DISCERNERE
Uno sguardo profetico sugli eventi
Gli adolescenti. Passeranno con gli anfibi sulle nostre certezze. Costanza Miriano
Adolescenti. Accorgersi di crescere. Di Franco Nembrini
Guardavo mia madre lavorare in casa e piangevo perché sentivo che qualcosa me la stava portando via, neanche il bene che le volevo reggeva, perdevano di consistenza tutte le cose che mi erano care.
Vissi un anno o due in una crisi molto profonda, abbandonando evidentemente la pratica religiosa, che non mi diceva più niente, sfidando con cattiveria una mia sorella che nel frattempo aveva incontrato Comunione e Liberazione, dicendole: «Dimmi da che cosa ti avrebbe salvato il Salvatore, che cosa ti avrebbe redento il Redentore? Siete come gli altri, anzi peggio degli altri, soffrite e morite come gli altri: dove sta la salvezza? Da cosa ti avrebbe salvato?
Quando esci la domenica dalla Messa cosa puoi dire di te stessa più di quello che posso dire io?».
Non poteva evidentemente dire allora (aveva 19 anni), non poteva rispondermi quello che oggi risponderemmo insieme: che il di più che Gesù ha portato nella vita è semplicemente l’io, l’io, una persona che prima non c’era, una coscienza di sé e delle cose che prima non c’era, e che era quello io stavo cercando, cosa era mancato nell’educazione che avevo ricevuto?
Una volta è venuto a trovarmi il papà di una mia alunna (un po’ strana, un po’ fuori di testa), molto preoccupato e addolorato perché la figlia lo faceva tribolare. Suonò il campanello quella sera a casa mia, cenammo insieme, e alla fine, affrontando il problema che gli stava a cuore scoppiò a piangere, si tirò su la manica della camicia facendomi vedere le vene e, quasi urlando disperatamente, mi disse (siccome aveva capito tra me e sua figlia, un po’ di feeling era nato, ci si intendeva, insomma), mi disse, battendosi la mano sul braccio: io la fede ce l’ho nel sangue, ma non la so più dare a nessuno. Può farlo lei? Lei può lo faccia, per carità, perché io ce l’ho nel sangue, ma non la so più comunicare nemmeno a mia figlia».
Poi ho capito che tutto il dramma di quel genitore era questo:pensava che tra lui e sua figlia ci fosse una generazione di differenza e invece s’erano infilati tra lui e sua figlia cinquecento anni di una cultura che aveva negato tutta la sua tradizione e le cose di cui lui viveva, e che televisione, scuola, (ora bisogna aggiungere anche internet) – dal secondo dopoguerra in poi – avevano infilato tra lui e sua figlia.
È il grande richiamo di Benedetto nel memorabile discorso di Verona alla Chiesa italiana: allargate la ragione, date la modernità per raccogliere tutto il positivo ma anche per denunciare le insufficienze di una cultura nichilista e relativista che si è costruita negli ultimi secoli e che per tanti aspetti si è rivelata nemica dell’uomo.
Venne a casa mia. La mia povera mamma aveva un dolore e cioè che il primo dei dieci figli, che era stato in seminario, ne era uscito sull’onda della contestazione e aveva non solo abbandonato la pratica religiosa e la Chiesa, ma aveva fondato uno dei primi gruppi extraparlamentari dei nostri paesi, insieme ad altri sette ex-seminaristi.
Don Giussani venne a conoscere i miei genitori: confessò la mia mamma, che credo gli abbia parlato del suo dolore mentre mio fratello non era in casa quel giorno. La settimana dopo da Milano arrivò un pacco di libri per questo mio fratello che lui non aveva conosciuto. E con mio grandissimo stupore il pacco di libri, invece che contenere Bibbie o Vangeli, conteneva Il Capitale di Carlo Marx e altri libri di quel tipo. Fu il giorno in cui ebbi il primo sospetto serio che Dio esistesse, perché solo Dio può fare una cosa così; ho avuto lì l’idea che l’altro nome dell’educazione sia misericordia, sia carità, sia quella cosa per cui Dio ti viene incontro lì dove sei: non ti chiede prima di cambiare, non ti chiede prima di fare qualcosa, è lì dove sei tu, con i tuoi gusti, con i tuoi interessi, col tuo temperamento, con i tuoi peccati.
Vedere Giussani che senza paura, senza venir meno a niente di sé stesso, regalava Carlo Marx a mio fratello perché sapeva che lui era lì, ecco, mi fece venire questa idea: che l’educazione è questa misericordia in atto, per cui Dio ci viene incontro lì dove siamo.
È la natura stessa dell’amore. Gratuità assoluta. «In questo sta l’amore: che Dio ci ha amati per primo, mentre eravamo ancora peccatori».
Questa identificazione dell’educazione con la misericordia porta con sé alcune conseguenze che mi sembrano decisive. Innanzi tutto che l’educazione non poggia su tecniche psicologiche pedagogiche o sociologiche. È l’offerta della propria vita alla vita dell’altro. È una proposta di vita esistenzialmente significativa e convincente che ha le sue radici nell’esperienza lieta certa del testimone. Se per educare fossero bastate le parole, dal cielo sarebbero piovuti Vangeli, invece Gesù Cristo è venuto, per essere compagno della nostra povera esistenza.
Tutto il segreto dell’educazione mi pare che sia questo: i tuoi figli ti guardano: quando giocano non giocano mai soltanto, quando provocano o qualsiasi altra cosa facciano in realtà con la coda dell’occhio ti guardano sempre, e che ti vedano lieto e forte davanti alla realtà è l’unico modo che hai di educarli.
Lieto e forte non perché perfetto (tanto non lo crederanno mai, e come è patetico e triste il genitore che cerca di nascondere ai figli il proprio male), ma perché sei tu il primo a chiedere e a ottenere giorno dopo giorno di essere perdonato.
La domanda del perdono rende liberi, liberi anche di sbagliare, liberi dall’angoscia della “coerenza ad oltranza” della “correttezza ipocrita” che a lungo andare non regge. Chiedere perdono è perseguire un ideale con le nostre debolezze, questo ci rende sempre tutti figlioli prodighi.
Le sdraiate. Le sorelle Obama consolano tutti i genitori del mondo: non si può nulla contro i teen-monosillabi
di Annalena Benini | Il Foglio 02 Dicembre 2014

Adolescenza. Articoli molto interessanti
Incandescenti Inafferrabili
per cinquepassi.org
L’adolescenza non è un tempo a parte.
Me lo ricordo perché è ora. Perché quel groviglio di insoddisfazione che costituisce quel momento di grazia (di naturale grazia) che chiamiamo adolescenza è il distillato di quello che siamo. Sempre. Tutta la vita. Noi siamo esattamente quel senso di scomodità, di inadeguatezza. Solo che poi, man mano che si cresce, l’istinto a “sistemarsi”, tra lavoro e spesa, bollette o figli, è come se sospendesse sotto una finta necessità o un triste cinismo quel grido vero.
Voglio dire che l’adolescenza non è un tempo a parte. Mi ricordo mio padre che, forse per sdrammatizzare certi scontri che avevo con mia mamma, diceva :
Un momento di grazia e di libertà. Perché mai come in quel momento (altro dono della natura) sei capace di attaccarti a quello che ti attrae. Mai come allora sei generoso nel dare tutto di te. Una dinamica, anche questa, che vale per tutta la vita. Per una vita che sia vita. Ma in quel momento è come se ti venisse naturale, come se la natura ti spingesse a essere quello che, poi, devi esercitarti ad essere.
Per questo quello che cambia la vita di un adolescente, che ne decide il presente e il futuro, non è, secondo me, l’educazione, la famiglia, gli amici o gli studi. E’ semplicemente la fortuna di trovare un padre. O una madre. Che non è detto (anzi, non lo è quasi mai) che sia il padre o la madre che l’hanno generato. E’ un adulto che vive lo stesso suo desiderio. La stessa sua urgenza. E che perciò può dirgli con autorevolezza, perché lo vive per sé: “ Guarda che non sei sbagliato, guarda che quel desiderio che senti traboccare è giusto, sacrosanto, è anche il mio, quella tensione infinita è quello che fa di te un uomo o una donna. E c’è qualcuno che può soddisfarla. Sta con me e prova a vedere se ho ragione”. Sta con me non perché io posso risponderti, ma perché, stando con me, tu possa camminare nella direzione giusta. Quella in cui ti troverai a essere oggetto di uno sguardo che dà senso a te. E a tutto.
E i genitori? Non contano più? Contano tantissimo. Io devo ai miei genitori se ho incontrato padri e madri che sono stati decisivi per la mia vita. Contano nella misura in cui favoriscono ai figli di poter trovare adulti così. Allora anche il rapporto con il padre e la madre che ti hanno generato, tanto più se vivono la stessa tensione tua, prima o poi cambia. Fiorisce. Diventi grato per la vita. Perché capisci, magari senza che loro nemmeno lo sappiano, che ti hanno dato molto più del cibo, delle vacanze, degli studi.
Io per mio figlio, che fra poco compirà due anni, desidero solo questo. Che a 13, 14 anni possa incontrare un adulto così. Chiedo che possa incrociare lo sguardo di qualcuno che lo rassicuri sul fatto che la vita è buona, che c’è un significato e che il desiderio di cui è fatto non è sbagliato.
per cinquepassi.org
Solo l’anticipazione del senso giustifica l’anticipazione della vita
La vita stessa ci viene data necessariamente senza consenso previo, ci viene donata così e non possiamo decidere prima «sì o no, voglio vivere o no».
E, in realtà, la vera domanda è: «E’ giusto donare vita in questo mondo senza avere avuto il consenso – vuoi vivere o no?
Si può realmente anticipare la vita, dare la vita senza che il soggetto abbia avuto la possibilità di decidere?».
Io direi: è possibile ed è giusto soltanto se, con la vita, possiamo dare anche la garanzia che la vita, con tutti i problemi del mondo, sia buona, che sia bene vivere, che ci sia una garanzia che questa vita sia buona, sia protetta da Dio e che sia un vero dono. Solo l’anticipazione del senso giustifica l’anticipazione della vita.
QUEI MEDICI INGLESI AVALLANO LA PEDOFILIA. Più di mille bambine tra gli 11 e i 13 anni hanno ottenuto un anticoncezionale
Nicoletta Tiliacos
Adolescenti e social network. 10° Rapporto Nazionale sulla condizione dell'Infanzia e dell'Adolescenza (2009)
Fare comunità…a distanza. Il 28,7% degli adolescenti ritiene che i social network siano utili strumenti per rimanere in contatto con gli amici di sempre e con quelli che si trovano lontano o non si frequentano da molto tempo (23,6%). Fare nuove conoscenze rappresenta il motivo principale per cui il 14,9% dei ragazzi ha deciso di affacciarsi al mondo delle reti sociali sul web. Alcuni social dispongono di particolari applicazioni (giochi, gruppi, test) che rappresentano, per il 10,4% dei ragazzi una possibile alternativa per riempire il tempo libero. Ridotta, invece, appare la parte di campione che sfrutta questi mezzi di comunicazione per rintracciare notizie su eventi o argomenti di proprio interesse (2,8%). Le opinioni negative sull’argomento coinvolgono solo il 13% degli adolescenti che, nell’8% dei casi, considerano i social solo una perdita di tempo e, per il 5%, sono convinti che usarli possa mettere a rischio la riservatezza personale. Tra i 16 e i 19 anni i social network vengono considerati utili strumenti per recuperare vecchie amicizie (24,6% contro 22,1% dei 12-15eeni). I più piccoli, invece, considerano che essere membro di una comunità virtuale possa essere un buon modo per mantenere le amicizie (29,6% vs 28,1%) e per avere l’opportunità di conoscere persone nuove (15,9% vs 14,3%).
Casi di ordinaria pedofobia, in nome della salute sessuale e riproduttiva delle adolescenti, in nome dei bambini e delle bambine! Giuliano Ferrara
il New York Times e Lancet non è tenuta
in considerazione: è quello che deduco vedendo
come sia stata ignorata nei corridoi del palazzo
di Vetro la notizia che oggi sono state
presentate le conclusioni di un recente studio
della rivista britannica. In esso si dimostra come
la mortalità materna in tutto il mondo
stia diminuendo – con alcune infelici eccezioni
nazionali – grazie al miglioramento dei servizi
sanitari e alla formazione del personale
ostetrico specializzato: di sicuro non grazie alla
liberalizzazione dell’aborto. La piaga delle
morti delle madri è però, attualmente, l’argomento
più gettonato dai promotori del controllo
delle nascite nei paesi in via di sviluppo,
in questi giorni riuniti a New York per la
43esima commissione su Popolazione e sviluppo
dell’Onu: più aborto per diminuire il
numero di madri che muoiono dando la vita.
Per questa lobby, dunque, il tempismo della
pubblicazione dell’articolo avrebbe potuto essere
un ostacolo importante nell’opera di persuasione
delle delegazioni ad adottare la risoluzione
che promuove l’accesso ai servizi di
“salute sessuale e riproduttiva” – leggi: aborto,
come recentemente ha spiegato Hillary
Clinton – per tutte le donne e le adolescenti
del mondo.
Emanuele Rizzardi, Catholic Family and
Human Rights Institute, New York
Casi di ordinaria pedofobia, sulla scala
della cattiva coscienza del conformismo
globale omicidario. In nome della salute
sessuale e riproduttiva delle adolescenti,
in nome dei bambini e delle bambine! E
Adriano Prosperi ha il coraggio di scrivere
che nella società moderna l’infanzia è
tenuta in palmo di mano
© Copyright Il Foglio 2010
Ragazzina 13enne inviava mms porno in cambio di ricariche telefoniche
SCATTI SEMPRE PIÙ ESPLICITI - L'esatta località non viene svelata dagli inquirenti, per non svelare l'identità dei minori coinvolti in questo giro di foto e filmati osè. Da quanto trapelato, emerge solo che la vicenda coinvolge l'area collinare intorno Tolmezzo. La ragazzina avrebbe iniziato con la vendita di autoscatti di nudo, per poi riprendersi anche in piccoli filmati via via sempre più espliciti. In cambio, otteneva regali, tra cui ricariche telefoniche. Le indagini sono coordinate dalla procura di Tolmezzo. Secondo la stampa locale la tredicenne dimostrerebbe più anni di quelli che ha. Figlia di genitori separati, è una delle più brave della classe.
14/04/2010
© Copyright Il tempo
Di corsa in autostrada per finire su YouTube. Genova, la follia di tredici ragazzini: attraversare la A7 senza farsi investire La polizia li salva.
Fermati e segnalati dalla polizia al Tribunale dei Minori di Genova, i giovani, tra i 13 e i 16 anni, rischiano ora una serie di denunce per procurato allarme, attentato alla sicurezza dei trasporti, danneggiamento. Teatro dello spericolato passatempo un tratto urbano della A7 all’altezza di Bolzaneto, dove la carreggiata con due corsie corre tra le case con un percorso tortuoso che costringe gli automobilisti a rallentare. I ragazzi hanno giocato col fuoco ieri pomeriggio per diversi minuti fino all’intervento della polizia stradale, chiamata alle 17.30 da alcuni residenti e da automobilisti stupefatti che se li sono trovati a pochi metri dal cofano. Il gruppo è fuggito attraverso il buco nella rete di recinzione creato poco prima per scendere sulla carreggiata ma dopo una breve ricerca è stato trovato dai poliziotti nascosto poco distante nei pressi di un edificio abbandonato. Dapprima i ragazzi hanno negato, poi uno di loro ha detto che era sceso sull’autostrada per prendere il pallone che era rotolato oltre la recinzione. Alla fine hanno confessato spiegando che volevano fare un video e poi metterlo sul web.
Per questo correvano da un guard rail all’altro come fulmini, da soli o in coppia, in un caso costringendo un automobilista a una schivata da brividi che lo ha costretto a sfiorare l’incidente. La polizia, costretta a chiudere una corsia per fare riparare la recinzione e eseguire le battute per trovare i ragazzi, ha avvertito il magistrato e le famiglie. Alcuni ragazzi si sono presi degli schiaffoni dai genitori, altri se la sono cavata con una ramanzina. Qualche parente avrebbe difeso i figli dicendo che in fondo si trattava solo di una innocente bravata.
Di tutt’altro avviso agenti della Polstrada, che nel rapporto al magistrato hanno evidenziato i grandi rischi corsi dai ragazzini e il pericolo provocato per la circolazione.
© Copyright La Stampa 28 marzo 2010
Allarme alcolismo in Italia: oltre 500 mila i minori a rischio

R. – Io terrei presente soprattutto questo dato che emerge anche dal rapporto e che ci differenzia rispetto agli altri Paesi europei: in Italia l’età di prima assunzione è piuttosto precoce, intorno ai 12 anni, diversa rispetto alla media europea che è di 14 anni. Credo che dobbiamo considerare dove vivono questi ragazzi intorno ai 12 anni: vivono prettamente aggrappati al loro tempo e a quello delle loro famiglie e in alcuni ambienti di svago con i propri compagni. Le famiglie hanno un ruolo importante nel cercare di trasmettere un’educazione consapevole nei confronti delle bevande alcoliche. Il consumo di alcolici all’interno della popolazione adulta è spesso all’interno di un territorio a rischio. Quindi è ovvio che le ragazze che crescono in ambienti con adulti con questo tipo di comportamenti, possano assumere questo tipo di comportamento. D’altra parte, a 12 anni è facile che questo tipo di atteggiamento sia molto più legato all’esigenza di creare una coesione sociale, un sentirsi parte di un gruppo attraverso una sostanza che è la sostanza d’ingresso al mondo dello sballo, dell’alterazione, proprio perché gode di questa maggior tolleranza e maggior accettazione a livello sociale.
Nel rapporto a finire sotto accusa sono soprattutto le nuove mode del bere, importate dall’estero e seguite e da molti giovani. Ma cosa chiedono i genitori, sempre più preoccupati da questa emergenza? Emanuela Campanile a Maria Rita Munizzi, presidente nazionale del Movimento Italiano Genitori (Moige):

R. – Nell’ottica della prevenzione è necessario che vengano riconosciute delle risorse finanziarie per sviluppare dei programmi di informazione e di sensibilizzazione nelle scuole rivolte ai giovanissimi, perché non esiste prevenzione laddove non esiste un investimento che aiuti i ragazzi a comprendere quelli che sono gli stili di vita corretti, anche in ottica di consumo alcolico. Noi, già da tempo, chiediamo l’innalzamento del divieto di vendita degli alcolici dai 16 anni – qual è l’attuale normativa italiana – ai 18 anni. In attesa che avvenga questo a livello legislativo, è però necessario che venga rispettato il divieto della vendita di alcolici ai minori di 16 anni. Purtroppo quello che accade è che nei luoghi di intrattenimento dei nostri figli - penso ad esempio alla baby discoteche, che fanno tanto discutere - vengono venduti alcolici. Noi vogliamo che i nostri ragazzi siano tutelati dal punto di vista dei luoghi di intrattenimento e quindi possano andarci tranquillamente senza, però, che venga loro offerto alcool o altro.
D. - Oltre alle responsabilità delle istituzioni, anche i genitori devono fare la loro parte in famiglia?
R. – Il dovere dei genitori, anche qui, è quello di mantenere fermo il punto, perché è chiaro che alcuni modelli si apprendono in famiglia. E’ importante, ad esempio, che i genitori sappiano che fino ai 16 anni, il fegato dei nostri figli non ha gli enzimi per detossificare l’alcool. Quindi non cadiamo nel tranello di dire: “Va bene un goccino di vino a tavola con i genitori…”. E questo perché ci sono alcune regole, imposte dalla natura, alle quali non si sfugge. E’ importante, quindi, dare il buon esempio in famiglia, essere chiari nei divieti. Bisogna essere fermi da questo punto di vista e far loro comprendere che è legato proprio ad una maturazione dell’organismo, per cui consideriamo che quello che beve un ragazzino di 12 anni è dieci volte più pericoloso che se lo bevesse quando ha il sistema completamente maturo e in grado di detossificare l’alcool. E’ importante che chiaramente anche il genitore faccia la propria parte.
© Copyright Radio Vaticana
Invogliati a farlo contro voglia...
Cala il desiderio sessuale tra i giovani, man mano che il primo rapporto diventa più precoce. I ragazzini si sentono obbligati a farlo dai programmi TV, dai VIP che si fantano dei loro rapporti sessuali a 14 anni e non sanno come farlo, soprattutto ad un'età in cui tutto vorrebbero fare tranne aprirsi agli altri, spogliarsi dei vestiti e dei ripari, nell'epoca della timidezza, della crisi di identità... Poi si stufano, o viene una vera anoressia sessuale. Chi governa i media dovrebbe fare mea culpa.
© Copyright http://carlobellieni.splinder.com/
Sos alcol beve il 17 per cento dei 12enni L'età di inizio è la più bassa d'Europa Sempre più diffuso il «binge drinking» e il consumo lontano dai past
L'INDAGINE - Il dato allarmante è contenuto nella Relazione al Parlamento sugli interventi realizzati da Ministero della Salute e Regioni in materia di alcol e problemi alcolcorrelati, anni 2007-2008. Tra i giovani di 18-24 anni di entrambi i sessi, evidenza la Relazione, ha consumato bevande alcoliche il 70,7%, con una prevalenza superiore alla media nazionale. Inoltre, afferma il ministero della Salute, «per quanto riguarda i giovani, la bassa età del primo contatto con le bevande alcoliche è l'aspetto di maggiore debolezza del nostro Paese nel confronto con l'Europa (in media 12,2 anni di età, contro i 14,6 della media europea)».
BINGE-DRINKING - Tra i comportamenti a rischio è sempre più diffuso il binge drinking (abbuffate d'alcol fino all'ubriacatura), soprattutto nella popolazione maschile di 18-24 anni (22,1%) e di 25-44 (16,9% ). Altra tipologia di consumo a rischio prevalente tra i giovani è, inoltre, il consumo fuori pasto, che ha riguardato nel 2008 il 31,7% dei maschi e il 21,3% delle femmine di età compresa fra gli 11 e i 24 anni. Nella stessa fascia di età, il 13,2% dei maschi e il 4,4% delle femmine ha praticato il binge drinking nel corso dell'anno.
PER IL 9,4% DEGLI ITALIANI CONSUMO SMODATO - Per quanto riguarda il consumo di alcol in generale nella popolazione, la relazione del Ministero dice che in Italia va meglio che in altri Paesi europei, ma il rischio resta alto: il consumo di bevande alcoliche tra gli italiani, pur registrando percentuali minori rispetto ad altre nazioni, rimane comunque sostenuto, tanto che il 9,4% della popolazione consuma quotidianamente alcol in quantità non moderate e il 15,9% non rispetta le indicazioni di consumo proposte dagli organi di tutela della salute. Il quadro epidemiologico conferma la diffusione, in atto negli ultimi anni, di comportamenti a rischio lontani dalla tradizione nazionale, quali i consumi fuori pasto, le ubriacature e il binge drinking. Nei confronti dell'Europa, rileva la Relazione, «l'Italia presenta una minore prevalenza di consumatori di bevande alcoliche e una minore diffusione del binge drinking; tuttavia, fra coloro che consumano alcol, ben il 26% lo fa quotidianamente (il doppio della media europea), il 14% lo fa da 4 a 5 volte a settimana (valore più alto in Europa) e il 34% pratica il binge drinking almeno una volta a settimana (contro il 28% della media europea)». (Fonte Agenzia Ansa)
03 marzo 2010
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In Svizzera i preservativi per i giovani I profilattici hanno apertura e misure ridotte, adatte per gli adolescenti. «Solo così sono davvero protetti»
«Spesso i giovani non trovano il preservativo adatto», ha spiegato Bettina Maeschli, portavoce Aiuto Aids Svizzero che lancia il prodotto in cooperazione con altre associazioni e Fondazioni. Per l'Aiuto Aids Svizzero «solo se la misura è giusta, i ragazzi sono davvero protetti». Un recente studio della Commissione federale per l'infanzia e la gioventù aveva evidenziato che, durante i rapporti sessuali, i ragazzi tra i 12 e i 14 anni non si proteggono abbastanza. È quindi necessario discutere apertamente anche della grandezza giusta del preservativo, ha aggiunto Maeschli. (fonte Ansa)
Pillola del giorno dopo, boom nei weekend: Triplicate le adolescenti che chiedono il farmaco la domenica e il lunedì. "Tra loro molte 14enni"
La preoccupazione non è dettata dai numeri, ma dal fatto che sono spia di un sesso precoce, legato ai momenti di svago e/o di sballo, fatto con poche precauzioni: se durante la settimana, infatti, la media delle richieste solo alla Mangiagalli è di una o due al giorno, la domenica e il lunedì si sale a cinque/sei. Del resto, dai dati della Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo), presentati a Milano il 4 febbraio, emerge che una giovanissima su sei — a 14 anni — ha già fatto l’amore; per 6 ragazze su 10 la prima volta è fra i 15 e i 18 anni. Spesso non vengono usati né i profilattici né gli altri contraccettivi: il 37% delle giovanissime non utilizza nessuna protezione (17%) o semplicemente il coito interrotto (20%).
La pillola del giorno dopo si può chiedere al medico di famiglia e ai consultori, ma il punto di riferimento per le giovanissime è soprattutto il Pronto soccorso. La possono ottenere anche le minorenni. Lo prevede l’articolo 2, comma d), della legge 194 («La somministrazione su prescrizione medica, nelle strutture sanitarie e nei consultori, dei mezzi necessari per conseguire le finalità liberamente scelte in ordine alla procreazione responsabile è consentita anche ai minori»). L’Asl di Milano prevede la sua distribuzione, salvo casi eccezionali, a partire dai 14 anni. «Sotto questa età è preferibile avere l’autorizzazione dei genitori », spiega Roberto Calia, alla guida del Servizio Famiglia di corso Italia.
Alle minorenni, comunque, alcuni medici preferiscono non prescriverla: «È una questione deontologica — sottolinea Emilio Grossi, ginecologo della Macedonio Melloni —. Alle ragazze che hanno meno di 18 anni, in assenza di un genitore, preferisco non darla perché può avere effetti collaterali». Dice Calia: «La sfida dei prossimi mesi sarà trovare una risposta omogenea al fenomeno per tutta la città». Attenzione: dibattiti etici a parte, la pillola del giorno dopo è considerata una contraccezione d’emergenza da prendere entro 72 ore dal rapporto sessuale. Wikipedia riporta, per esempio, la scelta del ginecologo della clinica Mangiagalli Tiziano Motta di prescriverla tranquillamente anche se è un obiettore di coscienza. Non va confusa, infatti, con la Ru 486, il farmaco che, invece, può essere utilizzato al posto dell’aborto chirurgico (l’Agenzia italiana per il farmaco ha dato il via libera alla sua immissione in commercio il 9 dicembre, ma il Myfegine non è ancora arrivato in Italia). Ma questa è tutta un’altra storia.
Simona Ravizza
26 febbraio 2010
© Copyright Corriere della sera
IL BOOM DI POKER ON LINE E SCOMMESSE. Se l’azzardo addormenta la passione per la sfida. Tonino Cantelmi
I l 3 per cento del Pil in Italia viene bruciato in scommesse e giochi d’azzardo. E il poker on line a dicembre ha superato ogni record.
Infatti nel mese appena trascorso – informa l’Agicos – gli italiani hanno giocato sui tavoli verdi virtuali 241,3 milioni di euro, battendo il precedente primato di 234,1 milioni di euro di ottobre: tra gennaio e dicembre 2009 la raccolta ha quindi infranto il muro dei 2,3 miliardi di euro, confermando il poker come il gioco più praticato via internet. Perché il gioco d’azzardo e la scommessa piacciono? Perché la prospettiva della vincita (specie se casuale e imprevedibile) è un comportamento che attiva il nucleo accumbens (una piccola e molto sensibile area cerebrale) e determina la produzione di dopamina, il neurotrasmettitore del piacere. E il piacere immaginato o provato per una vincita determina la ricerca di ulteriore piacere attraverso la ripetizione del comportamento. Il gioco può perciò diventare una droga e far scivolare verso forme di dipendenza che rischiano di sortire conseguenze devastanti per la vita del giocatore patologico e dei suoi familiari.
Tutto qui? Certamente no. Per la maggior parte delle persone il gioco è sfida, misura di sé, sogno, desiderio, ricerca di felicità a poco prezzo, evasione, emozione e molto altro ancora. Inoltre la disponibilità di bische sempre disponibili e facilmente accessibili, grazie all’enorme potenzialità della Rete, moltiplica all’infinito il fascino magnetico del gioco d’azzardo, e del poker in modo specifico. Tutto senza conseguenze? Non proprio, se pensiamo allo straordinario potenziale alienante dei tecnoparadisi ludici e artificiali.
Tra i protagonisti delle scommesse spiccano gli adolescenti: almeno 7 su 10 giocano e scommettono, in barba a divieti e norme che limiterebbero grandemente il gioco d’azzardo e le scommesse nei minorenni. Tra i giochi più praticati proprio il poker on line, giocato anche in facebook (qui gratis, ma che allenamento allo stile di vita del giocatore!), e i facilissimi 'gratta e vinci'. Sta crescendo una generazione di giocatori che farà impallidire quella attuale. Al di là di moralismi arrugginiti o di allarmi ad effetto, il fenomeno merita una riflessione. La precocizzazione dei comportamenti è una caratteristica dell’accelerazione straordinaria che viviamo e riguarda molti ambiti. E non è senza conseguenze: ogni comportamento dovrebbe essere congruo con lo sviluppo cognitivo ed emotivoaffettivo del bambino e dell’adolescente. Se prendiamo il caso dei giovanissimi, dobbiamo considerare il tipico atteggiamento di sfida, di misurazione di sé, di ricerca di emozioni, di attrazione per il rischio, tutti ingredienti che conferiscono alla scommessa e al gioco un fascino talvolta irresistibile.
Eppure questo non basta a spiegare il fenomeno. Non basta, quando osserviamo un ragazzino acquistare in edicola uno di quei giochi senza fatica come i vari 'gratta e vinci'. Nella sua mente si sta costruendo la convinzione che attraverso strumenti semplici, privi di impegno, totalmente scollegati a ogni merito, è possibile cambiare la vita. Le 'sfide' tipiche dell’infanzia e dell’adolescenza lasciano il posto alla 'ruota della fortuna'. Se nelle sfide c’era la costruzione di sé attraverso l’impegno e il merito, nella 'ruota della fortuna' c’è la deresponsabilizzazione e l’inutilità dell’impegno. Se perdo non comprometto la mia autostima perché è colpa di un sistema cieco, se vinco mi sento eccezionale: massimo risultato con il minimo sforzo.
E perché un adolescente, che invece dovrebbe sentirsi attratto dalle grandi sfide in cui impegnarsi, è al contrario attratto dalle bische on line? Forse perché mancano le grandi sfide, trasformate in competitività senza cuore e in efficientismo senza tempo. E forse quello che serve è piuttosto tornare a trasmettere agli adolescenti e anche a noi adulti il sottile piacere delle grandi sfide. È questa, dunque, la 'scommessa' finale: saremo sempre più risucchiati da luccicanti poker on line o sapremo riscoprire il fascino delle sfide che la vita ci propone, riaccendendo la passione?
Avvenire 8 gennaio 2010
Il sesso da giovanissime raddoppia il rischio di tumore alla cervice uterina
REDDITO - I ricercatori si sono focalizzati anche sul reddito dal momento che è già noto che l'incidenza del cancro della cervice è più alta tra le meno abbienti. A render più fitto il mistero c'è il fatto che i tassi di infezione da Hpv sono omogenei tra le donne più ricche e le altre, ma il cancro colpisce di più le indigenti. Così, cercando di capirne il motivo, gli studiosi hanno scoperto che le meno abbienti in media fanno sesso prima, ovvero con circa quattro anni di anticipo rispetto alle coetanee benestanti. Finora questo divario, che accomuna le donne di ogni angolo del pianeta, era attribuito alla scarsa attenzione ai test per stanare la malattia tra le classi sociali meno abbienti. Ma, secondo il nuovo studio, il fattore più importante sarebbe un altro: a quanti anni si inizia a far sesso. A incidere, secondo la ricerca, anche l'etá della prima maternità e, in parte, il fatto di fare il Pap-test, mentre nessun legame è stato riscontrato con il numero di partner avuti o col fatto di essere fumatrice. «Se si viene infettate presto dall'Hpv - spiega Silvia Franceschi, scienziata italiana a capo della ricerca - il virus ha più tempo a disposizione per produrre tutta quella serie di eventi a catena che possono portare allo sviluppo del cancro».
Corriere della Sera 21 dicembre 2009
PER APPROFONDIRE, DISCERNERE E AIUTARE I NOSTRI FIGLI. ARTICOLI, INCHIESTE, COMMENTI SU INTERNET, SESSUALITA' E SOCIAL NETWORK
- Il Papa: Il Battesimo è la fonte della vita. Da esso sgorga lo Spirito Santo che ci guida a vivere la vita secondo verità.
- Indagine della società italiana di pediatria Internet e televisione «padroni» degli adolescenti italiani
- Web, altre regole non sono necessarie. Di Beppe Severgnini
- Gillmor: "Impensabili i filtri in rete. Ma chi incita all'odio ci metta la faccia"
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- Il lato oscuro della rete. Il web invaso da minacce e insulti
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Quando non si vuol proprio vedere dove sta il problema Londra ci ricasca: gravidanze giovanili? Servono pillole gratis
Pillole contraccettive senza ricetta per le ragazze: così in Inghilterra corrono ai ripari per l’alto numero di gravidanze di teenagers: 42 ogni mille di loro, nel 2007. Già erano disponibili nelle farmacie inglesi senza ricetta le pillole del giorno dopo -che però hanno ridotto le gravidanze delle ragazze meno di quanto prevedevano i promotori: solo dell’11% - e ora anche questa novità. Insomma, tutti a correre ai ripari contro le gravidanze delle teenagers, senza riflettere che solo il 50% ha poi abortito, mettendo in luce che mentre gli adulti vorrebbero fare piazza pulita delle gravidanze giovanili, tante giovani invece non ne vogliono fare a meno e lanciano un grido: la vita di una giovane ha iscritto in se stessa la possibilità di diventare mamma. E allora si potrebbe pensare: diamo la possibilità di far famiglia prima di quanto accade ora. Invece no: si aprono i cancelli al sesso precoce per cui se non lo fai da giovane non sei alla moda, e si chiudono le porte ad ogni idea di fare famiglia e di avere figli; si ipersessualizza a fini commerciali una generazione di ragazzini, l’educazione sessuale si limita a spiegare come mettere il preservativo, ma si evita di accompagnare i giovani nel difficile e traumatico passaggio dell’adolescenza: l’età dell’insicurezza e dei cambiamenti ormonali, delle crisi esistenziali e della scoperta degli ideali. Agli ideali invece sostituiamo il sesso usa e getta e pensiamo che i ragazzi siano contenti. Invece no, tanto che le gravidanze giovanili sono una sorta di protesta per una violenza sociale che impedisce di fare famiglia e figli all’età giusta.
E’ dell’anno scorso il caso del patto delle 17 ragazze statunitensi che vollero restare tutte incinte senza rivelare chi fossero i padri dei bimbi, per un fenomeno di ribellione e anticonformismo. E pochi giorni fa la nota giornalista inglese Camilla Chafer sull’Independent, si gloriava giustamente di essere stata in grado, pur nella solitudine e povertà, di aver fatto nascere e allevato e educato il suo bambino quando lei aveva 17 anni. Si è laureata e si sta realizzando come persona; dice che non ce l’avrebbe fatta se non fosse stato per la sua scelta di far nascere il bimbo. Invece oggi pensare di avere un figlio da giovani (e magari non abortirlo quando c’è qualche problema) è una scelta controcorrente. Ma è’ “strana” la Chafer o è strano il resto del mondo? Non è una domanda pellegrina, perché se viviamo in una società violenta, che approva il sesso tra i giovani ma rifiuta i figli dei giovani, non vuol dire che dobbiamo approvarla. Il guaio è che questa società i bambini proprio non li sopporta: non sono previsti, non sono una priorità; non li fa più, non sopporta che i giovani li facciano e non sopporta che quando crescono pensino a riprodursi invece di pensare solo a consumare lingerie e scarpe di marca. Far propaganda per il sesso e censurare l’idea di far figli è come dare un pallone da basket ai ragazzi ma togliere i canestri: dopo un po’ ci si stufa; e i ragazzi si stufano del sesso inutile, le gravidanze delle teenagers sono il segni d questa insofferenza che sfocia in protesta, talvolta in rivolta.
“sesso” è tra le parole più ricercate dai bambini, in Brasile come in Europa
Nel corso di un mio recente viaggio per un’esperienza di volontariato in Brasile, ho avuto modo di confrontarmi con colleghi ricercatori sul rapporto internet e minori, anche in relazione al convegno al quale sono stato invitato a partecipare quale relatore alla Casa della gioventù di Belém (Parà).
Ebbene: sono risultati innumerevoli i punti di contatto, a conferma della globalizzazione in atto, in merito a quanto studiamo in Europa e in America Latina. Ad esempio, qui come là, i minorenni ricercano in internet nei motori di ricerca soprattutto le parole sesso e pornografia.
La conferma giunge dal sondaggio condotto da Symantec Corpnn che ha individuato tra i principali termini di ricerca di bambini e adolescenti in varie parti del mondo proprio le suddette parole. Tali termini sono ricercati soprattutto su Youtube, Google, Facebook e MySpace.
Secondo il pedagogista José Maria Cerutti Novaes “detta curiosità spesso appare quando è stimolata al di là del normale interesse, sia per aver ascoltato osservazioni di adulti sia per aver visto o sentito qualcosa in un altro modo”.
La ricerca rivela anche che i genitori sono poco attenti a ciò che fanno i loro figli su Internet. I bambini non dovrebbero passare ore e ore davanti al computer, senza limiti. Abbiamo bisogno di favorire il dialogo e stabilire un rapporto di fiducia monitorando soprattutto i siti nei quali si entra in conversazione.
L’elenco con le cento parole più ricercate è stato fatto dopo che Symantec ha stimato 3,5 milioni di ricerche effettuate da OnlineFamily di Norton.
Non dimentichiamo, poi, che MSN e le chat room sono linee aperte, ahimé, alla pedofilia e ciò al di là dei servizi offerti
E’ quindi stato accertato in America latina, che internet è anche una grande porta aperta a una serie di crimini on-line e a violenze commesse da adolescenti e contro gli stessi.
I dati da noi studiati sono quelli del Centro per la prevenzione dei crimini elettronici (Nurecel) del Brasile il cui Stato ha indicato che il numero di reati commessi per via elettronica, come internet o cellulari, cresce di circa il 20% ogni anno. Inoltre, la partecipazione degli adolescenti in casi di reati contro la classe e gli insegnanti attraverso internet è circa il 30% del totale dei crimini analizzati in rete.
Anche nel Sud America è, purtroppo grazie a internet, che registriamo la maggior parte dei casi di pedofilia. Chat e programmi come MSN e Skype sono nella lista dei più usati dagli adulti per eseguire la scansione della rete in cerca di minorenni.
E’ evidente che rispetto a uno strumento mondiale occorre che, anche in virtù della Convenzione per i diritti del fanciullo, l’Onu possa adottare azioni forti a tutela e protezione dei minorenni di tutto il mondo contro persone senza scrupoli.
Daniele Damele
http://periodicoitaliano.info/
Sesso, video e amici su internet per gli adolescenti
Internet è un punto di riferimento costante per gli adolescenti, che lo usano quotidianamente spesso con una certa preoccupazione da parte dei genitori, che di solito non sanno a quali ricerche in rete si dedicano i loro figli.
Uno studio che ha analizzato 3,5 milioni di ricerche in tutto il mondo si è proposto di verificare cosa cercano gli adolescenti su internet, scoprendo delle informazioni che per certi versi risultano inquietanti. I ragazzi cercano principalmente sul web video su YouTube, giochi, amici sui social network, ma anche contenuti pornografici.
Per quanto riguarda YouTube gli adolescenti sono alla ricerca soprattutto di cartoni animati giapponesi e video demenziali. Dopo il famoso video di condivisione video, gli spazi web più amati e più utilizzati dagli adolescenti sono Google e Facebook.
Fra le parole più cercate sul web dai ragazzi si scopre invece che la quarta è “sesso” seguita da “MySpace” e porno, mentre le prime in assoluto sono “Google” e “YouTube”. Fra i primi 100 termini più digitati compaiono anche Michael Jackson, eBay e la serie Swimming with Fred.
In aiuto dei genitori viene il software di monitoraggio diffuso da Symantec. In ogni caso bisogna prendere atto del fatto che ormai internet è entrato a pieno titolo nella vita dei ragazzi, per cui un atteggiamento allarmistico dei genitori è destinato a sortire pochi effetti. D’altronde spiare i figli, per cercare di proteggerli, non porta risultati efficaci.
Riconoscendo l’importanza assunta dal web per i ragazzi, è più che altro opportuno instaurare con loro un dialogo sui contenuti delle ricerche e sull’uso di internet come strumento di cui servirsi con senso di responsabilità.