MERCOLEDI' DELLA PRIMA SETTIMANA DI AVVENTO
Dopo aver ordinato alla folla di sedersi per terra, Gesù prese i sette pani e i pesci, rese grazie, li spezzò, li diede ai discepoli, e i discepoli li distribuivano alla folla.
Tutti mangiarono e furono saziati. Dei pezzi avanzati portarono via sette sporte piene.”
IL COMMENTO
TUTTE LE NOTIZIE
"Va, metti una sentinella;
ch’essa annunzi quel che vedrà!"
OGGI
Felicità a 5000 Euro. Dove l'essere segue l'agire
Il 27 dicembre grande incontro europeo delle famiglie a Madrid
Kiko Argüello: Il futuro dell'Europa passa per la famiglia. Intervista alla Radio Cope
KIKO ARGÜELLO: INTERVISTA VIDEO SU INTERECONOMÍA TV
LA SENTINELLA. Frammenti da non perdere 2 dicembre 2009
- Muoversi, contro l’odio di sé
- Quello che il Vaticano non dice sull'islam
- Così l'Emilia Romagna garantisce le coppie di fatto. L'offensiva del cardinal Caffarra
- La vita nuova di Blanca. La bimba venduta dal padre per dieci litri di vino che ha trovato un abbraccio in mezzo al deserto
- In Europa poche moschee? Falso, ecco tutti i numeri
- A scuola di masturbazione. Fosse una manifestazione di humour, sarebbe strepitosa. Invece è un progetto reale avviato dalla giunta dell'Estremadura
- Aborto «sbagliato», chiesto risarcimento di un milione. Voleva abortire la gemella con sindrome di Down, invece l'intervento colpì la gemella sana
- "Prigionieri dell'incubo di Huxley". Frank Schirrmacher e il suo saggio bestseller in Germania sulla "dittatura digitale"
- La mano bionica che 'parla' con il cervello
- Gli italiani? Tutti su Facebook Come nel 2008, anche nel 2009 è Facebook la parola più cliccata nel nostro Paese su Google
- I minareti e l'Occidente: tra cultura dell’intimidazione e codardia Parla il Vescovo Paul Hinder, Vicario apostolico di Arabia
- Da Giussani ad Alberto da Giussano, i cattolici si scoprono minoranza
- La libera impresa è il peggior nemico della povertà Intervista a Samuel Gregg, Direttore di ricerca dell’Acton Institute
- L'Europa e le intimidazioni del secolarismo. Introduzione dell'arcivescovo Hilarion (Patriarcato di Mosca) ad un libro del Papa.
- Lo spaghetti western di Flores contro il “disinvolto semantico” B-XVI
- Brunner, capo dei vescovi, si allea con i protestanti a favore dei minareti e vuole abolire il celibato
- Due milioni di morti: ecco l’Aids.
- La conversione dei Celti
- Sviluppo e giovani nullafacenti
- Risposta all’inquisizione evoluzionista da un professore perseguitato
- C’è l’apocalisse: in fila a "godersi" la morte. In tutto il mondo e in Italia capeggia le classifiche il film catastrofico di Roland Emmerich, 2012.
- "Spiati dall'hi-tech cinese" la nuova paura americana
- Papa a Bartolomeo I: Avanti nell’ecumenismo, senza i condizionamenti del passato. Il ministero petrino non è potere ma servizio all'unità
- Il futuro dopo le e-mail Twitter scalza la post@
- È vero: la Chiesa è capace di «ingerenza». Cile-Argentina, 25 anni dopo
- Così si riscoprono le radici cristiane e la nostra cultura. Di Vittorio Messori
- "Non diventeremo mai come la Francia". Parla il vincitore del referendum svizzero
- Ipocrisia Svizzera. No ai minareti, La Santa Sede: «Duro colpo alla libertà religiosa e all'integrazione»
- La Svizzera e il tabù della reciprocità con l’islam. Dove si muore per la fede
- Padre Sale ci dice che nei rapporti tra chiesa e islam non basta parlare di reciprocità
- "I matrimoni tra cattolici e musulmani in Italia" Indicazioni della Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana
- Presidente vescovi svizzeri: sì a preti sposati
- «Storia e cultura si riconoscono nel crocifisso» di Andrea Tornielli
- La Ru486 non offre vantaggi. Anzi sì, aumenta gli aborti facili
- LA SENTINELLA. Frammenti quotidiani imperdibili 1 dicembre 2009
- Padre Bouyer: da Tolkien a Newman
EDITORIALI
- Una briciola di pane, il Big Bang e il Muro di Berlino.
- Un muro senza crocifisso a segnare il vuoto. Da evangelizzare
IN EVIDENZA
- Olanda: dopo il diluvio (post-conciliare) segnali di rinascita. Grazie ai movimenti e alle nuove comunità. Mons. Piacenza: Olanda nuova primavera
- Un video importantissimo: Demografia musulmana: The Islamic Tidal Wave (Must See Video)
- Scola: le chances di un cristianesimo vivo oggi
- Rahner in fumo
- Un cattolico adulto alla guida della UE?
- Il mezzo è il messaggio divino. Il cattolicesimo verace di Marshall McLuhan, teorico del villaggio globale
- Incontro in Galilea con 150 vescovi dell'America Latina promosso dal Cammino neocatecumenale
- Agostino oggi. Leggere il filosofo santo e scoprire che ha molto da dire su sesso, tempo libero
- Cattedrali e democrazia
- Un video da non perdere: GLI ANNI DI BENEDETTO XVI (RAI VATICANO)
"Va, metti una sentinella;
ch’essa annunzi quel che vedrà!"
Totalitarismo digitale: disimpariamo a vivere nella dimensione dell'imprevedibile, momento costitutivo dell'essere umano. (Frank Schirrmacher, direttore della Frankfurter Allgemeine)
Il flusso d'informazioni, il dominio dei computer, di internet, del mondo digitale, minaccia di sommergerci e renderci schiavi dell'intelligenza artificiale. Il genere umano deve difendersi, ha fretta di pensare a strategie per affrancarsi e riappropriarsi dell'emotività e dell'imprevedibilità, valori costitutivi che l'intelligenza umana ha e quella delle macchine no. Oppure soccomberà ai motori di ricerca. E' la tesi che Frank Schirrmacher, direttore della Frankfurter Allgemeine, espone nel suo nuovo libro, Payback, il saggio sociopolitico del momento in Germania.
Se rinunciamo all'imprevedibilità, all'elemento incalcolabile della mente umana, vivremo in un mondo in cui tutto è predestinato e deciso dalla matematica. Gli uomini si trasformeranno in realtà matematiche. Anche nel giornalismo, specie digitale, già lo vediamo: su molte testate l'inizio del pezzo deve essere scritto con certe parole-chiave secondo certi canoni, in modo che Google o gli altri motori di ricerca lo capiscano e lo captino. Cioè scriviamo per le macchine, non più per i lettori.
Oggi comunichiamo, leggiamo e scriviamo solo con i computer e la rete. Ma i computer non sono solo computer, bensì gigantesche reti di dati. Da alcuni anni è possibile, grazie all'immensa mole di informazioni in rete, elaborare calcoli molto precisi sugli individui. Veniamo sempre più trasformati in formule matematiche. La domanda è chi governa chi: noi il computer, o il computer noi? Nelle nostre società il multitasking, fare le cose più diverse contemporaneamente, è diventato una religione. Sms, e-mail, più finestre aperte sul computer e sempre in rete. Adesso cominciamo a renderci conto che il cervello umano non è in grado di padroneggiare costantemente questo processo
Strowger, uno dei massimi matematici americani, ha detto che la matematica negli ultimi anni ha risolto problemi di estrema complessità grazie ai computer, ma ormai conosce solo la soluzione, non il processo matematico che vi ci porta. Questo conduce a un nuovo autoritarismo delle macchine. E' pericolosissimo: può imporsi nella biologia, in ogni altra scienza, fino alla politica. Internet è importante e utile, ma sbagliamo a considerarlo un giocattolo. E' uno spazio vitale perfettamente capitalista. Google è una multinazionale per cui milioni di persone lavorano di fatto gratis. Come all'alba del capitalismo. Il mondo digitale ricorda la società industriale del 18mo secolo, con tutte le sue realtà di sfruttamento e accettazione di massa dello sfruttamento
Non sono contro internet ma l'aggressività che vi domina è un fenomeno della comunicazione digitale, e problemi di memoria e di concentrazione derivanti dall'uso della rete e del computer possono produrre una demenza digitale di massa. Siamo sempre più dipendenti dalle macchine. L'altro giorno ho chiesto a un collega quale musica preferisce. Non ha risposto subito, non aveva risposte spontanee pronte. Ha dovuto prima leggere sul suo Blackberry la lista dei brani scaricati. La comunicazione tra macchine e uomini può diventare come la musica. Larry Page, fondatore di Google, ha detto anni fa che la sua aspirazione è connettere Google direttamente col cervello. Quando i fratelli Wright fecero volare il primo aereo, non prevedevamo il livello tecnologico dei jet di oggi e il loro ruolo nel nostro quotidiano, invece la realtà è cambiata a fondo.
Facebook, nuova chiesa per gli italiani
Secondo Google «Emerge sempre più la diffusa propensione verso la socializzazione e la condivisione in rete, specchio di un’evoluzione e un arricchimento nelle modalità di concepire le relazioni: velocità di contatto, capillarità, comunanza a livello virtuale. Se non è una sorpresa, lo è la crescita esponenziale e inarrestabile di un fenomeno che non si sgonfia, ma registra ampi e smisurati consensi».
La libera impresa è il peggior nemico della povertà (secondo il Direttore di ricerca dell’Acton Institute, il prof. Samuel Gregg).
Per decenni ci è stato detto che l’aiuto allo sviluppo e le altre forme redistributive sono la soluzione alla povertà. Eppure i dati sono piuttosto inequivocabili nel dimostrare che questo non è vero e che questi interventi non producono un cambiamento sistemico. Anzi, spesso aggravano le difficoltà. Un altro problema è che gran parte dell’economia dello sviluppo è sottesa da ideologie profondamente materialistiche e da antropologie deformate. Ma noi sappiamo che la riduzione della povertà è solo in parte una questione economica e materiale. Essa ha anche dimensioni, morali, spirituali, giuridiche, culturali e istituzionali.
i cattolici sono spesso portatori di una capacità di comprendere certi elementi chiave per la riduzione della povertà, che è spesso più ricca delle idee articolate, per esempio, da laicisti convinti. Un vero materialista ha difficoltà a parlare del commercio e dell’impresa in termini non utilitaristici. L’utilitarismo – in qualunque sua forma – si dimostra, in definitiva, essere una posizione filosoficamente incoerente. D’altra parte, la Chiesa può affrontare le stesse realtà, sottolineando il fatto che i motori vitali della creazione della ricchezza, come l’impresa e il commercio, non funzionano se non sono permeati da certe virtù. Giovanni Paolo II lo aveva ricordato chiaramente nella sua enciclica Centesimus annus del 1991. Inoltre, la Chiesa è in grado di illuminare queste manifestazioni della creatività umana con un senso teologico e morale, sottolineandone così la valenza e l’importanza trascendente.
Muoversi contro l'odio di sé, che ci fa fare marmellate avvelenate con "mondo" e Islam (editoriale di Tempi, settimanale diretto da Luigi Amicone, in edicola da domani).
C’è una maggioranza schiacciante di illuminati che vorrebbe cancellare il cristianesimo dall’Europa. E c’è una maggioranza (relativa?) di ecclesiastici che non sa rispondere a questo pervasivo “odio di sé” se non con la convegnistica. La realtà è questa. C’è un dissidio senza precedenti tra élite e popolo. Un dissidio che in Svizzera si è manifestato nel voto referendario che, contro il parere di chiese, giornali, partiti e Parlamento – insomma, contro tutto l’establishment di potere – ha bloccato la costruzione di nuovi minareti. Dicono che è un “verdetto a sorpresa”. Dicono che ricorreranno a quella stessa Corte europea che ha appena sentenziato contro l’esposizione negli ambiti pubblici del simbolo cristiano per eccellenza
– la croce – per chiedere la messa in mora della volontà popolare. Errori marchiani.
Invece di piagnucolare dovrebbero riflettere sulle ragioni della distanza siderale che c’è tra gli “illuminati” e il “volgo disperso che nome non ha”. Eddo Rigotti, insigne linguista e fondatore della facoltà di Scienze della comunicazione della Svizzera italiana, sostiene che “la cultura, a differenza dell’ideologia, ha una dignità incontestabile che ci detta, tra l’altro, il rispetto dovuto a ogni cultura”. Visto da questa prospettiva, niente è più lontano da ogni dialogo e tolleranza interculturale di quell’ectoplasma ideologico e giuridico che chiamano “multiculturalismo”. “Il rispetto dell’altro – ricorda Rigotti nel suo libro Conoscenza e significato – è possibile solo a condizione che non trascuriamo noi stessi e apprezziamo la nostra radice culturale”. Imparino
la lezione i signori di Strasburgo e gli Zagrebelsky de noantri. Chi legifera, sentenzia e istruisce gli europei a buttare al vento le proprie radici cristiane, sia pronto a raccogliere la tempesta di cui il
voto svizzero sembra essere solo una primizia.
Il Vaticano prudente, cieco o superficiale?
Nel referendum sui minareti che si è svolto nella più antica democrazia europea, la Svizzera, la Santa Sede ha assunto la stessa posizione di chi, come i Verdi e la sinistra europea, alla Corte dei diritti umani di Strasburgo ha patrocinato la causa contro i crocefissi nelle scuole italiane. Mentre la stampa italiana sposava la tesi xenofoba, urlava contro i “fascisti alpini” ed eleggeva l’islamista sul libro paga dell’Iran, Tariq Ramadan, a difensore della libera spiritualità interreligiosa, era sconfortante notare come il Vaticano, per bocca dell’Osservatore romano e del Pontificio consiglio per i migranti, avesse adottato la stessa interpretazione della maggioranza degli opinionisti più conformisti. Come Tahar Ben Jelloun, con i suoi infingimenti sulla convivenza che vogliono far credere ai lettori che in Svizzera la libertà religiosa è stata messa al bando e che non è più possibile professare come prima l’islam. E’ grottesco pensare a come l’episcopato abbia usato le stesse parole dell’Organizzazione della Conferenza islamica e di Izzedin Elzir, portavoce dell’Ucoii, l’organizzazione dei Fratelli musulmani.
Il referendum in Svizzera era volto a impedire la costruzione di nuovi minareti in un paese dove, al momento, ne esistono quattro. Questo non ha nulla a che vedere con la libertà di professare la religione in luoghi di culto. La libertà religiosa è il grande, meraviglioso abisso che separa le democrazie liberali, l’occidente tutto, dai regimi islamici più o meno “moderati”. In Svizzera esistono duecento moschee e, nel referendum, non si menzionava né l’opzione di eliminarle, né l’opzione di bloccare la costruzione di nuove. Il messaggio arrivato dalla Svizzera è chiaro: siamo una storica patria di esuli e perseguitati, a nessuno sarà interdetto il diritto di culto, ma basta con questo sistema di dominio collaudato da quattordici secoli e che nei minareti ha i propri vessilli scenici e nella sharia un programma di governo. Con il loro patriottismo referendario gli elvetici, in modo pulito, non violento, democratico e liberalem, hanno detto no alla resa all’islamizzazione.
Due anni fa è scoppiata la guerra dei muezzin a Oxford. Tutto è cominciato come in Svizzera, quando la Oxford Central Mosque chiese di trasmettere con gli altoparlanti la preghiera. Il vescovo anglicano Michael Nazir-Ali disse che consentire il canto dei muezzin rappresentava il tentativo di “imporre il carattere islamico” al Regno Unito. Avrebbe dovuto essere questo il commento del Vaticano sul caso svizzero, non la solita stanca profferta multiculturale di accoglienza degli emigranti. Senza citare il problema della corsa all’altezza. In molte parti di Europa si cerca di fare i minareti più alti di qualunque cosa, soprattutto delle chiese. Caso da manuale è Betlemme, dove la comunità cristiana si sta estinguendo per l’islamizzazione massiccia. Come ci ha spiegato Samir Qumsieh, direttore di al Mahdeh, la televisione dei cristiani, “i muezzin gridano più forte vicino alle chiese. Dove una volta suonavano le campane ora si sentono soltanto le preghiere musulmane con gli altoparlanti a tutto volume. Tra vent’anni a Betlemme non ci sarà più un cristiano”. Con i loro orologi e le mucche pezzate, gli svizzeri non volevano fare la stessa fine. (IL Foglio 2. dic. 2009)
Da Giussani ad Alberto da Giussano, i cattolici si scoprono minoranza
Che l’Italia sia un paese cattolico – cioè fedele al cristianesimo romano universale – ormai lo credono solo i miscredenti. Cioè la maggioranza degli italiani. Le recenti e ripetute uscite
della Lega in difesa del crocifisso lo confermano. Ma ci sono soprattutto le caratteristiche del
“popolo” italiano che quasi nulla ha ormai a che vedere con quello del dopoguerra. I cattolici, in senso stretto, sono una discreta minoranza, culturale prima ancora che politica, così come lo
sono i post-comunisti: gli unici due “popoli” che hanno fatto l’Italia, sono ormai immersi nella società liquida, priva di idee più che di ideologie. Quando dalla metà degli anni Cinquanta don Luigi Giussani si propose un radicale intervento di ricristianizzazione della società italiana pochi capirono che il grande prete di Desio aveva mostrato una sensibilità più acuta di presunti intellettuali o giornalisti. Loro continuavano a etichettare il paese come “servo” (o “figlio” per i più benevoli) della Chiesa cattolica. Invece, al più, l’Italia del boom economico era democristiana. Cristiana sempre meno, almeno nel senso del cristiano cattolico. Lui aveva avvertito che il paese e la chiesa non assomigliavano più a quelli che aveva conosciuto nella formazione della sua vocazione cristiana e sacerdotale. Spiriti protestanti si erano diffusi nel sentimento del paese reale, così come nella gerarchia ecclesiale. L’individuo aveva progressivamente preso il suo
posto distinto e separato all’interno del popolo. Il sistema relazionale si era laicizzato e ridotto a sistema di potere. Era rimasta una profonda vena solidaristica, di forte cultura cattolica, ma sempre più disinteressata alla politica, se non nel momento in cui chiedeva l’essenziale per vivere, scambiando il voto con la richiesta di qualche necessario sussidio. I cattolici erano fuori
dalla cultura e da tutte le altre casematte gramsciane. La scuola innanzitutto. Il sistema mediatico. I grandi centri del potere economico. I cattolici in Italia hanno continuato a vivere accettando di operare in un paese non più loro. I più lucidi hanno vissuto di missione. I più
generosi non si sono chiesti nulla, se non la conversione e la solidarietà. Ma la storia non si ferma: la Dc che crolla come un guscio vuoto non può essere spiegata solo dal fervore della magistratura del’92. Vuol dire che dietro e dentro la Dc era cambiato il paese. E pochissimi se n’erano accorti. Da settimane in Italia rimbalzano le polemiche sui crocifissi, ma non s’è mai vista una manifestazione come quella spagnola sull’aborto, o come quelle francesi di qualche anno fa. Una croce c’era (forse) sullo scudo di Alberto da Giussano. Una croce c’era (certamente) sullo scudo della Democrazia cristiana. La croce brandita dalla Lega è ormai depurata dal crocifisso. La croce è innalzata solo come insegna ostile alla mezzaluna. Perché così è ormai la croce per la gran parte degli italiani, senza memoria, senza storia, senza identità, né cristiana, né altra. La Lega ha visto i cittadini italiani sradicati dal loro passato, dopo anni di risacca scolastica, mediatica, culturale. Il
successo di opinione della Lega si spiega in questa capacità di conoscere la realtà del paese: un paese protestante, ma senza chiese protestanti, senza etica protestante, senza integralismo religioso protestante. E certamente non più cattolico, se non in una sua parte largamente minoritaria. (Marco Barbieri, Il foglio 2.12.2009)
In Europa poche moschee? Falso, ecco tutti i numeri
Un recente studio, presentato ieri a Bruxelles ai sindaci delle maggiori città europee, dimostra che esiste un luogo di culto ogni 1840 musulmani. Come nei paesi islamici. E tra chiese e cristiani il rapporto è lo stesso.
Forse vale la pena di ricordare quanto, pochi giorni fa, ha affermato il Cardinale Vinko Puljić, Arcivescovo di Sarajevo e Presidente della Conferenza Episcopale Bosniaca: “I petrodollari aiutano a costruire molte moschee e centri islamici e provocano un cambiamento di mentalità: contro il cristianesimo e specialmente contro i cattolici”. “A fine ottobre, il Ministro degli Esteri turco, Ahmet Davutoglu, ha detto a Sarajevo che lo scopo della politica turca è la nuova ascesa dell’impero ottomano nei Balcani, come nel XVI secolo: nessuna voce in Europa e in America si è levata in segno di protesta. A Fiume e a Colonia si dà il permesso per costruire le moschee e questo è giusto, ma perché nessuno guarda a come vivono i cattolici a Sarajevo o in Turchia? Occorre affermare la reciprocità, non contro qualcuno, ma positiva, per il bene di tutti”. (Fausto Biloslavo www.faustobiloslavo.eu)
La stampa spagnola informa che la giunta della regione dell’Estremadura non ha trovato di meglio, per migliorare la cattiva qualità degli apprendimenti (come si usa dire nel gergo burocratico-didattico), che promuovere una formazione sessuale avanzata degli alunni. E come? Attraverso dei corsi di tecniche di masturbazione. Sì, avete capito bene, di masturbazione. La nuova materia si chiamerà “Il piacere è nelle tue mani”… Se fosse una manifestazione di senso dello humour e di autoironia sarebbe strepitosa. Purtroppo non lo è, perché il progetto preparatorio per “Il piacere è nelle tue mani” costerà 14 mila euro ai cittadini.
L'Emilia Romagna approva le unioni di fatto e il Card. Caffarra risponde senza giri di parole, ma con parole di Verità
E’ la novità inserita nella legge finanziaria regionale dell’Emilia Romagna. “Un elemento di antidiscriminazione che allarga la platea dei cittadini che utilizzano i servizi sociali”, come l’ha definita il governatore della regione, Vasco Errani. O ancora “un escamotage subdolo per introdurre un precedente legislativo”, come precisa il consigliere regionale del Pdl, Andrea Leone. Si può dire in tanti modi, resta il fatto che all’interno della Finanziaria 2010, l’Emilia Romagna approverà un equiparazione tra famiglie e coppie di fatto. L’articolo 42 del testo, infatti, parla di “diritto ad accedere ai servizi pubblici e privati in condizioni di parità di trattamento e senza discriminazione, diretta o indiretta, di razza sesso, orientamento sessuale, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali”. In pratica sul territorio emiliano romagnolo ci sarà l’equiparazione totale delle coppie, veri e proprio Dico.
Alcuni brani della dichiarazione del Card. Caffarra
"Chi non riconosce la soggettività incomparabile del matrimonio e della famiglia «ha già insidiato il patto di cittadinanza nelle sue clausole fondamentali». E’ ciò che fareste, se quel comma fosse approvato: un attentato alle clausole fondamentali del patto di cittadinanza.
Non sto giudicando le vostre intenzioni: nessuno ha questo diritto. Ma l’introduzione di una norma giuridica nel nostro ordinamento regionale, è un fatto pubblico che veicola significati che vanno ben oltre le intenzioni di chi lo compie.
L’approvazione eventuale avrebbe a lungo andare effetti devastanti sul nostro tessuto sociale.
Il matrimonio e la famiglia fondata su di esso è l’istituto più importante per promuovere il bene comune della nostra regione. Dove sono erosi, la società è maggiormente esposta alle più gravi patologie sociali.
La prima erosione avviene quando si pongono atti che obbiettivamente possono far diminuire la stima soprattutto nella coscienza delle giovani generazioni, dell’istituto del matrimonio e della famiglia. E ciò accadrebbe se al matrimonio e alla famiglia, così come sono costituzionalmente riconosciuti, venissero pubblicamente equiparate convivenze di natura diversa. Vi prego di riflettere seriamente sulla responsabilità che vi assumereste approvando quella norma.
Parlare di discriminazione in caso di non approvazione non ha senso: se è ingiusto trattare in modo diverso gli uguali, è ugualmente ingiusto trattare in modo uguale i diversi. Non sto dando giudizi valutativi di carattere etico sulla diversità in questione. Sto parlando della logica intrinseca ad ogni ordinamento giuridico civile: la giustizia distributiva è governata dal principio di proporzionalità.
Inoltre, coll’eventuale approvazione del comma suddetto obbiettivamente voi dareste un contributo alla credenza falsa e socialmente distruttiva che il matrimonio sia una mera “convenzione sociale” che può essere ridefinita ogni volta che così decida una maggioranza parlamentare.
Il matrimonio è una realtà oggettiva sussistente in una unione pubblica tra un uomo e una donna, il cui significato intrinseco è dato dalla sua capacità di generare, promuovere e proteggere la vita. Volete assumervi la responsabilità di porre un atto che per sua logica interna muove la nostra Regione verso una cultura che va estinguendo nel cuore delle giovani generazioni il desiderio di creare vere comunità famigliari?
Qualcuno potrebbe pensare che il comma in questione è una scelta di civiltà giuridica: estende la sfera dei diritti. Dato e non concesso che così fosse, ogni estensione dei diritti deve essere pensata nell’ambito del dovere fondamentale di difendere e promuovere il bene comune. Se così non fosse, si costruirebbe e favorirebbe una società di egoismi opposti. Credo di poter dire che nulla è più contrario alla nostra tradizione emiliano-romagnola, anche di governo, di questa visione della società.
Aborto "sbagliato", chiesto il risarcimento di un milione. Voleva abortire la gemella down, l'intervento uccise la gemella sana
L’avvocato della coppia, Davide Toscani, ha chiesto un milione di euro di risarcimento: «Si tratta della perdita di una vita umana – ha spiegato –, dell’impossibilità di questa coppia di avere in futuro una nuova gravidanza per il trauma subito». Nessuna condanna o risarcimento, ha aggiunto Toscani, «darà mai ristoro a questa coppia». La sentenza, dopo le eventuali repliche delle parti, è attesa per il prossimo 14 dicembre, ma difficilmente riuscirà a dipanare i dubbi che l’intera vicenda suscita, cartina di tornasole di una mentalità di scarso rispetto per la vita. L’aborto selettivo infatti sembra non porre alla magistratura alcun dubbio di compatibilità con la legge 194, come dimostra il pm che apprezza la precisione con cui adesso si identificano i feti da eliminare se dovessero ripetersi casi simili. Tutti i mezzi sembrano adeguati per «inseguire» un bambino con sindrome di Down (o altre malformazioni) e impedirgli di nascere. Ci si può domandare infine quale messaggio si voglia mandare all’intera società: se un bambino abortito per errore vale un milione di euro, quanto vale la vita di un bambino con sindrome di Down?
La tragica e stupenda storia di Blanca, graziata dall'amore di Dio
Blanca oggi è una ragazza di ventidue anni. È arrivata alla clinica Divina Providencia non perché malata fisicamente, ma per stare vicina a Don Lucio, suo attuale compagno di vita e malato terminale di cancro. La loro storia è quella di due vite disperate, e in queste ultime settimane è diventata drammatica ma al tempo stesso si è colmata di pace. Assieme al compagno Lucio, molto più anziano di lei, Blanca ha avuto due bambini. Da due settimane hanno deciso di sposarsi qui, nella clinica. Il motivo: «Padre, desideriamo stare in pace con il Signore. Padre, voglio morire in pace e lasciare alla mia donna la certezza di morire in grazia di Dio». Nel paradiso che è la clinica, questo è un ritornello ripetuto da molti pazienti terminali: «Vogliamo sposarci in Chiesa per morire in grazia di Dio». Una prova chiara del fatto che non esiste un amore, una relazione autentica e di conseguenza capace di dare la pace, l’allegria al cuore, che non sia anche relazione con l’Infinito. Sono pazienti analfabeti, che vengono dalla strada, vite spese per lo più seguendo l’istinto di sopravvivenza. Che però, quando hanno incontrato lo sguardo di qualcuno, con la piena coscienza che “Io sono Tu che mi fai”, come per osmosi hanno percepito che solo nella relazione con l’Infinito l’uomo incontra la vera pace. Don Lucio incontrò Blanca in un momento disperato della vita di lei. Fin da piccola era stata oggetto di qualsiasi violenza sessuale da parte del padre. La “madre”, come molte donne paraguaiane, ridotta a oggetto, viveva come ipnotizzata e impotente anche solo a reagire verbalmente davanti alla bestia che era suo marito. Un giorno un vicino a cui piaceva la ragazza si avvicinò alla “famiglia” offrendosi di comprarla. Al “padre” non sembrò vero, e per soddisfare il suo alcolismo la vendette per dieci litri di vino. Da quel momento per Blanca si spalancarono le porte dell’inferno. Visse con un’altra bestia per qualche anno, vittima di ogni tipo di violenza e oltraggi, avendo da lui anche dei figli. Però una notte, disperata per la tortura cui era sottoposta, approfittando dell’ubriachezza dell’uomo, riuscì a fuggire portandosi via le sue creature. Camminarono per alcuni giorni nel cosiddetto inferno verde: il Chaco paraguaiano, un deserto pieno di cactus, serpenti e belve feroci. Stanchi, affamati e assetati cercavano un rifugio. È così che Blanca e i suoi figli sono giunti all’umile casa di Don Lucio, che aveva quarant’anni più di lei. L’uomo, molto povero e molto solo, la accolse con affetto in casa sua. La verità è che nell’inferno del mondo, e anche nelle circostanze più avverse, Dio ci mette sempre davanti una perla preziosa: qualcuno col cuore di carne, segno e rifugio per i disperati.Don Lucio subito la protesse, le diede una casa e l’affetto, quell’affetto umano che nasce da una ragione che nonostante tutto vive aperta al Mistero, sostenuta da un’umile religiosità contadina, frutto della prima evangelizzazione. La vita di Blanca e dei suoi figli cambiò. Gli anni della violenza rimasero alle sue spalle.Purtroppo la convivenza durò solo pochi anni, perché repentinamente Don Lucio si ammalò di cancro. Durante i lunghi giorni che aveva passato al fianco del suo compagno, a chi le domandava, sorpreso dalla differenza di età, il perché di un affetto così grande, Blanca rispondeva: «Lui è stato l’unico che mi ha amato senza chiedere niente in cambio, quando persino i miei genitori mi hanno venduto per dieci litri di vino». Davvero: solo l’incontro con un’umanità nuova carica di gratuità permette a qualsiasi essere umano – non importa cos’ha passato – di scoprire che uno non è mai esclusivamente frutto dei suoi antecedenti, del suo passato, ma relazione con l’Infinito. E quando scopre quest’ontologia del suo essere, la libertà torna ad essere il respiro pieno di speranza della vita. Nemmeno il fatto di essere stata venduta per dieci litri di vino ha potuto impedire a Blanca di formare un giudizio, e di poter dire adesso “io”, con la certezza di appartenere a un Mistero più grande di quella vita di miserie che si porta dietro. (Tempi)
LA SENTINELLA. Frammenti quotidiani imperdibili 1 dicembre 2009
LA SENTINELLA. Frammenti quotidiani imperdibili. 30 novembre 2009
Felicità a 5000 Euro ad abbattere nuovi muri. Dove l'essere segue l'agire
Parole di Michele Serra, guru della satira, campione di quel mondo partorito dal '68, ideologie e sogni frantumati, e tutti a riciclarsi intellettuali catodici, manager e profeti. Queste parole fotografano fedelmente la crisi epocale che sta vivendo la nostra generazione, quell'emergenza educativa di cui parla spesso il Papa. Ad un mito se ne deve sovrapporre un altro. Poco importa che il primo si sia rivelato falso e illusorio. Riflessione e conversione non sono di casa. Occorre abbeverarsi a nuovi sogni, e cercare nuove felicità.
- Un muro senza crocifisso a segnare il vuoto. Da evangelizzare
- Una briciola di pane, il Big Bang e il Muro di Berlino.
- Il cristianesimo e la Chiesa all'origine dell'alleviamento del dolore. Cicely Saunders e la nascita delle cure palliative
che giace in una mangiatoia"
IL PAPA: LA TRINITA' E LA VITA
Il Papa: La Trinità modello e fonte di unità nella diversità.
L’immensa gioia che ci procurano il pensiero, l’ammirazione e la lode della Santissima Trinità, fonda e sostiene l’impegno concreto di ispirarci a tale modello perfetto di comunione nell’amore per costruire le nostre relazioni umane di ogni giorno. La Trinità è veramente comunione perfetta! Come cambierebbe il mondo se nelle famiglie, nelle parrocchie e in ogni altra comunità i rapporti fossero vissuti seguendo sempre l’esempio delle tre Persone divine, in cui ognuna vive non solo con l’altra, ma per l’altra e nell’altra! Lo ricordavo qualche mese fa all’Angelus: "Solo l'amore ci rende felici, perché viviamo in relazione, e viviamo per amare e per essere amati" (L’Oss. Rom., 8-9 giugno 2009, p. 1). È l’amore a compiere questo incessante miracolo: come nella vita della Santissima Trinità, la pluralità si ricompone in unità, dove tutto è compiacenza e gioia. Con sant’Agostino, tenuto in grande onore dai Vittorini, possiamo esclamare anche noi: "Vides Trinitatem, si caritatem vides - contempli la Trinità, se vedi la carità" (De Trinitate VIII, 8,12).
LA TORRE DI BABELE
La vita sorprende la scienza: il caso di un uomo ritenuto in stato vegetativo, ma era cosciente
Testamento biologico? Creduto in coma per 23 anni "Capivo e cercavo di urlare"
L’umiltà di tornare al capezzale di malati etichettati come persi
La mamma: «Mai persa la speranza»
Ecco la spy story informatica che ha messo in imbarazzo i catastrofisti climatici
“Sono abituato ad avere a che fare con tutta la faccenda del 1998, e la possibilità che si stia andando verso un periodo più lungo – 10 anni – al di là di quanto ti aspetti dalla Niña. Sarà speculazione, ma se questa possibilità la vedo io, c’è il rischio che la vedano anche altri. Ad ogni modo, penso che taglierò gli ultimi punti dalla curva prima del mio prossimo discorso, in modo che quel trend verso il basso sembri l’effetto della fine della serie, piuttosto che il risultato dei recenti anni freddi”.
Pedofobia! Il tradimento delle diagnosi in gravidanza
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DISCERNERE
Scrutare al di là degli eventi
Un cattolico adulto alla guida della UE?
Questo Carneade della politica internazionale è appena stato nominato primo presidente dell’Unione europea.... Il Vaticano non ha dimenticato quella sgradita visita che il 15 aprile scorso l’ambasciatore belga fece al ministro degli Esteri vaticano Mons. Dominique Mamberti per trasmettergli la risoluzione del parlamento di Bruxelles contenente la «condanna delle dichiarazioni inaccettabili del Papa in occasione del suo viaggio in Africa» e la conseguente nota di protesta ufficiale presso la Santa Sede.
Neppure la Spagna zapaterista o la laicissima Francia erano mai arrivate a tanto.
La risoluzione di condanna contro Benedetto XVI è stata approvata dal parlamento belga il 3 aprile 2009 con 95 voti a favore (compresi i cristiano-democratici fiamminghi, cui appartiene il premier Van Rompuy), 18 contrari (nazionalisti fiamminghi insieme all’estrema destra) e 7 astenuti.
Oggi è alla portata di tutti, in Russia come da noi, conoscere le vicende della persecuzione contro la Chiesa e la fede nell’Urss ad opera del comunismo sovietico; sempre che si sia interessati all’argomento.
Non si può dire altrettanto dell’attività della Chiesa clandestina, di cui si sapeva poco e molto confusamente. L’impressione generale era che si trattasse di un fenomeno di poca rilevanza. A sfatare questa opinione è uscito recentemente a Mosca il libro di Aleksej Beglov, membro dell’Accademia delle Scienze, noto studioso del fenomeno religioso che ha il merito di aver attinto largamente ai documenti segreti del Soviet per gli affari della religione.
- Così i bolscevichi volevano cancellare l’idea stessa di Dio
- 1945: i vescovi alzano la voce contro Tito
ARCHIVIO
Dalla Galilea, impulso alla nuova evangelizzazione dell'America Latina. Più di 150 Vescovi presenti a un Congresso del Cammino Neocatecumenale
KORAZIM, martedì, 24 novembre 2009 (ZENIT.org).- Più di 150 Arcivescovi e Vescovi provenienti dall'America Latina si sono riuniti la settimana scorsa nel centro internazionale “Domus Galilaeae”, gestito dal Cammino Neocatecumenale, per un Congresso sulla nuova evangelizzazione nei rispettivi Paesi.
L'incontro con l'équipe responsabile del Cammino Neocatecumenale, formata da Kiko Argüello, Carmen Hernández e padre Mario Pezzi, ha trattato la situazione della Chiesa e del mondo, e i Vescovi hanno condiviso le proprie esperienze pastorali.
Olanda: dopo il diluvio (post-conciliare) segnali di rinascita. Grazie ai movimenti e alle nuove comunità. Mons. Piacenza: Olanda nuova primavera
BAGAGLIO A MANO
per annunciare e incarnare il Vangelo
Scola: le chances di un cristianesimo vivo oggi
In questa intervista il patriarca di Venezia, cardinale Angelo Scola, parla della situazione “precaria e traballante” in cui si trova l’uomo postmoderno e delle chances del cristianesimo. La sfida educativa, l’esperienza elementare, le neuroscienze, il crocifisso e il riaccadere dell’avvenimento cristiano dentro tutti gli ambiti dell’esistenza.
A 150 anni dalla malaunità
Stalker: Parole mutanti
Agostino oggi. Leggere il filosofo santo e scoprire che ha molto da dire su sesso, tempo libero
Leggendo recentemente gli scritti e la vita di Agostino, mi sono reso conto di quanto la storia d’Europa debba al cristianesimo, in ogni senso. I santi, infatti, non sono, come si potrebbe pensare, uomini di Dio, di preghiera, di carità, e nulla più. Sono stati, in ogni tempo e in ogni paese, anche grandi civilizzatori; “umanisti” ben più straordinari dei filologi di età rinascimentale; personaggi storicamente ben più influenti degli Alessandro Magno, dei Cesare e dei Napoleone.
- Cattedrali e democrazia
- Il segreto di Cluny
- Lo studio, la scienza sacra, la devozione
- Melodie dell'Avvento 1: Conditor alme siderum
Il mezzo è il messaggio divino. Il cattolicesimo verace di Marshall McLuhan, teorico del villaggio globale
Il “Catechismo della chiesa cattolica” è uno strumento capace di fornire risposte semplici a questioni terribilmente complesse. Parola di Marshall McLuhan. Proprio lui, il padre di tutti i guru dei mezzi di informazione del Ventesimo e del Ventunesimo secolo. Va da sé che il catechismo in oggetto è quello dei tempi in cui un catechismo era, appunto, un catechismo e non la risciacquatura di marmitta clericalsociologica che, oggigiorno, riesce solo a dare risposte terribilmente complesse a domande semplici.
Da un po’ di tempo a questa parte vengono alla luce in modo crescente pubblicazioni critiche nei confronti della teologia di Karl Rahner. L’importanza di Rahner per la teologia (e non solo per quella) del nostro tempo è difficilmente sopravvalutabile. Ci troviamo indubbiamente davanti ad un gigante del pensiero. E’ noto l’elogio che ne ha fatto a suo tempo Hans Urs von Balthasar, che può essere a buon diritto considerato un suo fiero avversario: «Considero Karl Rahner, nell’insieme, la più robusta intelligenza teologica del nostro tempo». L’influenza di Rahner fu importante nel concilio ecumenico Vaticano II – di cui è stato perito – e nel burrascoso periodo del postconcilio, paragonato da Benedetto XVI a una «battaglia nella notte». Direi che soprattutto qui la sua impronta si è rivelata determinante: attraverso i suoi tanti e potenti discepoli e un certo modo di affrontare le questioni religiose da lui inaugurato.