica e religiosa della vita, così come la religione diventa angusta, se rifiuta il legittimo contributo della scienza alla nostra comprensione del mondo. Abbiamo bisogno di buoni storici, filosofi ed economisti, ma se la percezione che essi offrono della vita umana all’interno del loro specifico campo è centrata su di una prospettiva troppo ristretta, essi possono seriamente portarci fuori strada.
Una buona scuola offre una formazione completa per l’intera persona. Ed una buona scuola cattolica, al di sopra e al di là di questo, dovrebbe aiutare i suoi studenti a diventare santi. So che vi sono molti non cattolici che studiano nelle scuole cattoliche in Gran Bretagna e desidero rivolgermi a tutti con le mie odierne parole. Prego affinché anche voi vi sentiate incoraggiati a praticare la virtù e a crescere nella conoscenza ed amicizia con Dio, assieme ai vostri compagni cattolici. Voi siete per loro il richiamo all’orizzonte più vasto che esiste fuori della scuola ed è fuor di dubbio che il rispetto e l’amicizia per membri di altre tradizioni religiose debba essere tra le virtù che si apprendono in una scuola cattolica. Spero anche che vorrete condividere con chiunque incontrerete i valori e gli insegnamenti che avrete appresi mediante la formazione cristiana ricevuta.
Cari amici, vi ringrazio per la vostra attenzione, vi prometto di pregare per voi e vi chiedo di pregare per me. Spero di vedere molti di voi il prossimo agosto, alla Giornata Mondiale della Gioventù a Madrid. Nel frattempo, che Dio benedica tutti voi!


[© Copyright 2010 - Libreria Editrice Vaticana]

Università, meno di uno su tre si laurea in tempo

Milano - La laurea triennale? Si prende in 4,7 anni. È quanto emerge dal Decimo rapporto sullo stato del sistema universitario italiano presentato oggi che segnala pure come il numero di laureati, per la prima volta dopo tre anni, scende sotto la soglia dei 300 mila: sono, infatti, 293.084 coloro che nel 2008 hanno conseguito il titolo di studio triennale, la laurea specialistica o un titolo del vecchio ordinamento (7.051 in meno rispetto al precedente anno). Considerando i corsi di laurea di primo livello, dal confronto tra gli anni 2005, 2006, 2007 e 2008, l’indagine evidenzia la flessione sia della proporzione di laureati in corso (dal 35,6% nel 2005, al 30,3% nel 2006, al 29,9% nel 2007 fino al 26,8 nel 2008) sia di quelli che hanno conseguito il titolo un anno oltre la durata normale del corso (10,4% in meno rispetto al 2005). Nelle professioni sanitarie, però, la situazione migliora. La percentuale di laureati regolari nei corsi di laurea delle professioni sanitarie, ad accesso programmato a livello nazionale, è, infatti, decisamente superiore alla media degli altri corsi di primo livello: il 54,2% del totale dei laureati in tali corsi ottiene il titolo nei tempi previsti (con il 13,9% di "precoci").

369 corsi con meno di 10 immatricolati Oltre 5.800 corsi di studio tra primo e secondo livello, 369 con meno di 10 immatricolati. È la fotografia che emerge dal Decimo rapporto sullo stato del sistema universitario. Complessivamente i corsi di studio sono passati da 3.234 del 2001-02 a 5.835 del 2007-08, soprattutto per effetto dell’attivazione dei corsi di laurea magistrale e la proliferazione delle sedi decentrate (246 nel 2007-08). Per le lauree triennali il 10,7% dei corsi di studio (369) hanno meno di 10 immatricolati e 17,7 % dei corsi hanno un numero di immatricolati non superiori a 15 studenti. Ciò significa - si rileva nel Rapporto - che i corsi di studio sono molto frammentati e di conseguenza sono molto aumentati anche gli insegnamenti attivati (ma in proporzione meno del numero dei corsi): erano 116mila nell’anno accademico 2001-02, sono pari a 171 mila nel 2007-08. In pratica, considerata la totalità della popolazione studentesca iscritta, esiste un corso attivo per ogni decina di studenti «virtuali». Il Cnvsu, che ha redatto il rapporto, osserva tuttavia che la la programmazione dei corsi di studio è molto diversa tra facoltà e facoltà e di conseguenza tra atenei. Non solo. Molti atenei - segnala - hanno già risposto positivamente alle recenti richieste ministeriali di razionalizzare l’offerta formativa, riducendo sia il numero dei corsi di studio sia degli insegnamenti, sia chiudendo alcune sedi decentrate, per cui la situazione sta migliorando.

Il Giornale

Lo studio, la scienza sacra, la devozione

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Papa Benedetto XVI ha incontrato oggi i docenti e gli studenti delle Università Cattoliche e Facoltà ecclesiastiche, vi riporto solo un passaggio del discorso per attirare l'attenzione sull'utilità dello studio (soprattutto per i seminaristi, che troppo spesso si chiedono se serva davvero la loro fatica sui libri...):

Cari amici, il vostro impegno di servire la verità che Dio ci ha rivelato partecipa della missione evangelizzatrice che Cristo ha affidato alla Chiesa: è pertanto un servizio ecclesiale. Sapientia christiana cita, al riguardo, la conclusione del Vangelo secondo Matteo: "Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato" (Mt 28,19-20). E’ importante per tutti, docenti e studenti, non perdere mai di vista il fine da perseguire, quello cioè di essere strumento dell’annuncio evangelico. Gli anni degli studi ecclesiastici superiori si possono paragonare all’esperienza che gli Apostoli hanno vissuto con Gesù: nello stare con Lui hanno appreso la verità, per diventarne poi annunciatori dappertutto. Al tempo stesso è importante ricordare che lo studio delle scienze sacre non va mai separato dalla preghiera, dall’unione con Dio, dalla contemplazione – come ho richiamato nelle recenti Catechesi sulla teologia monastica medioevale – altrimenti le riflessioni sui misteri divini rischiano di diventare un vano esercizio intellettuale. Ogni scienza sacra, alla fine, rinvia alla "scienza dei santi", alla loro intuizione dei misteri del Dio vivente, alla sapienza, che è dono dello Spirito Santo, e che è anima della "fides quaerens intellectum"

Rileggiamo il biglietto che San Francesco scrisse a Sant'Antonio per incoraggiarlo nello studio e nell'insegnamento della Sacra Scrittura, e noteremo subito una perfetta consonanza con le parole di oggi del Santo Padre:

“A frate Antonio, mio vescovo, frate Francesco, salute! Ho piacere che tu insegni la sacra teologia ai frati, purché in tale occupazione, tu non estingua lo spirito della santa orazione e devozione, come è scritto nella regola. Stai bene”. (Fonti Francescane 251-252)


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