DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

LA BUONA NOTIZIA


3 Maggio. Santi Filippo e Giacomo Apostoli


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IL PAPA A TORINO

Dal buio della morte del Figlio di Dio, è spuntata la luce di una speranza nuova: la luce della Risurrezione.




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I risultati della Visita Apostolica e le decisioni del Santo Padre sui Legionari di Cristo

Dove è abbondato il peccato ha sovrabbondato la Grazia.

Un'icona scritta col sangue. Così la Chiesa mostra il Cielo nella precarietà della carne

La Chiesa è nel mondo ma non è del mondo. La caduta del P. Maciel, ormai accertata e resa drammaticamente pubblica, lo scandalo e lo sconcerto suscitati costituiscono un punto d'osservazione privilegiato per contemplare lo splendore della Chiesa. Essa è quell'anticipo del Cielo che il Signore ha lasciato nel mondo. Non si può tralasciare di leggere attentamente il Comunicato della Santa Sede sulla Visita Apostolica ai Legionari di Cristo. Vi è distillata la sapienza bimillenaria della Chiesa, vi si respira il soffio soave e serio dello Spirito Santo. Soprattutto si scorge la mano ferma del Santo Padre che, in questo frangente come in occasione della Lettera ai fedeli d'Irlanda, unisce Verità e Carità nel governo della Chiesa...

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Don Antonello Iapicca




NUOVA EVANGELIZZAZIONE. LA MIGLIOR DIFESA E' L'ATTACCO

LA RISPOSTA ALLO SCANDALO DELLA PEDOFILIA:
IL PAPA ISTITUISCE IL PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA NUOVA EVANGELIZZAZIONE








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IL PAPA A TORINO

Dal buio della morte del Figlio di Dio, è spuntata la luce di una speranza nuova: la luce della Risurrezione.



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Si può dire che la Sindone sia l’Icona di questo mistero, l’Icona del Sabato Santo. Infatti essa è un telo sepolcrale, che ha avvolto la salma di un uomo crocifisso in tutto corrispondente a quanto i Vangeli ci dicono di Gesù, il quale, crocifisso verso mezzogiorno, spirò verso le tre del pomeriggio... Il Sabato Santo è il giorno del nascondimento di Dio, come si legge in un’antica Omelia: “Che cosa è avvenuto? Oggi sulla terra c’è grande silenzio, grande silenzio e solitudine. Grande silenzio perché il Re dorme … Dio è morto nella carne ed è sceso a scuotere il regno degli inferi” (Omelia sul Sabato Santo, PG 43, 439). Nel Credo, noi professiamo che Gesù Cristo “fu crocifisso sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto, discese agli inferi, e il terzo giorno risuscitò da morte”. Cari fratelli e sorelle, nel nostro tempo, specialmente dopo aver attraversato il secolo scorso, l’umanità è diventata particolarmente sensibile al mistero del Sabato Santo. Il nascondimento di Dio fa parte della spiritualità dell’uomo contemporaneo, in maniera esistenziale, quasi inconscia, come un vuoto nel cuore che è andato allargandosi sempre di più...

E tuttavia la morte del Figlio di Dio, di Gesù di Nazaret ha un aspetto opposto, totalmente positivo, fonte di consolazione e di speranza. E questo mi fa pensare al fatto che la sacra Sindone si comporta come un documento “fotografico”, dotato di un “positivo” e di un “negativo”. E in effetti è proprio così: il mistero più oscuro della fede è nello stesso tempo il segno più luminoso di una speranza che non ha confini. Il Sabato Santo è la “terra di nessuno” tra la morte e la risurrezione, ma in questa “terra di nessuno” è entrato Uno, l’Unico, che l’ha attraversata con i segni della sua Passione per l’uomo: “Passio Christi. Passio hominis”. E la Sindone ci parla esattamente di quel momento, sta a testimoniare precisamente quell’intervallo unico e irripetibile nella storia dell’umanità e dell’universo, in cui Dio, in Gesù Cristo, ha condiviso non solo il nostro morire, ma anche il nostro rimanere nella morte. La solidarietà più radicale. In quel “tempo-oltre-il-tempo” Gesù Cristo è “disceso agli inferi”. Che cosa significa questa espressione? Vuole dire che Dio, fattosi uomo, è arrivato fino al punto di entrare nella solitudine estrema e assoluta dell’uomo, dove non arriva alcun raggio d’amore, dove regna l’abbandono totale senza alcuna parola di conforto: “gli inferi”. Gesù Cristo, rimanendo nella morte, ha oltrepassato la porta di questa solitudine ultima per guidare anche noi ad oltrepassarla con Lui.

Tutti abbiamo sentito qualche volta una sensazione spaventosa di abbandono, e ciò che della morte ci fa più paura è proprio questo, come da bambini abbiamo paura di stare da soli nel buio e solo la presenza di una persona che ci ama ci può rassicurare. Ecco, proprio questo è accaduto nel Sabato Santo: nel regno della morte è risuonata la voce di Dio. E’ successo l’impensabile: che cioè l’Amore è penetrato “negli inferi”: anche nel buio estremo della solitudine umana più assoluta noi possiamo ascoltare una voce che ci chiama e trovare una mano che ci prende e ci conduce fuori. L’essere umano vive per il fatto che è amato e può amare; e se anche nello spazio della morte è penetrato l’amore, allora anche là è arrivata la vita. Nell’ora dell’estrema solitudine non saremo mai soli: “Passio Christi. Passio hominis”.

Questo è il mistero del Sabato Santo! Proprio di là, dal buio della morte del Figlio di Dio, è spuntata la luce di una speranza nuova: la luce della Risurrezione. Ed ecco, mi sembra che guardando questo sacro Telo con gli occhi della fede si percepisca qualcosa di questa luce. In effetti, la Sindone è stata immersa in quel buio profondo, ma è al tempo stesso luminosa; e io penso che se migliaia e migliaia di persone vengono a venerarla – senza contare quanti la contemplano mediante le immagini – è perché in essa non vedono solo il buio, ma anche la luce; non tanto la sconfitta della vita e dell’amore, ma piuttosto la vittoria, la vittoria della vita sulla morte, dell’amore sull’odio; vedono sì la morte di Gesù, ma intravedono la sua Risurrezione; in seno alla morte pulsa ora la vita, in quanto vi inabita l’amore. Questo è il potere della Sindone: dal volto di questo “Uomo dei dolori”, che porta su di sé la passione dell’uomo di ogni tempo e di ogni luogo, anche le nostre passioni, le nostre sofferenze, le nostre difficoltà, i nostri peccati - “Passio Christi. Passio hominis” - promana una solenne maestà, una signoria paradossale. Questo volto, queste mani e questi piedi, questo costato, tutto questo corpo parla, è esso stesso una parola che possiamo ascoltare nel silenzio. Come parla la Sindone? Parla con il sangue, e il sangue è la vita! La Sindone è un’Icona scritta col sangue; sangue di un uomo flagellato, coronato di spine, crocifisso e ferito al costato destro. L’immagine impressa sulla Sindone è quella di un morto, ma il sangue parla della sua vita. Ogni traccia di sangue parla di amore e di vita. Specialmente quella macchia abbondante vicina al costato, fatta di sangue ed acqua usciti copiosamente da una grande ferita procurata da un colpo di lancia romana, quel sangue e quell’acqua parlano di vita. E’ come una sorgente che mormora nel silenzio, e noi possiamo sentirla, possiamo ascoltarla, nel silenzio del Sabato Santo.


Il giovane del Vangelo chiede a Gesù: “Che cosa devo fare per avere la vita eterna?”. Oggi non è facile parlare di vita eterna e di realtà eterne, perché la mentalità del nostro tempo ci dice che non esiste nulla di definitivo: tutto muta, e anche molto velocemente. “Cambiare” è diventata, in molti casi, la parola d’ordine, l’esercizio più esaltante della libertà, e in questo modo anche voi giovani siete portati spesso a pensare che sia impossibile compiere scelte definitive, che impegnino per tutta la vita. Ma è questo il modo giusto di usare la libertà? E’ proprio vero che per essere felici dobbiamo accontentarci di piccole e fugaci gioie momentanee, le quali, una volta terminate, lasciano l’amarezza nel cuore? Cari giovani, non è questa la vera libertà, la felicità non si raggiunge così. Ognuno di noi è creato non per compiere scelte provvisorie e revocabili, ma scelte definitive e irrevocabili, che danno senso pieno all’esistenza. Lo vediamo nella nostra vita: ogni esperienza bella, che ci colma di felicità, vorremmo che non avesse mai termine. Dio ci ha creato in vista del “per sempre”, ha posto nel cuore di ciascuno di noi il seme per una vita che realizzi qualcosa di bello e di grande. Abbiate il coraggio delle scelte definitive e vivetele con fedeltà! Il Signore potrà chiamarvi al matrimonio, al sacerdozio, alla vita consacrata, a un dono particolare di voi stessi: rispondetegli con generosità! Ciascuno si senta “parte viva” della Chiesa, coinvolto nell’opera di evangelizzazione, senza paura, in uno spirito di sincera armonia con i fratelli nella fede e in comunione con i Pastori, uscendo da una tendenza individualista anche nel vivere la fede, per respirare a pieni polmoni la bellezza di far parte del grande mosaico della Chiesa di Cristo... L' esistenza beato Piergiorgio Frassati fu avvolta interamente dalla grazia e dall’amore di Dio e fu consumata, con serenità e gioia, nel servizio appassionato a Cristo e ai fratelli. Giovane come voi visse con grande impegno la sua formazione cristiana e diede la sua testimonianza di fede, semplice ed efficace. Un ragazzo affascinato dalla bellezza del Vangelo delle Beatitudini, che sperimentò tutta la gioia di essere amico di Cristo, di seguirlo, di sentirsi in modo vivo parte della Chiesa. Cari giovani, abbiate il coraggio di scegliere ciò che è essenziale nella vita! “Vivere e non vivacchiare” ripeteva il beato Piergiorio Frassati.



E’ stato l’amore universale di Cristo risorto a spingere gli apostoli ad uscire da se stessi, a diffondere la parola di Dio, a spendersi senza riserve per gli altri, con coraggio, gioia e serenità. Il Risorto possiede una forza di amore che supera ogni limite, non si ferma davanti ad alcun ostacolo. E la Comunità cristiana, specialmente nelle realtà più impegnate pastoralmente, deve essere strumento concreto di questo amore di Dio... Colui che è stato crocifisso, che ha condiviso la nostra sofferenza, come ci ricorda anche, in maniera eloquente, la sacra Sindone, è colui che è risorto e ci vuole riunire tutti nel suo amore. Si tratta di una speranza stupenda, "forte", solida, perché, come dice l’Apocalisse: «(Dio) asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non vi sarà più la morte né lutto né lamento né affanno, perché le cose di prima sono passate» (21,4). La sacra Sindone non comunica forse lo stesso messaggio? In essa vediamo, come specchiati, i nostri patimenti nelle sofferenze di Cristo: "Passio Christi. Passio hominis". Proprio per questo essa è un segno di speranza: Cristo ha affrontato la croce per mettere un argine al male; per farci intravvedere, nella sua Pasqua, l’anticipo di quel momento in cui anche per noi, ogni lacrima sarà asciugata e non ci sarà più morte, né lutto, né lamento, né affanno.



Cari malati, voi svolgete un’opera importante: vivendo le vostre sofferenze in unione con Cristo crocifisso e risorto, partecipate al mistero della sua sofferenza per la salvezza del mondo. Offrendo il nostro dolore a Dio per mezzo di Cristo, noi possiamo collaborare alla vittoria del bene sul male, perché Dio rende feconda la nostra offerta, il nostro atto di amore. Cari fratelli e sorelle, tutti voi che siete qui, ciascuno per la propria parte: non sentitevi estranei al destino del mondo, ma sentitevi tessere preziose di un bellissimo mosaico che Dio, come grande artista, va formando giorno per giorno anche attraverso il vostro contributo. Cristo, che è morto sulla Croce per salvarci, si è lasciato inchiodare perché da quel legno, da quel segno di morte, potesse fiorire la vita in tutto il suo splendore. Questa Casa qui è uno dei frutti maturi nati dalla Croce e dalla Risurrezione di Cristo, e manifesta che la sofferenza, il male, la morte non hanno l’ultima parola, perché dalla morte e dalla sofferenza la vita può risorgere.


La Vergine Maria è colei che più di ogni altro ha contemplato Dio nel volto umano di Gesù. Lo ha visto appena nato, mentre, avvolto in fasce, era adagiato in una mangiatoia; lo ha visto appena morto, quando, deposto dalla croce, lo avvolsero in un lenzuolo e lo portarono al sepolcro. Dentro di lei si è impressa l’immagine del suo Figlio martoriato; ma questa immagine è stata poi trasfigurata dalla luce della Risurrezione. Così, nel cuore di Maria, è custodito il mistero del volto di Cristo, mistero di morte e di gloria. Da lei possiamo sempre imparare a guardare Gesù con sguardo d’amore e di fede, a riconoscere in quel volto umano il Volto di Dio.







I risultati della Visita Apostolica e le decisioni del Santo Padre sui Legionari di Cristo


Dove è abbondato il peccato ha sovrabbondato la Grazia.

La Chiesa Sindone di questo tempo, tra scandalo, dolore, speranza. Così essa mostra il Cielo nella precarietà della carne


La Chiesa è nel mondo ma non è del mondo. La caduta del P. Maciel, ormai accertata e resa drammaticamente pubblica, lo scandalo e lo sconcerto suscitati costituiscono un punto d'osservazione privilegiato per contemplare lo splendore della Chiesa. Essa è quell'anticipo del Cielo che il Signore ha lasciato nel mondo. Non si può tralasciare di leggere attentamente il Comunicato della Santa Sede sulla Visita Apostolica ai Legionari di Cristo. Vi è distillata la sapienza bimillenaria della Chiesa, vi si respira il soffio soave e serio dello Spirito Santo. Soprattutto si scorge la mano ferma del Santo Padre che, in questo frangente come in occasione della Lettera ai fedeli d'Irlanda, unisce Verità e Carità nel governo della Chiesa.

La lettura del Comunicato ci aiuta a comprendere l'essenza ed il mistero della Chiesa, il tessuto celeste di cui è composta, come una Sindone di questo tempo. Pur avvolgendo e quasi partecipando del corpo martoriato e senza vita di Cristo essa promana una luce che oltrepassa l'ineluttabilità della morte. Lo spiegava magistralmente il Papa a Torino: "La sacra Sindone si comporta come un documento “fotografico”, dotato di un “positivo” e di un “negativo”. E in effetti è proprio così: il mistero più oscuro della fede è nello stesso tempo il segno più luminoso di una speranza che non ha confini". Essa infatti sgorga, inaspettata, da un passato che ci ha segnato dolorosamente e che sembra non doverci lasciare più. E' questa certo l'esperienza dei tanti che hanno seguito la voce dello Spirito attraverso il P. Maciel offrendo la propria vita per il Vangelo, ignari del peccato, e che ora si sentono sgomenti di fronte ad un abisso che sovrasta. Eppure, ancora una volta, in questo rinnovato Sabato Santo nel quale si trova la Chiesa, trascinata dai peccati e dagli scandali di alcuni suoi figli, in questa "corruptio optimi pessima" che strazia il Corpo di Cristo gettandolo di nuovo nella tomba, è "successo l’impensabile: che cioè l’Amore è penetrato “negli inferi”: anche nel buio estremo della solitudine umana più assoluta noi possiamo ascoltare una voce che ci chiama e trovare una mano che ci prende e ci conduce fuori".

Si legge infatti nel Comunicato che "Il Santo Padre intende rassicurare tutti i Legionari e i membri del Movimento "Regnum Christi" che non saranno lasciati soli: la Chiesa ha la ferma volontà di accompagnarli e di aiutarli nel cammino di purificazione che li attende". Il Papa rassicura, ama e, incarnando per tutti il Buon Pastore che conosce le sue pecore, accompagna le smarrite senza timore, anche attraverso un "confronto sincero con quanti, dentro e fuori la Legione, sono stati vittime degli abusi sessuali e del sistema di potere messo in atto dal fondatore". Lo sguardo paterno del Santo Padre è volto soprattutto sui piccoli che hanno sofferto lo scandalo e le conseguenze del male, "insieme alla gratitudine per quanti di loro, pur in mezzo a grandi difficoltà, hanno avuto il coraggio e la costanza di esigere la verità".

Il coraggio della Verità che non schiaccia ma libera perchè unita alla carità; è questa la forza della Chiesa, sulla quale non potranno prevalere le porte degli inferi. Così, proprio quando è ferita dal peccato dei suoi membri, la Chiesa mostra come non sia assolutamente assimilabile a nessun' altro consesso umano. Ovunque gli errori e i fallimenti trascinano nella polvere persone ed istituzioni anche gloriose. Quante di esse hanno brillato per spegnersi definitivamente! Per la Chiesa è diverso, perchè essa è irrorata da un amore che ha vinto la morte e che l'accompagna attraverso cadute e peccati. Infatti "in seno alla morte pulsa ora la vita, in quanto vi inabita l’amore. Questo è il potere della Sindone: dal volto di questo “Uomo dei dolori”, che porta su di sé la passione dell’uomo di ogni tempo e di ogni luogo, anche le nostre passioni, le nostre sofferenze, le nostre difficoltà, i nostri peccati - “Passio Christi. Passio hominis” - promana una solenne maestà, una signoria paradossale". E' il paradosso della Chiesa, la signoria che le è affidata e con la quale ci accoglie ogni giorno, feriti, deboli, peccatori, e ci dona il perdono nel quale poter ricominciare.

Pur nella gravità della questione, pur nel disgusto per il male che è penetrato in una Congregazione che alligna "un gran numero di religiosi esemplari, onesti, pieni di talento, molti dei quali giovani, che cercano Cristo con zelo autentico e che offrono l’intera loro esistenza per la diffusione del Regno di Dio", restiamo con il cuore aperto alla speranza. Da loro si può ripartire, perchè, misteriosamente, anche attraverso i peccatori, Dio chiama alla santità, e suscita carismi con i quali annunciare il Vangelo. Dà le vertigini, ma è il mistero che atterrisce chiunque sia toccato dalla Grazia in vista di una missione; così è stato per i Profeti come Isaia e Geremia ad esempio, così per gli Apostoli, così per i santi e gli sconosciuti testimoni di Cristo nel corso dei secoli.

Per questo anche la verità dolorosa portata alla luce non è, come accade nel mondo, l'occasione per una lapidazione collettiva del colpevole. Nessun capro espiatorio cui far pagare ogni nefandezza. Nel Mistero Pasquale di Cristo Egli ha già pagato per tutti, e, da allora, la sua vittoria illumina la storia, e ne dischiude il cammino in un'incrollabile speranza. Come diceva il Papa nell'omelia della messa celebrata a Torino: "Cristo ha affrontato la croce per mettere un argine al male; per farci intravvedere, nella sua Pasqua, l’anticipo di quel momento in cui anche per noi, ogni lacrima sarà asciugata e non ci sarà più morte, né lutto, né lamento, né affanno". Il peccato, pur gravissimo, del fondatore, è, tra le mani della Chiesa, un'occasione perchè, esattamente dove è abbondato sovrabbondi la Grazia. Dalla morte risorge la vita, ed è il segno della fedeltà di Dio. Essa si fa necessità, urgenza perchè il bene non soccomba assieme al male smascherato e venuto alla luce perchè tutto divenga luce. Così infatti si legge nel Comunicato: "a) la necessità di ridefinire il carisma della Congregazione dei Legionari di Cristo, preservando il nucleo vero, quello della "militia Christi", che contraddistingue l’azione apostolica e missionaria della Chiesa e che non si identifica con l’efficientismo a qualsiasi costo; b) la necessità di rivedere l’esercizio dell’autorità, che deve essere congiunta alla verità, per rispettare la coscienza e svilupparsi alla luce del Vangelo come autentico servizio ecclesiale; c) la necessità di preservare l’entusiasmo della fede dei giovani, lo zelo missionario, il dinamismo apostolico, per mezzo di un’adeguata formazione. Infatti, la delusione circa il fondatore potrebbe mettere in questione la vocazione e quel nucleo di carisma che appartiene ai Legionari di Cristo ed è loro proprio".

La stessa Congregazione è così un segno che ci parla: da una parte ci dice della possibilità reale del male che non si ferma neanche dinnanzi all'opera di Dio; dall'altra ci dice che Dio è più grande, ed è fedele ancor più laddove gli uomini non lo sono. La storia della Chiesa ha conosciuto episodi analoghi, anche nelle file della Gerarchia, coinvolgendo addirittura alcuni Papi. Ma la necessità di preservare l'entusiasmo della fede dei giovani, lo zelo missionario e il dinamismo apostolico, i tre aspetti sottolineati dal Comunicato e che coincidono proprio con la natura e la missione della Chiesa, ha sempre condotto ad un profondo rinnovamento - Ecclesia semper reformanda - che, nelle diverse epoche, ha mosso i suoi passi proprio da una rinnovata ed adeguata formazione. Essa conduce ad un esercizio dell'autorità che si configura nel servizio disinteressato di Cristo ad ogni uomo, e sfugge a quell'efficientismo mondano che, occultandola, spegne l'azione della Grazia. Su di essa si fondano la vita e la missione della Chiesa. Questa dolorosa vicenda ce lo ricorda, tra scandalo, dolore e speranza.

E noi in silenzio, come il Papa a Torino dinnanzi alla Sindone, possiamo oggi ascoltare la Parola che Dio ci sta dicendo attraverso il corpo di Cristo flagellato dai peccati di questo tempo: "Questo volto, queste mani e questi piedi, questo costato, tutto questo corpo parla... Come parla la Sindone? Parla con il sangue, e il sangue è la vita! La Sindone è un’Icona scritta col sangue; sangue di un uomo flagellato, coronato di spine, crocifisso e ferito al costato destro... Specialmente quella macchia abbondante vicina al costato... quel sangue e quell’acqua parlano di vita. E’ come una sorgente che mormora nel silenzio, e noi possiamo sentirla, possiamo ascoltarla, nel silenzio del Sabato Santo".

E' oggi quel Sabato, e tra le piaghe d'una carne ferita dal peccato scorgiamo un bagliore che trasfigura anche la miseria della nostra debolezza. Le tristi vicende che hanno segnato la Chiesa in questo tempo, come il lino della Sindone, ci chiamano ad uno sguardo di fede: "Ed ecco, mi sembra che guardando questo sacro Telo con gli occhi della fede si percepisca qualcosa di questa luce. In effetti, la Sindone è stata immersa in quel buio profondo, ma è al tempo stesso luminosa". E' la luce della Pasqua che risplende nel mistero della Chiesa, e quasi impedisce la disperazione. "Nel cuore di Maria, è custodito il mistero del volto di Cristo, mistero di morte e di gloria" ci diceva ancora il Papa da Torino. E Maria è madre ed immagine della Chiesa. Anche nei momenti più bui essa custodisce il mistero tremendo che salva il mondo ed "è chiamata ad essere l'occhio nel corpo dell'umanità, per il quale si vede ed entra nel mondo la luce divina" (Card. J. Ratzinger, Dobbiamo innanzi tutto parlare di Dio, Il Riformista, 8 maggio 2009). Un occhio segnato dalle lacrime ma fisso sull'amore che ha vinto la morte, per "non perdere mai la luce della speranza nel Cristo Risorto, che è capace di trasformare la realtà e rendere nuove tutte le cose" (Benedetto XVI, Omelia nella Messa in piazza San Carlo a Torino, 2 maggio 2010).

Don Antonello Iapicca






UN PENSIERO CATTOLICO






ARCHIVIO DELLE NOTIZIE DI IERI










Il Belgio dove dolorisissimo esplode lo scandalo della pedofilia tra il clero ed un vescovo presenta le dimissioni prontamente accolte da Benedetto XVI. Il Belgio fronte progressista della Chiesa post-conciliare e avamposto della moderna Europa senza frontiere nè radici, senza limiti alla morte per deboli e indifesi. Il Belgio violento della Bruxelles Bronx d'Europa. Il Belgio che riassume le ferite del mondo e della Chiesa è oggi una singolare profezia per tutti noi. E' a questo piccolo Paese, a questa porzione di mondo che occorre guardare. Perchè è qui che il Papa mostra come sta governando la Chiesa, nell'ascolto fedele della voce inconfondibile dello Spirito...


Antonello Iapicca Pbro






STATISTICHE COME GRIDA D'AIUTO DAL DOLORE DEL MONDO

Che lo scandalo della pedofilia e gli attacchi al Papa stiano monopolizzando l'attenzione generale fuori e dentro la Chiesa è sotto gli occhi di tutti. Probabilmente è proprio questo lo scacco del demonio, sviare l'attenzione e disperdere le forze. Eppure il Papa continua a viaggiare, seguendo la rotta degli Apostoli, nell'unico e instancabile impulso che ha mosso, da sempre, la Chiesa. Annunciare il Vangelo. Il Papa si commuove e piange, e sono le lacrime di Gesù alla vista di Gerusalemme, ostinata nella chiusura di fronte ai profeti, all'annuncio, al Figlio stesso. Lacrime che han solcato il suo viso assumendo un pentimento e un dolore che tutti ci percuote il cuore. Il peccato più grande, tradire la missione affidata. ... leggi tutto







LIBRI E FILM PER VOI




VIDEO DA NON PERDERE



TRE VIDEO DI "PORTA A PORTA"




APPROFONDIRE PER COMPRENDERE LE ACQUE AGITATE NELLA CHIESA (E FUORI)









IL PAPA A MALTA



LA PASQUA DI BENEDETTO







  • BAGAGLIO A MANO





    SPECIALE




    SPECIALE CELIBATO




    I GRANDI REPORTAGE





    RISORGIMENTO


    SPECIALE SAN FRANCESCO SAVERIO






    DA LEGGERE SE LI AVETE PERSI








    PEDOFILIA E CONVERSIONE, VERITA' E MISERICORDIA






    DOSSIER PEDOFILIA (Per discernere davvero)







    Il Card. Bertone e la "scomoda" verità



    Due pagine del Foglio da leggere




    L'altra faccia della medaglia: Pedofilia ideologica e di governo

    Anche questa è pedofilia. O qualcosa di molto simile:





    E questo è l'amore autentico della Chiesa ai bambini:


    APPROFONDIRE CON FEDE, SPERANZA, CARITA'






    NUOVA EVANGELIZZAZIONE

    Incontro dei Vescovi di Francia, Belgio ed America Latina alla Domus Galilaeae



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    19 aprile 2005 - 19 aprile 2010: Cinque anni benedetti

    Cinque anni benedetti sulla Roccia della Fede.

    Il Pontificato di Benedetto XVI attraverso le parole di quei primi giorni che ne hanno profetizzato l'arduo cammino



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    Cinque anni, e, nonostante la tempesta mediatica di questi tempi, ci sentiamo più sicuri. E' questa l'esperienza di cinque anni vissuti con Benedetto XVI. Sicurezza e certezza di camminare sui passi di Gesù, ben saldi nella fede capace di vincere il mondo, la fede della Chiesa. Attraverso Benedetto XVI, Gesù in persona si è fatto nostro compagno di viaggio, accanto ai nostri dubbi, agli sbandamenti, alle speranze deluse. Le ha raccolte tutte, una ad una, disperse tra i rivoli del relativismo. Ci ha preso per mano e ci ha condotti al cuore della Chiesa, il Corpo e il Sangue del nostro Salvatore. Benedetto, un Pastore secondo il cuore di Dio.... LEGGI TUTTO



    Il Papa del Cielo in un mondo che ne ha chiuso le porte.

    Auguri e grazie Santità.

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    Noi oggi abbiamo spesso un po’ paura di parlare della vita eterna. Parliamo delle cose che sono utili per il mondo, mostriamo che il cristianesimo aiuta anche a migliorare il mondo, ma che la sua meta sia la vita eterna e che dalla meta vengano poi i criteri della vita, non osiamo dirlo”. Così ieri il Papa nell'omelia tenuta durante la messa celebrata con i membri della Pontificia Commissione Biblica....


    Antonello Iapicca Pbro







    UN LAMPO DELLO SPIRITO NELLA NOTTE: I GIOVANI CON E PER IL PAPA, SEMPRE

    MOLTO PIU' CHE SOLIDARIETA':
    ECCO L'AMORE AL PAPA, ALLA CHIESA, AD OGNI UOMO



    In questi giorni difficili e tristi un lampo dello Spirito Santo ha squarciato il Cielo, i volti giovani di tante vite salvate, amate e curate dalla Chiesa. Un lampo d'amore al Papa, ad ogni Papa. Al grande Giovanni Paolo II che, per i giovani, ha voluto e portato avanti tenacemente le Giornate Mondiale della Gioventù, appuntamenti indimenticabili dove a migliaia hanno scoperto e accolto la chiamata di Dio al presbiterato, al convento, a formare famiglie autenticamente cristiane. A Benedetto XVI, che li ha accolti e li accoglie ovunque con parole che son vampe di fuoco ad accenderne le esistenze. Venticinque anni ed oggi non si contano i sacerdoti, le suore, le famiglie ed i figli sbocciati ad ogni raduno, da ogni angolo della terra. Giovani afferrati dal Signore attraverso i carismi sorti dal Concilio Vaticano II, oggi incompreso e attaccato più che mai... LEGGI TUTTO

    Antonello Iapicca Pbro





    GMG 2010. LA CATECHESI DEL PAPA AI GIOVANI

    Il punto essenziale è conoscere, con l’aiuto della Chiesa,
    della Parola di Dio e degli amici, la volontà di Dio


    https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiR3263tVUdyijBWupJmDlrXxbLjyPL5pKgyhrO4aOgPH46lJ52i8VdJaAwt86Kx38p34xPtiWmTbaAiTT2Z_Rky2WoTmgQyKlflTNLwsCljAcuvn6Zw_HY9yH7CSJIXT9Kj-fD/s1600/giovani16.jpg




    In 35mila per un autentico "sì"
    Incontro Vocazionale dei giovani del Cammino Neocatecumenale
    sulla spianata del Santuario del Divino Amore












    UN FILM DA NON PERDERE,
    DA GUARDARE CON I PROPRI FIGLI,
    E DA REGALARE AD AMICI, CONOSCENTI,
    COPPIE FELICI ED IN CRISI:
    UN FILM PER BENEDIRE IL SIGNORE
    ED AIUTARE A GUARDARE IL MATRIMONIO CON GLI OCCHI DI DIO

    "Fireproof": un film che esalta l’unità matrimoniale.
    Un film per educare all’amore. Vedere e scaricare il film







    USHPIZIN - OSPITE.

    Bellissimo film ambientato nei quartieri ebrei ortodossi di Gerusalemme durante la festività di Sukkoth








    Con i toni leggeri della commedia, il regista Gidi Dar in “Ushpizin" (2005), inedito in Italia, racconta la storia di una coppia di ebrei ortodossi che accolgono in casa come graditi ospiti – ushpizin è infatti l’antico termine aramaico per ospite – due malviventi scambiati per inviati di Dio. L’esilarante gioco degli equivoci permetterà di scoprire, sorridendo, il mondo della comunità ortodossa guardata spesso con sospetto dai laici per la rigidità di alcune sue regole. Come ha affermato il regista: «Il più interessante risultato artistico e politico sarebbe quello di condurre il mio pubblico lungo un percorso che lo porti a confrontarsi con un mondo che non conosce e lo costringa a identificarsi – potere del cinema! – con qualcosa che lui di solito odia o da cui si sente estraneo».