TONINO CANTELMI
I l 3 per cento del Pil in Italia viene bruciato in scommesse e giochi d’azzardo. E il poker on line a dicembre ha superato ogni record.
Infatti nel mese appena trascorso – informa l’Agicos – gli italiani hanno giocato sui tavoli verdi virtuali 241,3 milioni di euro, battendo il precedente primato di 234,1 milioni di euro di ottobre: tra gennaio e dicembre 2009 la raccolta ha quindi infranto il muro dei 2,3 miliardi di euro, confermando il poker come il gioco più praticato via internet. Perché il gioco d’azzardo e la scommessa piacciono? Perché la prospettiva della vincita (specie se casuale e imprevedibile) è un comportamento che attiva il nucleo accumbens (una piccola e molto sensibile area cerebrale) e determina la produzione di dopamina, il neurotrasmettitore del piacere. E il piacere immaginato o provato per una vincita determina la ricerca di ulteriore piacere attraverso la ripetizione del comportamento. Il gioco può perciò diventare una droga e far scivolare verso forme di dipendenza che rischiano di sortire conseguenze devastanti per la vita del giocatore patologico e dei suoi familiari.
Tutto qui? Certamente no. Per la maggior parte delle persone il gioco è sfida, misura di sé, sogno, desiderio, ricerca di felicità a poco prezzo, evasione, emozione e molto altro ancora. Inoltre la disponibilità di bische sempre disponibili e facilmente accessibili, grazie all’enorme potenzialità della Rete, moltiplica all’infinito il fascino magnetico del gioco d’azzardo, e del poker in modo specifico. Tutto senza conseguenze? Non proprio, se pensiamo allo straordinario potenziale alienante dei tecnoparadisi ludici e artificiali.
Tra i protagonisti delle scommesse spiccano gli adolescenti: almeno 7 su 10 giocano e scommettono, in barba a divieti e norme che limiterebbero grandemente il gioco d’azzardo e le scommesse nei minorenni. Tra i giochi più praticati proprio il poker on line, giocato anche in facebook (qui gratis, ma che allenamento allo stile di vita del giocatore!), e i facilissimi 'gratta e vinci'. Sta crescendo una generazione di giocatori che farà impallidire quella attuale. Al di là di moralismi arrugginiti o di allarmi ad effetto, il fenomeno merita una riflessione. La precocizzazione dei comportamenti è una caratteristica dell’accelerazione straordinaria che viviamo e riguarda molti ambiti. E non è senza conseguenze: ogni comportamento dovrebbe essere congruo con lo sviluppo cognitivo ed emotivoaffettivo del bambino e dell’adolescente. Se prendiamo il caso dei giovanissimi, dobbiamo considerare il tipico atteggiamento di sfida, di misurazione di sé, di ricerca di emozioni, di attrazione per il rischio, tutti ingredienti che conferiscono alla scommessa e al gioco un fascino talvolta irresistibile.
Eppure questo non basta a spiegare il fenomeno. Non basta, quando osserviamo un ragazzino acquistare in edicola uno di quei giochi senza fatica come i vari 'gratta e vinci'. Nella sua mente si sta costruendo la convinzione che attraverso strumenti semplici, privi di impegno, totalmente scollegati a ogni merito, è possibile cambiare la vita. Le 'sfide' tipiche dell’infanzia e dell’adolescenza lasciano il posto alla 'ruota della fortuna'. Se nelle sfide c’era la costruzione di sé attraverso l’impegno e il merito, nella 'ruota della fortuna' c’è la deresponsabilizzazione e l’inutilità dell’impegno. Se perdo non comprometto la mia autostima perché è colpa di un sistema cieco, se vinco mi sento eccezionale: massimo risultato con il minimo sforzo.
E perché un adolescente, che invece dovrebbe sentirsi attratto dalle grandi sfide in cui impegnarsi, è al contrario attratto dalle bische on line? Forse perché mancano le grandi sfide, trasformate in competitività senza cuore e in efficientismo senza tempo. E forse quello che serve è piuttosto tornare a trasmettere agli adolescenti e anche a noi adulti il sottile piacere delle grandi sfide. È questa, dunque, la 'scommessa' finale: saremo sempre più risucchiati da luccicanti poker on line o sapremo riscoprire il fascino delle sfide che la vita ci propone, riaccendendo la passione?
Avvenire 8 gennaio 2010