DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi



LA BUONA NOTIZIA

LA BUONA NOTIZIA. Il Vangelo del giorno ed il commento









Bisognava far festa. Ma dov'è la festa nella nostra vita? Shows televisivi, discoteche, e alcool e droghe, e fine settimana sulla neve, e le liturgie delle domeniche allo stadio, e compleanni per stupire, e Halloween, e molto altro. Per festeggiare senza festa; senza l'unica e autentica ragione per far esplodere la festa, la nostra vita rimane un angolo buio rischiarato ad intermittenza. Perchè l'incombere della fine, della morte non ci abbandona neanche nei momenti più lieti. "Ora, soltanto se c’è una risposta alla morte, l’uomo può essere veramente contento. Ma, se esiste questa risposta, allora è essa l’effettiva e valida autorizzazione alla gioia, ciò che può veramente costituire il fondamento di una festa" (Joseph Ratzinger). La risposta alla morte è il cuore del vangelo di oggi, che si esprime nella gioia del ritrovamento. Quella del Padre che ritrova suo figlio.
Figlio. Il nostro stesso timore dinnanzi a noi stessi, figli nel Figlio. In Maria abbiamo ricevuto le sembianze del Figlio, la stessa natura di Dio. Ma nonostante ciò, abbiamo paura di noi stessi.Temiamo per la nostra riuscita e il rifiuto di chi vorremmo amare. La paura d'essere noi stessi per non essere rifiutati. Per paura siamo schiavi, soggetti ad un padrone che ci fa pensare male di noi stessi e di Dio.
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III Domenica di Quaresima. Anno A



La sete e la fame, la sostanza della vita. Gesù ha fame e sete, vive la vita di un uomo in tutta la sua completezza, non si sottrae a nessuna delle sue esigenze. Nel brano di questa domenica possiamo entrare con Lui sino al fondo dell'esistenza, ed imparare a viverla in pienezza. Non senza percorrere un cammino di verità che sveli la realtà del nostro cuore, e l'atteggiamento che da esso scaturisce. La domanda che risuona in questa pagina è decisiva: "Che cosa sostiene la tua vita?". Per aiutarci a comprenderlo e a riconoscerlo Gesù stesso si presenta affamato e assetato; anche Lui è in cerca del sostentamento. Nel mostrarci quale sia il suo ci svela quale sia il nostro......



SPECIALE QUARESIMA
UN GIORNO "BENEDETTO"

Benedetto XVI: Il sacerdozio cristiano non è fine a se stesso”


Mi riferisco al fatto che il sacerdozio cristiano non è fine a se stesso. Esso è stato voluto da Gesù in funzione della nascita e della vita della Chiesa. Ogni sacerdote, perciò, può dire ai fedeli, parafrasando sant'Agostino: Vobiscum christianus, pro vobis sacerdos. La gloria e la gioia del sacerdozio è di servire Cristo e il suo Corpo mistico. Esso rappresenta una vocazione bellissima e singolare all'interno della Chiesa, che rende presente Cristo, perché partecipa dell’unico ed eterno Sacerdozio di Cristo. La presenza di vocazioni sacerdotali è un segno sicuro della verità e della vitalità di una comunità cristiana. Dio infatti chiama sempre, anche al sacerdozio; non vi è crescita vera e feconda nella Chiesa senza un'autentica presenza sacerdotale che la sorregga e la alimenti. Sono grato perciò a tutti coloro che dedicano le loro energie alla formazione dei sacerdoti e alla riforma della vita sacerdotale. Come tutta la Chiesa, infatti, anche il sacerdozio ha bisogno rinnovarsi continuamente, ritrovando nella vita di Gesù le forme più essenziali del proprio essere.


Benedetto XVI: "spirito di libertà", quella vera, è il culmine di un insegnamento affascinante e completo sulla realtà dell’amore



"Dieu est le Dieu du coeur humain" [Dio è il Dio del cuore umano] (
Trattato dell’Amore di Dio, I, XV): in queste parole apparentemente semplici cogliamo l’impronta della spiritualità di un grande maestro, del quale vorrei parlarvi oggi, san Francesco di Sales, Vescovo e Dottore della Chiesa.
Nella sua armoniosa giovinezza, riflettendo sul pensiero di sant’Agostino e di san Tommaso d’Aquino, ebbe una crisi profonda che lo indusse a interrogarsi sulla propria salvezza eterna e sulla predestinazione di Dio nei suoi riguardi, soffrendo come vero dramma spirituale le principali questioni teologiche del suo tempo. Pregava intensamente, ma il dubbio lo tormentò in modo così forte che per alcune settimane non riuscì quasi del tutto a mangiare e dormire.Al culmine della prova, si recò nella chiesa dei Domenicani a Parigi, aprì il suo cuore e pregò così: "Qualsiasi cosa accada, Signore, tu che tieni tutto nella tua mano, e le cui vie sono giustizia e verità; qualunque cosa tu abbia stabilito a mio riguardo …; tu che sei sempre giusto giudice e Padre misericordioso, io ti amerò, Signore […], ti amerò qui, o mio Dio, e spererò sempre nella tua misericordia, e sempre ripeterò la tua lode… O Signore Gesù, tu sarai sempre la mia speranza e la mia salvezza nella terra dei viventi" (I Proc. Canon., vol I, art 4). Il ventenne Francesco trovò la pace nella realtà radicale e liberante dell’amore di Dio: amarlo senza nulla chiedere in cambio e confidare nell’amore divino; non chiedere più che cosa farà Dio con me: io lo amo semplicemente, indipendentemente da quanto mi dà o non mi dà.
A santa Giovanna di Chantal, a cui scrive: "[…] Ecco la regola della nostra obbedienza che vi scrivo a caratteri grandi: FARE TUTTO PER AMORE, NIENTE PER FORZA - AMAR PIÙ L’OBBEDIENZA CHE TEMERE LA DISOBBEDIENZA. Vi lascio lo spirito di libertà, non già quello che esclude l’obbedienza, ché questa è la libertà del mondo; ma quello che esclude la violenza, l’ansia e lo scrupolo" (Letteradel 14 ottobre 1604).
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Benedetto XVI: medici seguite la coscienza!


I medici, in particolare, non possono venire meno al grave compito di difendere dall’inganno la coscienza di molte donne che pensano di trovare nell’aborto la soluzione a difficoltà familiari, economiche, sociali, o a problemi di salute del loro bambino. Specialmente in quest’ultima situazione, la donna viene spesso convinta, a volte dagli stessi medici, che l’aborto rappresenta non solo una scelta moralmente lecita, ma persino un doveroso atto "terapeutico" per evitare sofferenze al bambino e alla sua famiglia, e un "ingiusto" peso alla società. Su uno sfondo culturale caratterizzato dall’eclissi del senso della vita, in cui si è molto attenuata la comune percezione della gravità morale dell’aborto e di altre forme di attentati contro la vita umana, si richiede ai medici una speciale fortezza per continuare ad affermare che l’aborto non risolve nulla, ma uccide il bambino, distrugge la donna e acceca la coscienza del padre del bambino, rovinando, spesso, la vita famigliare.


Benedetto XVI. San Roberto Bellarmino, la percezione viva e personale dell’immensa bontà di Dio

Un segno distintivo della spiritualità del Bellarmino è la percezione viva e personale dell’immensa bontà di Dio, per cui il nostro Santo si sentiva veramente figlio amato da Dio ed era fonte di grande gioia il raccogliersi, con serenità e semplicità, in preghiera, in contemplazione di Dio. Nel suo libro De ascensione mentis in Deum - Elevazione della mente a Dio - composto sullo schema dell’Itinerarium di san Bonaventura, esclama: «O anima, il tuo esemplare è Dio, bellezza infinita, luce senza ombre, splendore che supera quello della luna e del sole. Alza gli occhi a Dio nel quale si trovano gli archetipi di tutte le cose, e dal quale, come da una fonte di infinita fecondità, deriva questa varietà quasi infinita delle cose. Pertanto devi concludere: chi trova Dio trova ogni cosa, chi perde Dio perde ogni cosa». Egli scrive: "Se hai saggezza, comprendi che sei creato per la gloria di Dio e per la tua eterna salvezza. Questo è il tuo fine, questo il centro della tua anima, questo il tesoro del tuo cuore. Perciò stima vero bene per te ciò che ti conduce al tuo fine, vero male ciò che te lo fa mancare. Avvenimenti prosperi o avversi, ricchezze e povertà, salute e malattia, onori e oltraggi, vita e morte, il sapiente non deve né cercarli, né fuggirli per se stesso. Ma sono buoni e desiderabili solo se contribuiscono alla gloria di Dio e alla tua felicità eterna, sono cattivi e da fuggire se la ostacolano" (De ascensione mentis in Deum, grad. 1).



Benedetto XVI: Giovanni della Croce, un uomo libero, che in galera compose i più bei poemi della letteratura spagnola

Ratzinger: Le chiese sono diventate nostre imprese, di cui siamo orgogliosi o ci vergogniamo

Ratzinger: L'opinione pubblica ha bisogno di etichette chiare e non accetta le sfumature





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