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Il Nobel all'Anticristo






Bisogno Desiderio Diritto. Sono questi i magnifici vincitori del Premio Nobel per la medicina, edizione 2010. Lasciamo da parte le considerazioni morali e scientifiche sulla fecondazione artificiale che ne hanno motivato l'assegnazione; molti ne hanno scritto, e davvero bene. Ciò che che ci sgomenta ancor più dell'abominio in sè che è la strage degli embrioni innocenti e dell'eugenetica camuffata, è lo sdoganamento a mezzo Nobel di una triade impazzita capace di far saltare in aria questo povero mondo. Bisogno-Desiderio-Diritto, una sequenza come un piano tragicamente inclinato dove l'evoluta società contemporanea scivola irrimediabilmente verso l'abisso senza darsene conto.
Bisogno-Desiderio-Diritto, parole sante a evocare quanto di più emotivo e viscerale portiamo dentro. Il bisogno che fa sorgere il desiderio subito elevato a diritto. Il festival della pancia, le baccanali al potere. Si obietterà: che cosa vi è di più puro e perfino santo del bisogno-desiderio-diritto di un figlio da parte di una donna che non è ancora riuscita a diventar madre? La luce abbagliante della logica demoniaca ti afferra, ed è logica stringente a cui sembra non poterti opporre. Già accaduto, già visto. La sofferenza blandita come una scimitarra a pochi millimetri dalla coscienza, come non tremare e soccombere? Come non spalancare allora la porta al bisogno di felicità che si fa desiderio impellente da difendere e attuare come un diritto inalienabile? Il bisogno-desiderio-diritto di essere felice, ovvero di non soffrire.
Ed è qui che ci prende, più forte, lo sgomento. Scoprire che il Nobel alla medicina è stato assegnato all'Anticristo. La fecondazione artificiale, come l'aborto, l'eutanasia, l'eugenetica, sono solo la scia di sangue, l'odore acre di morte che lui, l'Anticristo lascia al suo ineffabile passaggio. L'Anticristo è colui che nega che Gesù Cristo è venuto nella carne. Il suo spirito nega l'incarnazione perchè nega il peccato e la morte, e, con essi, la salvezza operata da Cristo attraverso il suo Mistero Pasquale. L'Anticristo lotta contro la sofferenza per uccidere, non per salvare. E' questa infatti la medicina che abbiamo sotto gli occhi, quella che vince il Nobel, che va in piazza ed in televisione: la medicalizzazione del parto, l'aborto con le sue pillole, la morte via endovena, la fecondazione artificiale che strizza l'occhio all'eugenetica. E' la nuova frontiera dell'Anticristo, deporre morte laddove ci si aspetta la vita. E' il suo mestiere, e il mondo, cieco, non comprende.
L'Anticristo è infatti padre della menzogna, la più grande, quella che nasconde il peccato che partorisce sofferenza e morte. E dietro al peccato c'è lui, l'Anticristo, Satana, il nemico di Dio e dell'uomo. Sì, quest'anno il Nobel l'ha vinto lui, travestito e moltiplicato per tre, Bisogno-Desiderio- Diritto. E l'Accademia di Oslo, e il mondo intero, una voltà di più si son liberati dall'oscurantismo cristiano, come quel giorno davanti all'albero, lassù nel Giardino dell'Eden, assaporarono la libertà Adamo ed Eva. Un frutto, il bisogno, il desiderio, il diritto. E la morte.
Cristo invece è venuto nella carne, e con la carne ha distrutto la morte ed il peccato che rendevano impotente la carne. E' Cristo che ha ridato fecondità ad ogni uomo, strappandolo dalla vera e profonda infertilità che è l'incapacità di amare e di perdere la propria vita, anche attraverso la sofferenza ed il dolore, anche quello di non poter sentire un proprio figlio in grembo e darlo alla luce. La carne di Cristo perchè la nostra carne attraversi il dolore senza morirvi schiacciato, vivendo il mistero di una vita piena nell'assoluto dono di sè. Cristo è venuto nella carne e nella sua carne ha dischiuso un cammino di vera libertà, frutto di quell'amore e di quella vita più forti del peccato e della morte. L'amore e la vita di Cristo risorto, quello che colma e risponde ad ogni bisogno-desiderio-diritto.








EL NOBEL AL ANTICRISTO



Necesidad Desiderio Derecho. Son estos los magníficos vencedores del Premio Nobel por la medicina, edición 2010. Dejamos a parte las consideraciones morales y científicas sobre la fecundación artificial que han motivado la asignación; muchos han escrito de ello, y muy bien. Lo que nos consternas - todavía más que la abominación en si que es la matanza de los embriones inocentes y la eugenesia disfrazada - es la exaltacion a medio Nobel de una tríada enloquecida capaz de hacer saltar en aire a este pobre mondo. Necesidad-Desiderio-Derecho, una secuencia como un plan trágicamente inclinado dónde la desarrollada sociedad contemporánea resbala irremediablemente hacia el abismo sin dárse cuenta.

Necesidad-Desiderio-Derecho, palabras santas a evocar cuánto de más emotivo y visceral llevamos dentro. La necesidad que hace surgir el deseo enseguida elevado a derecho. El festival de la barriga, las bacanales al poder. Se objetará: ¿qué hay de más puro y hasta santo de la necesidad-deseo-derecho a un hijo de parte de una mujer que no ha logrado todavía convertirse en madre? La luz deslumbrante de la lógica demoníaca nos agarra, y es lógica urgente, a la qual parese no poder oponerte. Ya ocurrido, ya visto. ¿El sufrimiento halagado como una cimitarra a pocos milímetros de la conciencia, como no tiemblar y sucumbir? ¿Cómo no abrir entonces la puerta a la necesidad de felicidad que se hace deseo urgente que defender y actuar como un derecho inalienable? Necesidad-deseo-derecho a ser feliz, o bien de no sufrir.

Y es aquí que nos toma, más fuerte, el desaliento. Descubrir que el Nobel a la medicina ha sido asignado al anticristo. La fecundación artificial, como el aborto, la eutanasia, la eugenetica, sólo son la estela de sangre, el olor acre de muerte que él, el anticristo, deja a su inefable paso. El anticristo es el que niega que Jesús Cristo ha venido en la carne. Su espíritu niega la encarnación porque niega el pecado y la muerte, y, con ellos, la salvación obrada por Cristo en su Misterio Pascual. El anticristo lucha contra el sufrimiento para matar, no para salvar. Y esta es, en efecto, la medicina que tenemos bajo los ojos, la que vence el Nobel, que baja a la plaza y aparece en televisión: el medicalizacion del parto, el aborto con sus píldoras, la muerte via endovena, la fecundación artificial que estruja el ojo a la eugenetica. Es la nueva frontera del anticristo, deponer muerte donde se espera la vida. Es su profesión, desde el principio, y el mundo, ciego, no comprende.

El anticristo es, en efecto, padre de la mentira, la más grande, la que esconde el pecado que da a luz sufrimiento y muerte. Y detrás del pecado està él, el anticristo, satanás, el enemigo de Dios y del hombre. Sí, este año el Nobel lo ha vencido él, disfrazado y multiplicado por tres, Necesidad-Desiderio-Derecho. La Academia de Oslo y el mundo entero, se ha librado una vez mas del obscurantismo cristiano como aquel día delante del árbol, allì arriba en el Jardín del Edén, saborearon la libertad Adán y Eva. Un fruto, la necesidad, el deseo, el derecho. Y la muerte.

En cambio Cristo ha verdaderamente venido en la carne, y con la carne ha destruido la muerte y el pecado que hicieron impotente la carne. Es Cristo que ha devuelto fecundidad a cada hombre, arrancándolo de la verdadera y profunda infertilidad, que es la incapacidad de amar y de perder la misma vida, también por el sufrimiento y el dolor. Tambien aquel de no poder sentir un propio hijo en regazo y darlo a la luz. La carne de Cristo porque nuestra carne atraviese el dolor sin morir machacado, viviendo el misterio de una vida llena en el absolutodon de si mismo. Cristo ha venido en la carne y en su carne ha abierto un camino de verdadera libertad, fruto de aquel amor y y de aquella vida más fuerte del pecado y de la muerte. El amor y la vida de Cristo resucitado, lo que colma y realiza cada necesidad-deseo-derecho.



Y la llaman medicina

El Nobel a Edwards y a los corifei del Mundo Nuevo
Y la llaman medicina

El Nobel a Edwards y a los corifei del Mundo Nuevo
Y la llaman medicina

El Nobel a Edwards y a los corifei del Mundo Nuevo

















SULLE ORME DEL PAPA

SIGUIENDO LAS HUELLAS DEL PAPA



La chiamata alla missione non è qualcosa di destinato esclusivamente a un ristretto gruppo di membri della Chiesa, ma è un imperativo rivolto a ogni battezzato, un elemento essenziale della sua vocazione

Dio può realizzare la salvezza lungo vie straordinarie che solamente Lui conosce. Tuttavia, se suo Figlio è venuto, è stato proprio per rivelarci, attraverso la sua parola e la sua vita, i cammini ordinari della salvezza; ed Egli ci ha poi inviati a trasmettere agli altri questa rivelazione, con la sua stessa autorità. Noi non possiamo quindi sottrarci a questo pensiero: gli uomini potranno salvarsi per altre vie, grazie alla misericordia di Dio, se non annunciamo loro il Vangelo; ma potrò io salvarmi se per negligenza, paura e vergogna e per seguire idee false, smettessi di annunciarlo?

A volte ci viene sollevata questa obiezione: imporre una verità, sebbene sia la verità del Vangelo, imporre una via, sebbene sia la salvezza, non può che essere una violenza alla libertà religiosa. Mi compiaccio di trascrivere qui la risposta pertinente e chiarificatrice che diede Papa Paolo VI: «Sarebbe certo un errore imporre qualcosa alla coscienza dei nostri fratelli. Ma proporre a questa coscienza la verità evangelica e la salvezza in Gesù Cristo con piena chiarezza e nel rispetto assoluto delle libere opzioni che essa farà — senza «spinte coercitive o sollecitazioni disoneste o stimoli meno retti» — lungi dall'essere un attentato alla libertà religiosa, è un omaggio a questa libertà, alla quale è offerta la scelta di una via, che gli stessi non credenti stimano nobile ed esaltante... Questo modo rispettoso di proporre il Cristo e il suo Regno, più che un diritto, è un dovere dell'evangelizzatore. Ed è parimenti un diritto degli uomini suoi fratelli di ricevere da lui l'annuncio della Buona Novella della salvezza» (Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi, n. 80).

«Guai a me se non annuncio il Vangelo!» (1 Cor 9, 16), esclamava l'Apostolo delle genti. Il desiderio di annunciare il Vangelo nasce da un cuore innamorato di Gesù, che vuole ardentemente che più persone possano ricevere l'invito a partecipare al banchetto di nozze del Figlio di Dio (cfr Mt 22, 8-10). Di fatto, la missione è il diffondersi della fiamma d'amore che arde nel cuore dell'essere umano, che, aprendosi alla verità del Vangelo e lasciandosi trasformare da essa, passa a vivere la sua vita — come diceva san Paolo — «nella fede del Figlio di Dio che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me» (Gal 2, 20). Di conseguenza, la chiamata alla missione non è qualcosa di destinato esclusivamente a un ristretto gruppo di membri della Chiesa, ma è un imperativo rivolto a ogni battezzato, un elemento essenziale della sua vocazione. Come ha affermato il concilio Vaticano II: «la vocazione cristiana infatti è per sua natura anche vocazione all'apostolato» (Decreto Apostolicam actuositatem, n. 2).

Ciononostante, le sfide del momento attuale potrebbero condurre a una visione riduttiva del concetto di missione. Questa non si può limitare a una semplice ricerca di nuove tecniche e forme che rendano la Chiesa più attraente e capace di vincere la concorrenza di altri gruppi religiosi o di ideologie relativiste. La Chiesa non lavora per se stessa: è al servizio di Gesù Cristo; esiste per far sì che la Buona Novella sia accessibile a tutte le persone. La Chiesa è cattolica proprio perché invita ogni essere umano a sperimentare la nuova esistenza in Cristo. La missione, pertanto, non è altro che la conseguenza naturale dell'essenza stessa della Chiesa, un servizio del ministero di unione che Cristo ha voluto operare nel suo corpo crocifisso.

Ciò deve portare a riflettere sul fatto che l'indebolimento dello spirito missionario forse non si deve tanto a limitazioni e a carenze nelle forme esterne dell'azione missionaria tradizionale, quanto all'aver dimenticato che la missione deve alimentarsi a partire da un nucleo più profondo. Tale nucleo è l'Eucaristia. Questa, come presenza dell'amore umano-divino di Gesù Cristo, presuppone continuamente il passaggio da Gesù agli uomini che saranno sue membra, che saranno essi stessi Eucaristia. In sintesi, per essere realmente efficace, la Missione Continentale deve partire dall'Eucaristia e condurre all'Eucaristia.



Papa: la chiamata alla missione non è qualcosa di esclusivo e ristretto ad un gruppo, bensì un imperativo essenziale per ogni battezzato









La llamada a la misión no es algo destinado exclusivamente a un restringido grupo de miembros d la Iglesia, sino un imperativo dirigido a cada bautizado, un elemento esencial de su vocación


Dios puede realizar la salvación por vías extraordinarias que solamente Él conoce. Sin embargo, si su Hijo vino, fue precisamente para mostrarnos, con su palabra y su vida, los caminos ordinarios de salvación, y Él nos mandó a transmitir esta revelación a los demás con su propia autoridad. Siendo así, no podemos eludir este pensamiento: los hombres podrían salvarse por otras vías, gracias a la misericordia de Dios, si no se les anuncia el Evangelio; pero ¿podría yo salvarme si por negligencia, miedo, vergüenza o por seguir ideas falsas, dejara de anunciar?

A veces nos encontramos con esta objeción: imponer una verdad, aunque sea la verdad del Evangelio, imponer un camino, aunque sea el de la salvación, no puede ser sino una violación de la libertad religiosa. Me complace transcribir la respuesta pertinente e instructiva que dio a ello el papa Pablo VI: “Sería ciertamente un error imponer cualquier cosa a la conciencia de nuestros hermanos. Pero proponer a esa conciencia la verdad evangélica y la salvación ofrecida por Jesucristo, con plena claridad y con absoluto respeto hacia las opciones libres que luego pueda hacer —sin coacciones, solicitaciones menos rectas o estímulos indebidos— (131), lejos de ser un atentado contra la libertad religiosa, es un homenaje a esta libertad, a la cual se ofrece la elección de un camino que incluso los no creyentes juzgan noble y exaltante. (...) Este modo respetuoso de proponer la verdad de Cristo y de su reino, más que un derecho es un deber del evangelizador. Y es a la vez un derecho de sus hermanos recibir a través de él, el anuncio de la Buena Nueva de la salvación” (Exort. ap. Evangelii nuntiandi, 80).

"¡Ay de mí, si no anunciase el Evangelio!" (1 Co 9,16) exclamaba el Apóstol de los gentiles. El deseo de anunciar el Evangelio nace de un corazón enamorado de Jesús, que anhela ardientemente que más personas puedan recibir la invitación y participar en el banquete de las Bodas del Hijo de Dios (cf. Mt 22,8-10). De hecho, la misión es el desbordamiento de la llama de amor que se inflama en el corazón del ser humano, que, al abrirse a la verdad del Evangelio y dejarse transformar por ella, pasa a vivir su vida – como decía san Pablo – "en la fe del Hijo de Dios que me amó y se entregó por mí" (Gal 2,20). En consecuencia, la llamada a la misión no es algo destinado exclusivamente a un restringido grupo de miembros d la Iglesia, sino un imperativo dirigido a cada bautizado, un elemento esencial de su vocación. Como afirmó el Concilio Vaticano II: la "vocación cristiana es, por su propia naturaleza, vocación al apostolado” (Decr. Apostolicam actuositatem, 2).

Con todo, los desafíos del contexto actual podrían llevar a una visión reduccionista del concepto de misión. Esta no puede limitarse a una simple búsqueda de nuevas técnicas y formas que hagan a la Iglesia más atractiva y capaz de vencer la competencia con otros grupos religiosos o con ideologías relativistas. La Iglesia no trabaja para ella misma: está al servicio de Jesucristo; existe para hacer que la Buena Nueva sea accesible para todas las personas. La Iglesia es católica justamente porque invita a todo ser humano a experimentar la nueva existencia en Cristo. La misión, por tanto, no es más que la consecuencia natural de la propia esencia de la Iglesia, un servicio del ministerio de la unión que Cristo quiso llevar a cabo en su cuerpo crucificado.

Esto debe llevar a reflexionar que la desaparición del espíritu misionero tal vez no se deba tanto a limitaciones y carencias en las formas externas de la acción misionera tradicional como al olvido de que la misión debe alimentarse de un núcleo más profundo. Este núcleo es la Eucaristía. Esta, como presencia del amor humano-divino de Jesucristo, supone continuamente el paso de Jesús a los hombres que serán sus miembros, que serán ellos mismos Eucaristía. En suma, para que la Misión Continental sea realmente eficaz, esta debe partir de la Eucaristía y llevar a la Eucaristía.



Papa: la llamada a la misión no es algo exclusivo y restringido a un grupo de miembros, sino un imperativo por cada bautizado esencial a su vocacion









VIAGGIO IN INGHILTERRA
VIAJE EN INGLATERRA








Il Papa: Splendida catechesi su Santa Chiara, sposa di Cristo, immagine di ogni cristiano innamorato di Cristo


El Papa: Maravillosa catequesis sobre Santa Clara de Asis, esposa de Cristo, imagen de todos los cristianos enamorados de Cristo




MADRID 2011




IN EVIDENZA

EN EVIDENCIA








ANNUNCIARE. L'attivita' della Chiesa
ANUNCIAR. La actividad de la Iglesia






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