Ricordate  il film Le crociate di Ridley Scott? L'autore dichiarò di aver  voluto fare un’opera contro tutti i fondamentalismi ma, guarda caso,  nella trama solo i cristiani erano cattivi e infidi, mentre i musulmani  erano buoni e generosi. Ora è il turno di Alejandro Amenábar, che -  testuale - col suo film Agorà ha voluto denunciare, anche lui, i  fondamentalismi. Ma, vedi un po’, anche qui i cattivi sono i cristiani.  Naturalmente è vero che anche il cristianesimo ha avuto i suoi  supporters a mano armata, ma Scott ha dovuto cercarli nel XII secolo e  Amenábar nel V. Sì, perché a far problema oggi non è certo il  cristianesimo, bensì altre religioni i cui fanatici la mano armata ce  l’hanno ancora, e certi registi olandesi ne sanno qualcosa. Così, è più  comodo «denunciare» chi non si difende, per cose avvenute mille e rotti  anni fa, e pazienza se oggi non è certo la «scienza» ad essere  perseguitata bensì il cristianesimo.
Ipazia, scienziata bella e giovine, trucidata dai cristiani su ordine del vescovo Cirillo ad Alessandria nell’anno 415: questo il mito politicamente corretto. Intanto avvertiamo che prima di Voltaire (1736) Ipazia non se la filava nessuno; sono i philosophes a trarla dall’armadio dei secoli per metterla in quello degli «scheletri» della Chiesa. Nel secolo dei romantici Ipazia diventa la rappresentante del mondo pagano (visto come dorato e tollerante, dove si viveva in armonia con la natura e i suoi dèi) uccisa dal fanatismo monoteista. Nel Novecento eccola proto-femminista contro la «misoginia» cattolica.
Ipazia, scienziata bella e giovine, trucidata dai cristiani su ordine del vescovo Cirillo ad Alessandria nell’anno 415: questo il mito politicamente corretto. Intanto avvertiamo che prima di Voltaire (1736) Ipazia non se la filava nessuno; sono i philosophes a trarla dall’armadio dei secoli per metterla in quello degli «scheletri» della Chiesa. Nel secolo dei romantici Ipazia diventa la rappresentante del mondo pagano (visto come dorato e tollerante, dove si viveva in armonia con la natura e i suoi dèi) uccisa dal fanatismo monoteista. Nel Novecento eccola proto-femminista contro la «misoginia» cattolica.
La  verità? Innanzitutto, della sua beltà niente sappiamo: aveva sui  sessant’anni quando morì. Scienziata? Suo padre, Teone, si dava da fare  coi misteri ermetici e orfici. Lei era neoplatonica e la sua «scuola»  era in realtà un cenacolo ristretto in cui si insegnavano «misteri» da  non divulgare ai «profani» (infatti, non rimane alcuna sua opera, quel  poco che si sa lo si deve ai discepoli). Come neoplatonica era molto  vicina al cristianesimo di cui apprezzava le virtù stoiche, tant’è che  Sinesio di Cirene, suo alunno e ammiratore, finì vescovo. Come quel  Cirillo (santo e Padre della Chiesa) che, secondo alcuni, avrebbe  ordinato il linciaggio di Ipazia per odio al paganesimo, alle donne e  alla scienza. Macché. Cirillo non temeva affatto i pagani, ormai innocua  minoranza, bensì gli eretici (cristiani), che non cessava di  contrastare. Suo antagonista politico era il governatore (cristiano)  Oreste, il quale, da buon funzionario bizantino e, dunque,  cesaropapista, riteneva che la Chiesa dovesse essere sottomessa alla  Stato. Il contrasto (ripetiamo: politico) tra i due aveva creato in  città partiti contrapposti, fazioni politiche che nell’età bizantina  erano la regola.
Ebbene, in Alessandria tutti sapevano che eminenza grigia di Oreste era la vecchia Ipazia. Nel partito favorevole a Cirillo c’era un gruppo che il santo a stento riusciva a tenere a bada, i famigerati «parabolani», così chiamati dal nome dei gladiatori contra leones aboliti molto tempo prima da Teodosio. Si aggiunga che nella testa del popolino - e nelle dicerie - gli insegnamenti misterici di Ipazia, di cui nulla trapelava, erano diventati chissà quali pratiche di magia nera. Finì che la lettiga con cui gli schiavi portavano Ipazia a spasso venne assalita e lei linciata. Cirillo e Oreste, che non pensavano che le cose sarebbero trascese a tal punto, rimasero così impressionati da affrettarsi a far pace. Oreste, cui l’ordine pubblico era sfuggito di mano, lasciò la città. Rimase san Cirillo con la patata bollente in mano.
Ebbene, in Alessandria tutti sapevano che eminenza grigia di Oreste era la vecchia Ipazia. Nel partito favorevole a Cirillo c’era un gruppo che il santo a stento riusciva a tenere a bada, i famigerati «parabolani», così chiamati dal nome dei gladiatori contra leones aboliti molto tempo prima da Teodosio. Si aggiunga che nella testa del popolino - e nelle dicerie - gli insegnamenti misterici di Ipazia, di cui nulla trapelava, erano diventati chissà quali pratiche di magia nera. Finì che la lettiga con cui gli schiavi portavano Ipazia a spasso venne assalita e lei linciata. Cirillo e Oreste, che non pensavano che le cose sarebbero trascese a tal punto, rimasero così impressionati da affrettarsi a far pace. Oreste, cui l’ordine pubblico era sfuggito di mano, lasciò la città. Rimase san Cirillo con la patata bollente in mano.
Morale: se qualcuno si  scandalizza del fanatismo di certi cristiani d'antan ricordi  che anche Robespierre, Hitler e Stalin erano battezzati cristiani.  Hitler era addirittura cattolico.
«Il Giornale» del 25  aprile 2010