DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi




LA BUONA NOTIZIA

LA BUONA NOTIZIA. Il Vangelo del giorno ed il commento






Una profezia illumina il senso di tutta la vita e della missione di Gesù. Una profezia sorta dalle labbra di chi ne decreterà la morte. Caifa e le sue parole offrono il criterio per discernere e comprendere l'ingiustizia più grande. Il nemico risponde alla domanda più inquietante, quella che ha scosso il cuore di Gesù, la stessa che vibra nel nostro intimo: perchè? Perchè questa sofferenza, perchè questa ingiustizia? Perchè questo fallimento, questo tradimento, questa morte? Perchè il dolore degli innocenti? "Non esiste nessun interrogativo più incalzante per gli uomini" (Hans Urs Von Balthasar, Incontrare Cristo). Il Vangelo di oggi, come un tesoro che brilli all'aprirsi dello scrigno, ci rivela il segreto che colma di senso gli aspetti più bui della nostra esistenza.....



SPECIALE QUARESIMA

L’Apostolo dice: "Ho predicato in pubblico e nelle case, testimoniando a giudei e greci la conversione a Dio e la fede nel Signore Nostro Gesù" (v. 20-21). Qui c’è un riassunto dell’essenziale: conversione a Dio, fede in Gesù. Ma rimaniamo un attimo nella parola "conversione", che è la parola centrale o una delle parole centrali del Nuovo Testamento. Qui è interessante - per conoscere le dimensioni di questa parola - essere attenti alle diverse parole bibliche: in ebraico "šub" vuol dire "invertire la rotta", cominciare con una nuova direzione della vita; in greco "metanoia", "cambiamento del pensiero"; in latino "poenitentia", "azione mia per lasciarmi trasformare"; in italiano "conversione", che coincide piuttosto con la parola ebraica di "nuova direzione della vita". Forse possiamo vedere in modo particolare il perché della parola del Nuovo Testamento, la parola greca "metanoia", "cambiamento del pensiero". In un primo momento il pensiero appare tipicamente greco, ma andando in profondità vediamo che esprime realmente l’essenziale di ciò che anche le altre lingue dicono: cambiamento del pensiero, cioè reale cambiamento della nostra visione della realtà. Siccome siamo nati nel peccato originale, per noi "realtà" sono le cose che possiamo toccare, sono i soldi, sono la mia posizione, sono le cose di ogni giorno che vediamo nel telegiornale: questa è la realtà. E le cose spirituali appaiono un po’ "dietro" la realtà: "Metanoia", cambiamento del pensiero, vuol dire invertire questa impressione. Non le cose materiali, non i soldi, non l’edificio, non quanto posso avere è l’essenziale, è la realtà. La realtà delle realtà è Dio. Questa realtà invisibile, apparentemente lontana da noi, è la realtà. Imparare questo, e così invertire il nostro pensiero, giudicare veramente come il reale che deve orientare tutto è Dio, sono le parole, la parola di Dio. Questo è il criterio, Dio, il criterio di tutto quanto faccio. Questo realmente è conversione, se il mio concetto di realtà è cambiato, se il mio pensiero è cambiato. E questo deve poi penetrare tutte le singole cose della mia vita: nel giudizio di ogni singola cosa prendere come criterio che cosa dice Dio su questo. Questa è la cosa essenziale, non quanto ricavo adesso per me, non il vantaggio o lo svantaggio che avrò, ma la vera realtà, orientarci a questa realtà. Dobbiamo proprio - mi sembra - nella Quaresima, che è cammino di conversione, esercitare ogni anno di nuovo questa inversione del concetto di realtà, cioè che Dio è la realtà, Cristo è la realtà e il criterio del mio agire e del mio pensare; esercitare questo nuovo orientamento della nostra vita. E così anche la parola latina "poenitentia", che ci appare un po’ troppo esteriore e forse attivistica, diventa reale: esercitare questo vuole dire esercitare il dominio di me stesso, lasciarmi trasformare, con tutta la mia vita, dalla Parola di Dio, dal pensiero nuovo che viene dal Signore e mi mostra la vera realtà. Così non si tratta solo di pensiero, di intelletto, ma si tratta della totalità del mio essere, della mia visione della realtà. Questo cambiamento del pensiero, che è conversione, tocca il mio cuore e unisce intelletto e cuore, e mette fine a questa separazione tra intelletto e cuore, integra la mia personalità nel cuore che è aperto da Dio e che si apre a Dio. E così trovo la strada, il pensiero diventa fede, cioè un aver fiducia nel Signore, un affidarmi al Signore, vivere con Lui e intraprendere la sua strada in una vera sequela di Cristo.





UN GIORNO "BENEDETTO"

Alfonso iniziò un’azione di evangelizzazione e di catechesi tra gli strati più umili della società napoletana, a cui amava predicare, e che istruiva sulle verità basilari della fede. Non poche di queste persone, povere e modeste, a cui egli si rivolgeva, molto spesso erano dedite ai vizi e compivano azioni criminali. Con pazienza insegnava loro a pregare, incoraggiandole a migliorare il loro modo di vivere. Alfonso ottenne ottimi risultati: nei quartieri più miseri della città si moltiplicavano gruppi di persone che, alla sera, si riunivano nelle case private e nelle botteghe, per pregare e per meditare la Parola di Dio, sotto la guida di alcuni catechisti formati da Alfonso e da altri sacerdoti, che visitavano regolarmente questi gruppi di fedeli. Quando, per desiderio dell’arcivescovo di Napoli, queste riunioni vennero tenute nelle cappelle della città, presero il nome di"cappelle serotine". Esse furono una vera e propria fonte di educazione morale, di risanamento sociale, di aiuto reciproco tra i poveri: furti, duelli, prostituzione finirono quasi per scomparire. Anche se il contesto sociale e religioso dell’epoca di sant’Alfonso era ben diverso dal nostro, le "cappelle serotine" appaiono un modello di azione missionaria a cui possiamo ispirarci anche oggi per una "nuova evangelizzazione", particolarmente dei più poveri, e per costruire una convivenza umana più giusta, fraterna e solidale. Ai sacerdoti è affidato un compito di ministero spirituale, mentre laici ben formati possono essere efficaci animatori cristiani, autentico lievito evangelico in seno alla società.


Papa: essere sempre più sacerdoti, pastori, "episkopoi", cioè quelli che vedono con Dio e fanno il servizio del Vangelo


La Chiesa non è un’organizzazione che man mano si è formata; la Chiesa è nata nella Croce. Il Figlio ha acquistato la Chiesa nella Croce e non solo la Chiesa di quel momento, ma la Chiesa di tutti i tempi. E questo ci deve anche far capire come la Chiesa è un dono; essere felici che siamo chiamati ad essere Chiesa di Dio; avere gioia di appartenere alla Chiesa. Certo, ci sono anche sempre aspetti negativi, difficili, ma in fondo deve rimanere questo: è un dono bellissimo che posso vivere nella Chiesa di Dio, nella Chiesa che il Signore si è acquistata con il suo sangue. Essere chiamati a conoscere realmente il volto di Dio, conoscere la sua volontà, conoscere la sua Grazia, conoscere questo amore supremo, questa Grazia che ci guida e ci tiene per mano. Felicità di essere Chiesa, gioia di essere Chiesa. Mi sembra che dobbiamo re-imparare questo. La paura del trionfalismo ci ha fatto forse un po’ dimenticare che è bello essere nella Chiesa, e che questo non è trionfalismo, ma è umiltà, essere grati per il dono del Signore.

Questo è importante: l’Apostolo non predica un Cristianesimo "à la carte", secondo i propri gusti, non predica un Vangelo secondo le proprie idee teologiche preferite; non si sottrae all’impegno di annunciare tutta la volontà di Dio, anche la volontà scomoda, anche i temi che personalmente non piacciono tanto. E’ la nostra missione di annunciare tutta la volontà di Dio, nella sua totalità e ultima semplicità... che cosa potrebbe essere più interessante, più importante, più essenziale per noi che conoscere cosa vuole Dio, conoscere la volontà di Dio, il volto di Dio? Questa curiosità interiore dovrebbe essere anche la nostra curiosità di conoscere meglio, in modo più completo, la volontà di Dio. Dobbiamo rispondere e svegliare questa curiosità negli altri: di conoscere veramente tutta la volontà di Dio e di conoscere così come possiamo e come dobbiamo vivere, qual è la strada della nostra vita.
La Chiesa è sempre minacciata, c’è sempre il pericolo, l’opposizione del diavolo che non accetta che nell’umanità sia presente questo nuovo Popolo di Dio, che vi sia la presenza di Dio in una comunità vivente. Non deve quindi meravigliarci che ci sia sempre difficoltà, che ci sia sempre erba cattiva nel campo della Chiesa. E’ stato sempre così e sarà sempre così. Ma dobbiamo essere consapevoli, con gioia, che la verità è più forte della menzogna, l’amore è più forte dell’odio, Dio è più forte di tutte le forze avverse a Lui. E con questa gioia, con questa certezza interiore prendiamo la nostra strada inter consolationes Dei et persecutiones mundi, dice il Concilio Vaticano II (cfr Cost. dogm. Lumen gentium, 8): tra le consolazioni di Dio e le persecuzioni del mondo.

Papa: Sacerdoti, sperimentare per primi la Misericordia ed esserne umili strumenti, ci educhi ad una fedele celebrazione del Sacramento penitenziale


In fondo, confessare significa assistere a tante "professiones fidei" quanti sono i penitenti, e contemplare l’azione di Dio misericordioso nella storia, toccare con mano gli effetti salvifici della Croce e della Risurrezione di Cristo, in ogni tempo e per ogni uomo. Non raramente siamo posti davanti a veri e propri drammi esistenziali e spirituali, che non trovano risposta nelle parole degli uomini, ma sono abbracciati ed assunti dall’Amore divino, che perdona e trasforma...
Conoscere e, in certo modo, visitare l’abisso del cuore umano, anche negli aspetti oscuri, se da un lato mette alla prova l’umanità e la fede dello stesso sacerdote, dall’altro alimenta in lui la certezza che l’ultima parola sul male dell’uomo e della storia è di Dio, è della sua Misericordia, capace di far nuove tutte le cose.
Mai, unicamente in forza della nostra umanità, potremmo ascoltare le confessioni dei fratelli! Se essi si accostano a noi, è solo perché siamo sacerdoti, configurati a Cristo Sommo ed Eterno Sacerdote, e resi capaci di agire nel suo Nome e nella sua Persona, di rendere realmente presente Dio che perdona, rinnova e trasforma.




DISCERNERE

Quel supermercato della genetica dove si vende il feto "perfetto". Carlo Bellieni


Un istante di verità


Una manciata di secondi e scopri la morte guardarti dritto negli occhi. Non c'è tempo per riflettere, ti volti cercando riparo da quel dardo che ti impietrisce e il rumore sordo di quella massa di acqua e detriti ti strappa di gola il respiro superstite. Morire di paura, si può. Ed è come svegliarsi di colpo, il corpo ancora turgido, gli arti pesanti incapaci di rispondere, le lancette biologiche inchiodate a quell'istante. D'improvviso la paura ti afferra e ti spegne sentimenti e pensieri; l'ineluttabilità e l'impotenza ti cortocircuitano dentro, e ti ritrovi come un blocco di marmo costretto a specchiarsi nella tua stessa immagine che sfugge irridendoti. Ti senti come un condannato a guardare, nel breve spazio di un respiro, il film di quello che avresti desiderato, di quello che sarebbe potuto essere, e ti risuona dentro l'eco di un "se", come un ghigno beffardo.

D'un tratto scopri quanto esile sia filo che ti lega alla vita. Credevi fosse una catena d'acciaio che ti assicurava, non era che un impercettibile filo di lana. E' dunque questa la vita? Eri sotto scacco, da sempre, e non lo sapevi. Un boato, un sussulto, e tutto svanisce; case e cose, fabbriche e scuole, macchine e treni, tutto ingoiato da quelle fauci dischiuse in un rantolo, sommerse da quel fiume di melma inesorabile come un bulldozer. E quel secondo eterno, la paura in gola, la morte ad un palmo.

Ed è verità. Atroce per chi altro sperava e sognava, una saetta a polverizzare false ed illusorie certezze. Una Parola dal Cielo, un sipario strappato a svelare trucchi e inganni di una vita recitata a soggetto. Quel secondo intriso di paura è il volto autentico dell'esistenza; lo spavento afferra chi ha smarrito l'essenza della propria vita, lo stupore e il terrore smascherano le alienazioni di chi ha gettato se stesso in un circo drogato. Magari avessimo i fianchi cinti e le lucerne accese, magari ogni istante della nostra vita fosse come questo istante che sta per essere inghiottito dal terremoto. In esso, che tutto polverizza, resiste solo ciò che è autentico. Roccia o sabbia, nella scossa di un terremoto si rivela il fondamento di una vita.

A.I.

Giappone, 11 marzo 2011


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BAGAGLIO A MANO

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