DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

LA CHIESA NEL MONDO CONTRO L’ABORTO

1. Negli U.S.A.


La maggior parte degli statunitensi ritiene che l’aborto sia “moralmente scorretto”. Lo rivela, come riferisce l’agenzia Zenit, un sondaggio commissionato dai Cavalieri di Colombo e realizzato dall’Istituto Marista per l’Opinione pubblica tra fine dicembre e gli inizi di gennaio. Secondo lo studio, sono contrari all’aborto il 58% dei giovani tra i 18 ed i 29 anni, il 60% di chi ha un’età dai 30 ai 44 anni ed il 51% della generazione dai 45 ai 64 anni. Tra chi supera i 65 anni, 6 intervistati su 10 hanno espresso la propria opposizione all’interruzione di gravidanza. “Gli Stati Uniti hanno compiuto una virata – ha dichiarato il Cavaliere Supremo Carl Anderson – e stanno abbracciando la vita e, facendolo, stanno abbracciando un futuro di cui loro e tutti noi possiamo essere orgogliosi”. “I progressi della tecnologia mostrano chiaramente che un bambino non nato è in tutto un essere umano” ha aggiunto Anderson. “Questo, insieme al gran numero di statunitensi che conoscono una delle tante persone che si sono viste coinvolte negativamente dall’aborto – ha continuato – è certamente una ragione per cui gli americani sono sempre più insoddisfatti dell’eredità della sentenza Roe versus Wade”, ossia la sentenza con cui si introdusse l’aborto negli Usa. “La maggior parte della popolazione capisce che l’aborto ha conseguenze e che queste non sono positive”, ha concluso il Cavaliere Supremo. (F.C.)

Radiovaticana, 26 gennaio 2010

Il 22 gennaio 1973, quindi 37 anni fa, la Corte Suprema degli Stati Uniti d’America stabilì che l’aborto era un diritto garantito dalla Costituzione. Come negli anni passati, – riferisce l’agenzia Fides – il 21 e 22 gennaio migliaia di sostenitori della vita provenienti da tutti gli Stati Uniti d’America, si riuniranno nella capitale per esprimere ancora una volta la loro protesta sulla legalizzazione dell’aborto nel paese, con una Veglia di preghiera domani ed una Marcia per la vita venerdì. La Veglia di preghiera, promossa dalla Conferenza episcopale degli Stati Uniti e dalla Basilica tempio nazionale dell’Immacolata Concezione a Washington, avrà inizio alle ore 18,30 di domani e si concluderà alle ore 7,30 di venerdì. Sarà trasmessa in diretta dall’Eternal Word Television Network (Ewtn). Il cardinale Daniel DiNardo celebrerà la Santa Messa del pomeriggio, cui seguirà la recita del Rosario per la vita, momenti di preghiera in rito bizantino, l’adorazione eucaristica. L’arcivescovo Timothy Broglio presiederà la Messa del mattino. Il 22 gennaio la Marcia per la Vita si snoderà per la Constitution Avenue e si concluderà dinanzi alla Corte Suprema. Altri eventi sul tema della difesa della vita si svolgono in questi giorni nella capitale: Sante Messe, incontri di preghiera, manifestazioni e testimonianze. (R.P.)

Radiovaticana, 23 gennaio 2010

La riforma sanitaria è una priorità nazionale, ma è stata troppo politicizzata: è quanto si legge sulla pagina web ufficiale della Conferenza episcopale statunitense, in una dichiarazione di Kathy Saile, direttore dell’Ufficio per lo Sviluppo sociale nazionale. Si tratta, come riferisce l’agenzia Zenit, della prima posizione pubblica dei vescovi degli Stati Uniti sulla questione da quando il senato ha approvato la sua versione della riforma del sistema sanitario, il 24 dicembre scorso. “I vescovi – afferma la Saile – chiedono da molto tempo un’autentica riforma sanitaria”, che è “un imperativo morale ed una priorità nazionale”. Secondo i presuli Usa, la legislazione sanitaria deve “considerare come priorità i poveri ed i vulnerabili, il che include le famiglie a basso reddito, gli immigrati, i malati ed i concepiti”. Pur sottolineando i numerosi aspetti positivi della riforma, come gli aiuti alle donne in gravidanza, ed il coinvolgimento di milioni di persone che attualmente sono sprovviste di un’assicurazione, la portavoce Saile constata che la nuova normativa “è stata tristemente politicizzata con sforzi per ampliare il finanziamento dell’aborto”. “Se il Congresso non revocherà questa politica nella legge finale, i vescovi non avranno altra scelta che opporsi alla legislazione”, dice la Saile. Assieme alla dichiarazione, i presuli statunitensi hanno avviato una campagna nelle parrocchie per invitare i cattolici di tutto il Paese ad esercitare pressioni per una riforma sanitaria conforme alla morale. Se le modifiche sull’aborto non verranno realizzate, i credenti dovranno opporsi al disegno di legge e chiedere ai legislatori di respingerlo. (F.C.)

Radiovaticana 17 gennaio 2010

2. In Kenya

“Consapevoli del mandato divino di promuovere la cultura della vita e di incarnare il diritto inviolabile alla vita di ogni persona dal momento del concepimento alla morte naturale, sentiamo con forza che non possiamo essere parte di qualsiasi legislazione che sostiene la cultura della morte” affermano i vescovi del Kenya in una dichiarazione – ripresa dall’agenzia Fides – nella quale prendono posizione sulla proposta della Commissione parlamentare per la revisione della Costituzione di modificare la clausola che definisce l’inizio della vita. Secondo la nuova proposta l’inizio della vita verrebbe spostato dal concepimento alla nascita. Questa proposta viene vista dalla Chiesa cattolica come propedeutica alla legalizzazione dell’aborto. “Inserire nella Costituzione una clausola che sposta il momento dell’inizio della vita dal concepimento alla nascita è una sconfitta della ragione e senza dubbio apre la strada alla legalizzazione dell’aborto” scrivono i vescovi. La Conferenza episcopale del Kenya ribadisce che l’aborto è un “crimine indescrivibile” e rappresenta il segno di una gravissima crisi morale. I presuli affermano che la Chiesa ha sempre difeso il diritto alla vita, dal concepimento alla morte naturale, e sottolineano che qualsiasi tentativo di negare questa verità è sbagliato e ingannevole. Per questo motivo, i vescovi chiedono che l’articolo della Costituzione sul diritto alla vita, comprenda pure il divieto della pena di morte e dell’eutanasia. In precedenza, la Conferenza episcopale aveva presentato al Comitato di esperti, incaricati di preparare la revisione costituzionale, un memorandum sull’articolo 35, che stabilisce il diritto alla vita, nel quale veniva riportata una dichiarazione dello stesso tenore. La Commissione parlamentare per la revisione della Costituzione non ha però inserito la clausola proposta dalla Chiesa cattolica nel progetto costituzionale. (R.P.)

3. Nelle Filippine

Radiovaticana, 25 gennaio 2010

“Non è moralmente accettabile dare il voto a quei candidati che promuovono l’aborto, l’eutanasia e l’utilizzo del preservativo”. Così si è espresso padre Melvin Castro, segretario della Commissione episcopale filippina per la famiglia e la vita. In vista delle elezioni di quest’anno, i vescovi delle Filippine hanno invitato la popolazione a votare per i politici che difendono la famiglia e si battono per la vita. A tale scopo è stato pubblicato il “Catechismo sulla famiglia e la vita per le elezioni 2010”, frutto dell’incontro nazionale della Commissione famiglia e vita della Conferenza episcopale filippina avvenuto il 30 novembre scorso. “Il catechismo – ha affermato padre Castro – è stato realizzato per i fedeli cattolici ed ha l’obiettivo di aiutarli nella scelta del voto”. Nelle Filippine, da quattro anni è in corso il dibattito sulla Reproductive Health. Nonostante l’appoggio dell’Onu, la legge, come riferisce l’agenzia AsiaNews, non ha mai raggiunto il quorum necessario per l’approvazione. Questo a causa della strenua opposizione dei parlamentari cattolici e del presidente Gloria Arroyo, che da sempre è contraria a politiche di pianificazione familiare e all’aborto. La proposta normativa vorrebbe impedire alle coppie di avere più di due figli, pena il pagamento di una sanzione e, in alcuni casi, il carcere. La legge promuove inoltre la sterilizzazione volontaria e sponsorizza la diffusione, in tutte le scuole e luoghi pubblici, degli anticoncezionali. La Chiesa e le associazioni cattoliche pro-life, invece, sostengono il Natural Family Programme, che mira a diffondere tra la popolazione una cultura di responsabilità ed amore basata sui valori cristiani. Secondo un recente studio, la stragrande maggioranza dei filippini sarebbe a favore della pianificazione familiare. I vescovi, però, hanno contestato i dati, definendoli parziali e fuorvianti ed hanno accusato i politici di voler tenere il tema della salute riproduttiva fuori dal dibattito elettorale. (F.C.)

Radovaticana, 24 gennaio 2010

In vista delle prossime elezioni presidenziali nelle Filippine, previste nel mese di maggio, i vescovi del Paese hanno pubblicato lo speciale ‘Catechismo sulla vita e la famiglia’ per ricordare agli elettori cattolici il loro dovere di scegliere candidati fedeli a determinati valori, a cominciare, appunto, dalla difesa della vita. “Non dobbiamo pensare che l’aborto sia sbagliato perché lo dice la Chiesa”, sottolinea il documento, che ripropone, sotto forma di domande e risposte, la dottrina cattolica in materia. “Esso è un male perché si uccide un essere umano come noi – si legge – che la Chiesa lo dica o meno, l’aborto resta uno degli atti più violenti, ingiusti e disumani contro uno dei membri più innocenti, indifesi e deboli della nostra società, il bambino, commesso per lo più da chi ha il dovere più grande di curarlo, amarlo e difenderlo: la madre, il padre, i medici e tutti gli altri operatori sanitari”. Nel testo i presuli filippini tornano a criticare il discusso disegno di legge sulla salute riproduttiva che “aprirà la strada alla legalizzazione dell’aborto, alla promozione della contraccezione, dell’educazione sessuale nelle scuole e delle tecniche di fecondazione medicalmente assistita”. “Non è moralmente ammissibile votare per candidati che sostengano politiche contro la famiglia, come la salute riproduttiva, o qualsiasi altro male morale, come l’aborto, il divorzio, il suicidio assistito o l’eutanasia. Ci si renderebbe, infatti, complici del male morale in questione. La gravità di questi problemi non consente alcuna manovra politica – sottolineano con forza i presuli – poiché si tratta di valori non negoziabili”. Di qui l’appello a non votare candidati orientati in questo senso: “Qualsiasi appoggio dato da un candidato a siffatte pratiche lo rende inaccettabile, indipendentemente dalla sua posizione su altre questioni”, conclude il documento. (A cura di Lisa Zengarini)

Radiovaticana, 9 gennaio 2010

4. In Brasile

I vescovi del Brasile hanno respinto la legalizzazione dell’aborto, le unioni civili tra omosessuali e il diritto alle adozioni da parte di queste unioni, tre delle proposte contenute nel Piano dei diritti umani approvato dal Presidente Luiz Inácio Lula da Silva. La Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (Cnbb) ha criticato anche un’altra proposta di questo Piano: la rimozione dei simboli religiosi dai luoghi pubblici, una misura considerata come “intollerante” e con cui si sta “cercando di ignorare le radici storiche” del Brasile. Questi temi – riporta l’agenzia Fides – sono inclusi in un piano del governo, approvato il mese scorso, che ha formulato le raccomandazioni legislative per il futuro sviluppo delle leggi al fine di regolamentare i diritti sociali. Nel testo si suggerisce l’approvazione di una legislazione per “riconoscere” le unioni civili tra persone dello stesso sesso e garantire il “diritto di adozione” di queste coppie. Inoltre si invitano gli organi responsabili al vertice del potere giudiziario a promuovere campagne per sensibilizzare i giudici, con lo scopo di evitare cosiddetti “pregiudizi” nei processi di adozione da parte di coppie omosessuali. Sul tema dell’aborto, secondo il testo, i giudici sono invitati a considerare questa pratica come una questione di “salute pubblica”, e si raccomanda l’approvazione di una legge per depenalizzare l’aborto “considerando l’autonomia delle donne a decidere sul loro corpo”. Il comunicato dei vescovi del Brasile è firmato da mons. Geraldo Lyrio Rocha, arcivescovo di Mariana e presidente della Cnbb. (R.P.)

Radiovaticana 18 gennaio 2010

Dopo la forte opposizione espressa dalla Chiesa cattolica, il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva ha ordinato la modifica di una legge pro-aborto. Il testo, inserito nel terzo Piano nazionale dei diritti umani, prevedeva “l’appoggio all’approvazione del progetto di legge che depenalizza l’aborto, considerando l’autonomia delle donne di decidere sui loro corpi”. Nel nuovo testo verrà invece soppressa la parte che parla dell’autonomia della donna, in quanto significherebbe appoggiare la decisione di interrompere la gravidanza e, “questa non è – secondo il quotidiano brasiliano ‘Folha’ di S. Paulo – la posizione del Governo e di Lula”. Il presidente brasiliano aveva firmato la legge alla fine di dicembre, e la norma era stata già pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale brasiliana. La legge pro-aborto è stata ritirata dopo che il vescovo di Assis, mons. José Simao, responsabile del Comitato della difesa della vita della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile, aveva dichiarato che la Chiesa considera la norma “un’azione autoritaria e antidemocratica del Governo Lula”. Il ‘presidente-operaio’ ha dichiarato di voler “risolvere al più presto la faccenda” poiché la polemica su questo argomento è stata grande ed esagerata. Attualmente la legislazione brasiliana permette l’interruzione di gravidanza solo in caso di stupro o di rischio di morte per la madre, e deve essere praticata esclusivamente da un medico. Per tutti gli altri casi la donna che abortisce rischia fino a tre anni di carcere, e il medico o la persona che pratica l’aborto rischia fino a 20 anni di prigione. (R.G.)

Radiovaticana, 14 gennaio 2010

Dopo ampi settori della società civile, anche la Chiesa cattolica del Paese è intervenuta per criticare il Programma nazionale sui diritti umani lanciato a dicembre in Brasile, tramite decreto, dal presidente della Repubblica, Luiz Inacio “Lula” da Silva. Un piano che prevede, tra i molteplici e distinti argomenti, l’approvazione del progetto di legge che depenalizza l’aborto, regole per impedire l’esposizione dei simboli religiosi negli edifici pubblici, e che faciliterebbe le unioni civili tra persone dello stesso sesso e il diritto di adozione da parte delle coppie omosessuali. “Vediamo in queste iniziative un’attitudine arbitraria e antidemocratica del governo”, queste le parole del vescovo di Assis, Josè Benedito Simao. Parlando a titolo personale, mons. Simao, responsabile del Comitato di difesa della vita del Regional Sul–I della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (Cnbb), organismo regionale che raggruppa le diocesi dello Stato di Sao Paulo, ha dichiarato che questa insoddisfazione è condivisa da altri vescovi brasiliani. “La Chiesa è contro” questo programma, ha detto Simao, precisando di aver contattato altri presuli per elaborare un documento che respinga fermamente le misure contenute nel piano nazionale sui diritti umani. “Alla prima opportunità – ha aggiunto il presule – riuniremo i vescovi per discutere la questione”. (V.V.)

Radiovaticana, 10 gennaio 2010

5. A Cuba

“Come può un essere umano di oggi preoccuparsi per la scomparsa di alcune specie e, giustamente, lottare per evitarlo, ma al tempo stesso prendere parte a manifestazioni pubbliche in favore dell’aborto?” Sono parole dell’arcivescovo de L’Avana, cardinale Jaime Ortega, che nel corso dell’omelia della Messa – con quale si è celebrato a Cuba il 1° gennaio la Giornata mondiale della pace – ha invitato tutti a riflettere sullo “stretto rapporto fra l’ecologia umana e l’ecologia ambientale”. Il porporato ha rilevato che in definitiva una sana e corretta ecologia ambientale dipende da altrettanta sana e corretta ecologia umana, centrata proprio sulla suprema dignità dell’essere umano e della sua vita intangibile. Ecologia umana, ha poi ricordato il porporato “significa, per esempio, purificazione dell’ambiente morale e spirituale del bambino affinché conservi la sua innocenza; significa una gioventù sana di spirito e alla quale la famiglia, la scuola e l’intera società sono in grado di orientare sui sentieri dell’amore vero e non del sesso facile”. D’altra parte l’arcivescovo de L’Avana, che ha citato a più riprese diversi brani del Messaggio di Benedetto XVI per la Giornata mondiale della pace, ha osservato che “in modo così globale e globalizzato non si può sfuggire al fatto dell’interconnessione delle nazioni” ormai fortemente unite e interdipendenti non “solo dall’informazione ma anche dai problemi”, come dimostra la crisi economica mondiale. Su questa crisi, ha poi precisato, non va dimenticato che alla sua origine ci sono anche ragioni di natura etica. “Una condotta umana ambiziosa, desiderosa del guadagno facile, assettata di ricchezza e potere” ha finito per “fondare un ordine economico ingiusto in cui le minoranze traggono con ostentazione molti benefici, sprecando molti beni, mentre la stragrande maggioranza della popolazione patisce la carenza di beni e di servizi indispensabili”. “Per questo motivo, ha proseguito il porporato, occorre pregare, poiché le soluzione dipendono solo dal pensiero e dalla volontà dell’uomo e il cuore umano può essere trasformato solo da Dio”, che non guarda alle apparenze bensì all’intimità del cuore stesso. Infine, l’arcivescovo de L’Avana ha ricordato che solo il “riferimento a Dio Creatore ci può aiutare a collocare la natura nel suo giusto luogo; a non ritenerla solo un mezzo di sostentamento, una pura fonte di energia, come una qualsiasi ricchezza dalla quale ci possiamo appropriare a scapito dell’altro”. Anzi, Dio ci aiuta a comprendere e capire che “la natura è un suo dono straordinario che noi tutti dobbiamo condividere nella solidarietà”. Anche il nostro “rapporto con la natura, ha concluso il cardinale Jaime Ortega, passa attraverso una dimensione etica”. (A cura di Luis Badilla)

Radiovaticana, 8 gennaio 2010

6. In Spagna

“Un passo indietro per quanto riguarda la protezione della vita”: la Conferenza episcopale spagnola ribadisce quanto affermato, in merito alla riforma della legge sull’aborto, nella dichiarazione pubblicata il 17 giugno dalla Commissione permanente e fatta propria dall’Assemblea plenaria il 27 novembre. Secondo i vescovi spagnoli, la riforma inizia a trattare l’aborto come un diritto della donna, si impone nel sistema educativo la propaganda dell’aborto, e inoltre si definisce la salute della donna – che, posta in pericolo, sarebbe una delle ragioni per abortire – come “benessere sociale”, oltre che “fisico e psichico”. Per questi motivi i presuli – rispondendo alle dichiarazioni del presidente del Congresso dei Deputati, José Bono, rilasciate ad un quotidiano spagnolo – hanno ribadito che nessuno, che si attenga agli imperativi della ragione, può dare il suo appoggio a questa legge e ancor meno i cattolici per coerenza con la loro fede. In questo caso, inoltre, non è possibile per i cattolici appoggiare la legge come male minore, invocando l’Enciclica “l’Evangelium Vitae”. La Conferenza episcopale ha poi ribadito le norme della Congregazione per la Dottrina della Fede riguardo a questa materia, norme valide in tutto il mondo, per tutti i cattolici, indipendentemente dall’affiliazione politica. I vescovi ricordano anche il principio della non ammissione alla Santa Comunione di quanti pubblicamente diano il loro appoggio o il loro voto ad una legge che non protegga in modo adeguato il diritto alla vita di coloro che devono nascere. Dopo l’approvazione della nuova legge già sono in atto le prime mobilitazioni: tra queste anche quella della Confederazione cattolica dei genitori e degli alunni, che proporrà ai genitori e ai docenti l’obiezione di coscienza e/o la denuncia davanti ai tribunali se verranno costretti ad insegnare nelle scuole spagnole l’aborto come diritto. Dal canto suo la Federazione spagnola delle Associazioni Pro-Vita ha espresso il proprio rifiuto ad una legge che “nega il diritto alla vita dei più indifesi e trasforma in falso diritto l’omicidio, l’abbandono delle donne e il calpestare la libertà professionale”. (C.S.)

Radiovaticana, 4 gennaio 2010

7. In Thailandia

Vescovi cattolici e capi spirituali buddisti della Thailandia invitano i rispettivi fedeli a promuovere nell’anno appena iniziato una cultura di pace e amore. “Costruiamo insieme una cultura di amore nelle nostre comunità”, ha affermato nella sua omelia di Natale, ripresa da AsiaNews, mons. Francis Xavier Kriengsak Kovithavanij, arcivescovo di Bangkok. “Con piccoli passi – ha affermato – la comunità potrà essere un dono per la società e potrà esserci la pace”. Per il presule, solo attraverso la testimonianza di ogni cattolico i non cristiani potranno essere toccati dall’amore di Dio. In Thailandia circa il 95% della popolazione è di fede buddista. Su 63 milioni di persone solo 300 mila sono cattoliche. Nonostante sia una minoranza, la comunità cattolica ha un ruolo attivo all’interno della società. Esempio di questo impegno è il Catholic Business Executive Group (Cbeg) che tenta di portare all’interno del Parlamento i valori del cattolicesimo, a partire dalla battaglia contro l’aborto. Anche il supremo patriarca buddista Sakolmahasangkaprainayok nella sua benedizione per la fine dell’anno ha sollecitato i fedeli a promuovere nel mondo il messaggio della pace. “Per il nuovo anno – ha affermato dal tempio di Bawornniwes a Bangkok – auguro a tutti voi di far crescere soprattutto voi stessi, partendo dai desideri del vostro cuore; solo un cuore pieno di desideri può portare la pace”. (V.V.)

Radiovaticana, 1° gennaio 2010