Chiariamolo subito. Amiamo i bambini. E siamo molto più che pedofili (dal tema greco παῖς, παιδός - bambino, e φιλία - amicizia, affetto). Il nostro è amore, agape (αγάπη), non amicizia. Ma che succede? C'è qualcosa di sinistro che trafigge l'aria di questi tempi, e sa terribilmente di menzogna. Tremiamo a parlare con un bambino, vorremmo sorridergli ma un brivido ci spegne il volto. Un solco sembra essersi aperto e sar: presto una voragine. E dentro, come un fiume di liquame che si insinua ovunque, sporcando e avvelenando. Prima i preti e le suore; poi i vescovi; a seguire il Papa; manca solo Gesù. Ma manca poco davvero, statene certi. Vengono i brividi ma è bell'e pronta la domandina ad effetto: Gesù era pedofilo? Noi anticipiamo, tanto per non rimanere spiazzati. A Gesù piacevano i bambini. Al punto di rimproverare chi voleva impedire che gli si avvicinassero. Per Lui i bambini sono l'immagine del cittadino celeste, esempio indicato a chiunque si volesse avviare sul sentiero della conversione. Un paradosso, il bambino è l'immagine perfetta del cristiano adulto. Inquieti, capricciosi, assillanti, egoisti, egocentrici, i bambini son questo e molto altro. A volte sanno essere cattivi, e ferire. Ma vivono abbandonati all'amore di padre e madre, da loro dipendono in tutto. Per questo dipingono l'icona del cristiano, povero, debole, peccatore, ma aggrappato istante dopo istante ad un amore più grande, come un malato alla maschera dell'ossigeno. Questo e nulla più, un cristiano vive dipendendo dall'amore e dalla misericordia di Dio, senza di essi muore. Ed è il capovolgimento dell'inganno mortale perpetrato nell'Eden, l'orgoglio di Adamo ed Eva presi nella rete di una presunta autosufficienza, diventar dio senza Dio. Per questo i bambini respirano l'aria del Cielo, perchè l'innocenza è in loro abbandono sicuro tra le braccia del padre.
Fin qui il fondamento. E, su questo, si dispiegano duemila anni di storia, Gesù Cristo vivo nel suo Corpo vivente che è la Chiesa, nei suoi Pastori e nel suo Popolo. Una storia d'amore, lo stesso amore. Attenzione, educazione, dedizione, difesa, aiuto, e una schiera immensa di bambini benedetti nel seno della Chiesa. Il primo atto d'amore, l'acqua del battesimo, la vita nuova, che non muore, a cancellare il peccato antico e ad aprire le porte del Cielo. E ancor prima di nascere l'amore infinito a quel progetto di vita che è già vita e che naviga nel seno della madre, mentre là fuori, i Romani decadenti e la loro progenie spalmata nei secoli, han sempre attentato alle viscere materne, per strapparne il frutto indesiderato. E poi l'educazione, ed il pane offerto gratuitamente raccattando teneramente brandelli d'infanzia ai margini delle strade e della storia; una teoria innumerevole di preti, suore, laici ad occuparsi di loro, i bambini, gli ultimi di ogni società. Duemila anni di storia e di santi e sante ad aprire una breccia nell'indifferenza e nel disprezzo culturale e cultuale, ed il miracolo d'un mondo che s'accorge finalmente dell'infanzia, dei suoi diritti, dei suoi respiri. Una storia d'amore che sacrifica esistenze intere nei bassifondi della terra, perchè i bambini non siano più sacrificati, agli dei pagani e alle ideologie assassine. I volti lucenti di piccole suore ad illuminare slums e favelas, le maniche riavvolte di preti gettati nei lebbrosari. E apostoli dolci e severi ad insegnare le parole, i conti e i mestieri della vita a bambini sino allora nascosti alla vita. E il Vangelo, lo splendore della Verità annunciato e compiuto nei sacramenti, il cuore della missione della Chiesa, l'amore più grande, la fede trasmessa ad ogni generazione. Catechismi, dottrina si diceva una volta, mattine, sere, sabati e domeniche, e prime comunioni come matrimoni, ricordi e memoriali indelebili della fede ancorata nei cuori che si fa roccia sempre più dura.
E i genitori, iniziati alla fede perchè inizino i loro piccoli alla stessa fede. Anche questa è stata, per duemila anni, pura agape riversata sui bambini d'ogni razza e colore. La verità sul matrimonio, sulla famiglia, sulla sessualità, una luce attraverso i secoli, un bastione sui marosi montanti e rimontanti dell'empietà avventata sull'amore immagine dell'amore trinitario. Famiglie sante ad accogliere bambini santi, separati, consacrati per una missione impossibile, far risplendere il Cielo sulla terra. Uomini e donne, padri e madri allevati nella misericordia della Chiesa ad essere piccola e domestica Chiesa, fucina di fede, speranza e carità a forgiare cristiani i bambini affidati. Amore, limpido, puro, quello di Gesù trasfigurato nella sua Chiesa, e nei padri e nelle madri in essa formati.
E' per questo che ci piacciono i bambini, che li amiamo da morire, ed è un santo vanto, il pulsare lo stesso cuore di Cristo nei nostri cuori, e guardare con i suoi stessi occhi, e pensare con la sua stessa mente. Il nostro amore, il Suo amore, l'amore bimillenario della Chiesa. Ma tutto sembra in pericolo, tra lo sciame sismico di accuse e calunnie, e alcuni, troppi, accertati casi di cadute che ci trafiggono il cuore. Ma non può essere che per alcuni, troppi, peccati, il fango spruzzato ricopra la purezza d'un amore invincibile. E' tempo, serio, di conversione. Pregare, le ginocchia illividite dinnazi al tabernacolo, e dolore offerto, e una via crucis a espiare, i tanti per i pochi, perchè il dolore della mano affligge il corpo intero. Anche questo è uno spicchio dell'amore di Cristo ai bambini. Riparare, espiare, implorare, soffrire per il male inferto, a loro che son stati derubati dell'infanzia, come a tutti gli altri che han solo e solo e solo goduto del volto dolcissimo di Cristo impresso nella Chiesa.
Ma non possiamo e non vogliamo sottrarci allo zelo che ci brucia dentro, allo sguardo di Cristo che ci ha preso gli occhi e ci porta a guardare ad ogni bambino come ad un figlio del Regno, cui dare, senza posa, l'amore che Lui ci dona. Viviamo in missione, Giappone per la precisione, e non siamo soli. Con noi, e molto più di noi poveri preti, donano la vita annunciando il Vangelo tante famiglie, tanti bambini missionari sul fronte del Vangelo. Viviamo con loro, li accompagniamo ogni giorno, con la preghiera e la trepidazione, sui sentieri spesso aspri della missione. Sono loro ad aprire il cammino dell'evangelizzazione, ogni giorno sui banchi di scuola, stranieri non-stop, occhi azzurri e capelli biondi in un formicaio di occhi scuri e capelli neri. Stranieri piovuti dal Cielo, bambini che scrivono ogni giorno il Vangelo di duemila anni fa, il giogo leggero di chi è nel mondo pur non appartenendogli. Bambini in missione, un segno del Regno vergato sin dentro le profondità di questa società. Bambini con mamma e papà, stranieri tra bambini con famiglie a metà. Bambini cristiani, Dio prima d'ogni cosa, stranieri sui banchi di bambini che mai hanno sentito neanche parlare di Dio. Bambini che respirano e mangiano per la sola Provvidenza, stranieri tra bambini dalla vita programmata sin dalla nascita, sino alla morte. Viviamo con loro, e siamo preti per loro. Felici e grati di tanto onore. Dar loro il cibo spirituale della Parola e dei Sacramenti, accompagnare i loro genitori ad accompagnarli nel cammino della fede. E' amore, sì, è amore a ciascuno di questi bambini, e un brivido che ti toglie il respiro, vederci Dio dentro le loro vite appena abbozzate, un santuario di speranza per il mondo intero. Ed è come stare dinnanzi al tabernacolo, presenza viva del Signore, santa, immacolata, che si prepara a donarsi in un amore che non ha confini.
Li guardi questi bambini, e ti stupisci ancora. Li guardi e ti accorgi che son proprio loro a dirti, a dirci, che Dio non s'è dimenticato di nessuno, proprio di nessuno. Neanche ora, come ieri, come mai. Li amiamo i bambini, e li vogliamo ancora amare, nell'amore incorruttibile di Cristo, che tutti, loro perchè bambini, noi perchè incamminati a ridiventarlo, ci attira a sé per benedirci. Lui li ha chiamati duemila anni fa ed ogni giorno da quel giorno, nonostante ostacoli e mormorazioni. Ci siamo andati quando eravamo bambini, e il suo bene-dire di noi è diventato il nostro bene-dire di Lui. Così è stato, così sarà, perchè nulla può sporcare e fermare un amore che ha vinto la morte.
Antonello Iapicca Pbro